RAPPORTO CON AGENZIA STOCK

 

 

 

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BREVI NOTE SUL RAPPORTO CON LE AGENZIE FOTOGRAFICHE D'ARCHIVIO (STOCK)

Selezione delle agenzie stock italiane

Selezione delle agenzie stock mondiali


 ***** Funzione dell'agenzia

Nonostante il fatto che gran parte dell'editoria sfrutti abbondantemente gli archivi e che notevolissimi fatturati siano mossi attorno all'immagine pubblicitaria e commerciale d'archivio, nella sua generalita' il fotografo professionista italiano ignora quasi completamente le modalita' di produzione "stock-oriented" o, se le conosce, di fatto non prende in considerazione seriamente l'opportunita' di dedicare una parte significativa del suo lavoro in quel senso. 
L'atteggiamento piu' diffuso - in Italia - e' che il fotografo si dedica alla sua normale produzione, e cerca di "piazzare" la vecchia produzione o i doppi scatti in archivio. 
In questo modo, ottiene risultati deludenti e sempre "secondi" rispetto ai colleghi che si dedicano seriamente alla produzione stock; quindi, se ne disinnamora, ed il cerchio si chiude.
In Italia restano, cosi', relativamente pochi i validi fotografi di stock, ed il grosso della produzione continua a passare attraverso gli stranieri.

Perche' mai il cliente dovrebbe preferire in molti casi la fotografia trovata in archivio, anziche' farla realizzare appositamente?
Fermo restando che esiste un tipo di immagine (quella del prodotto specifico) che non puo' essere trovata in archivio, ma va necessariamente realizzata su commissione, per una grande parte di impieghi sia commerciali che editoriali, la fotografia d'archivio e' piu' comoda, sicura ed economica di quella eseguita appositamente. Infatti, per l'immagine d'archivio si ha:
a) Possibilita' di reperire in tempi molto brevi delle immagini che, per essere realizzate, richiederebbero parecchio tempo.
b) Possibilita' di visionare direttamente il risultato finale, paragonando fra loro differenti soluzioni e scegliendo la migliore.
c) Certezza di evitare imprevisti, ritardi, intralci caratteristici della produzione su commissione.
d) Esatta valutazione dei costi, senza nessuna spesa aggiuntiva e senza alcun rischio di ricarichi imprevisti.
Inoltre, dal punto di vista del cliente, la sempre maggior disponibilita' di immagini royalty free rappresenta un risparmio notevolissimo.

***** I vantaggi nel produrre per l'archivio

Dal punto di vista del fotografo sono diversi i punti a favore di questo genere di attivita':
a) Una volta ben avviata, con un significativo numero di immagini gia' realizzate, l'attivita' ha un suo "effetto volano" sulle vendite, per cui l'eventuale sospensione temporanea - ad esempio - di tre o quattro settimane sul lavoro non ha alcuna ripercussione avvertibile sui risultati.
b) In virtu' dell'effetto accennato prima, e' possibile organizzare il lavoro sull'arco dell'anno come meglio si crede, senza dipendere dai normali ritmi imposti dal mercato; in altre parole, se lo si preferisce si puo' fare una settimana di ferie ogni due mesi, oppure lavorare in agosto e riposarsi a gennaio, eccetera.
c) Anche in seno alla giornata - purche' si effettuino 7 - 8 ore di produzione al giorno - ci si puo' organizzare come meglio si crede, iniziando a lavorare all'ora preferita e smettendo quando lo si decide.
d) L'indipendenza e' completa anche nei confronti dei clienti, dato che i rapporti commerciali vengono intrattenuti tutti dall'agenzia d'archivio.
e) Gli investimenti iniziali in attrezzatura possono anche essere contenuti, a meno che non si tenti una specializzazione in settori che richiedono apparecchi specifici e costosi.
f) Anche se in assoluto e' preferibile dedicarsi alla produzione con tutte le proprie capacita', almeno per i primi tempi e' anche ipotizzabile un ingresso a tempo parziale, dedicandosi solamente part time alla produzione per l'archivio, in concomitanza con un altro impegno di lavoro o studio non eccessivamente gravoso.

***** Gli svantaggi nel produrre per l'archivio

Solo aspetti positivi, dunque, nella produzione di immagini per l'archivio?
Tutt'altro. Innanzitutto, e' indispensabile - e non sempre facile - individuare l'agenzia con la quale si lavori con serenita' e fiducia reciproca, e che abbia una discreta entratura di mercato per quel genere di fotografia che si produce in prevalenza.
Inoltre si tenga conto di questi aspetti:
a) Non esiste qualcuno che dica cosa fotografare, o quando e come farlo. Questo significa che la pertinenza della propria produzione con le esigenze del mercato e' lasciata praticamente tutta alla capacita', alla sensibilita' ed all'intelligenza del fotografo. Se nel settore della fotografia commerciale su commissione possono sopravvivere anche i fotografi poco fantasiosi e in definitiva non molto capaci, in questo settore non esiste scampo: riesce solo chi ha reali ed oggettive capacita'.
b) Le immagini depositate in agenzia vengono confrontate dal cliente direttamente con quelle degli altri fotografi.
c) I tempi di introduzione sono mediamente piu' lunghi di quelli propri degli altri settori (che vanno da uno a tre anni). Il fotografo specializzato nella produzione stock, invece, difficilmente vede la sua attivita' entrare a regime in meno di quattro o cinque anni.
d) La diffusione delle immagini royalty free ha aperto altre frontiere, ma sostanzialmente - a fronte di piccoli guadagni immediati - minaccia di "uccidere" il mercato di taglio medio delle agenzie stock, ed una grande fascia di fotografia d'archivio che prima del fenomeno microstock invece prosperava.

***** Il funzionamento di base di un'agenzia

Le agenzie d'archivio non comprano dai fotografi le immagini; semplicemente, le selezionano per inserirle nei loro archivi. Quando e se un cliente esterno (editore, azienda, agenzia di pubblicita', eccetera) scegliera' quelle immagini per un loro impiego, allora - e solo allora - a fronte del pagamento di questo cliente, l'agenzia stornera' al fotografo una parte di questo incasso, trattenendo la commissione d'agenzia che e' stata pattuita (oscillante solitamente fra il 60 ed il 40%. Al fotografo va quindi dal 40 al 60% del venduto, quando la gestione e' ancora su base "tradizionale", e cioe' sempre meno frequentemente).
Se le transazioni avvengono solamente via web, e' normale una percentuale molto piu' bassa per il fotografo (spesso, 20% al fotografo, 80% alla catena di distribuzione, nel caso della gestione RM, e percentuali anche molto piu' basse, fino a giungere a pochi punti percentuali per il fotografo, nel caso della gestione di microstock o comunque royalty free).

Quindi, il fatto che un'agenzia accetti di prendere delle immagini non equivale per nulla ad una vendita; se tali immagini si dimostrassero poco vendibili, il fotografo potrebbe non vedere mai un soldo. Di fatto, questa situazione estrema si verifica solo quando il fotografo apporta relativamente poche immagini (ad esempio, cinquecento o mille immagini) e, senza continuare a produrre ed apportare altro, aspetta che l'agenzia gliele venda.

Semplificando per grandissimi linee, vanno distinte almeno tre basilari tipologie di agenzie d'archivio.
1) Le agenzie particolarmente votate alla cronaca (servizi che hanno la loro massima vendibilita' nel giorno o nei giorni stessi dell'evento). La concorrenza in questo caso e' spietata. Tutti i servizi fatti "girare", passano poi in archivio storico, da dove possono essere richiesti in momenti successivi.
2) Le agenzie particolarmente orientate al mercato editoriale.
A volte semplice evoluzione del tipo 1), o fortemente commiste ad esse, le agenzie con spiccato connotato editoriale organizzano i loro servizi fotografici ed i relativi temi basandosi su un criterio giornalistico.
Delle immagini organizzate con tale criterio, infatti, devono poter rappresentare un servizio completo; quindi, non solo una raccolta di belle immagini di un soggetto, ma una "storia" od una documentazione su quel soggetto, un avvenimento, un aspetto sociale, un luogo, od altro.
3) Agenzie particolarmente attive sul fronte commerciale.
Ovviamente senza disdegnare il mercato editoriale, queste agenzie finiscono con lo specializzarsi nel settore commerciale (cataloghi, depliant, pagine pubblicitarie, manifesti, brossure, eccetera).
Per necessita' di cose, le immagini fotografiche tendono ad essere catalogate con maggior attenzione al soggetto stesso, e non alla narrazione che vi si sviluppa attorno.

***** L'apporto minimo iniziale.

Quasi tutte le agenzie non desiderano iniziare rapporti di collaborazione con fotografi che apportino poche immagini; in questo caso, infatti, il lavoro contabile ed organizzativo per mettere in essere una nuova posizione di fornitore (il fotografo) non e' proporzionato all'interesse dell'agenzia per le immagini apportate.
Inoltre, il fotografo ha poche o nulle probabilita' di vedere vendute le sue immagini.
Mediamente parlando, tutte le agenzie chiedono un apporto iniziale consistente di almeno 200-300 immagini, a volte di piu'. Tutte, in ogni caso, desiderano che il rapporto di collaborazione sia continuativo, con successivi invii a intervalli piu' o meno costanti.
Va tenuto presente che nel parlare di migliaia di immagini non ci si riferisce a migliaia di soggetti, ma a migliaia di efficaci varianti dei diversi soggetti.
Se, per esempio, si effettua una ripresa su un campo di grano con un tramonto infuocato, dello stesso soggetto si faranno diverse varianti, tutte parimenti vendibili e quindi proponibili: taglio verticale, taglio orizzontale, immagine del Sole con il tele centrando l'immagine, e variante mantenendo il Sole a lato dell'inquadratura; variante cupa, variante filtrata, variante flou. E cosi' via.
Una variante a questo modo di operare e' quello introdotto dalle agenzie di microstock (http://www.fotografi.org/microstock); per queste agenzie, non ha importanza l'esistenza di un apporto minimo, 

***** L'esclusiva.

Molte agenzie chiedono l'esclusiva per l'Italia (o per il mondo) su tutta la produzione, intendendo con questo la richiesta di passare a quell'agenzia tutto il materiale prodotto dal fotografo nella sua professione.
Questa situazione (che in realta' e' contrattabile, per valutare se sia effettivamente conveniente all'operatore) si verifica prevalentemente quando lo stile di quel fotografo sia particolarmente "forte" e quindi individuabile, come anche nei casi di nomi noti della fotografia.
Su questo aspetto (concessione dell'esclusiva assoluta su tutta la produzione) e' quindi possibile trattare di volta in volta, eventualmente pattuendo una deroga con la divisione del materiale in generi ben distinti, ad attribuendo una "linea" fotografica ad un nome inventato, uno pseudonimo, in accordo con le agenzie in questione.

Assolutamente inderogabile (per lo meno per un'agenzia seria) e' invece il rapporto di esclusiva sul materiale che viene fisicamente apportato all'agenzia.
In altre parole, mentre e' tollerabile - previ accordi - che il fotografo faccia rappresentare materiale diverso ad agenzie diverse, e' decisamente sconsigliabile, oltre che scorretto, che lo stesso materiale sia rappresentato, in copia, da piu' di una agenzia.
Questa raccomandazione e' particolarmente importante per le immagini destinate ad un mercato commerciale e pubblicitario.
Nessuna agenzia, infatti, puo' permettersi il rischio di concedere un'immagine in esclusiva assoluta o di settore ad un cliente, con il rischio che qualcun altro possa vendere la stessa immagine ad un altro utilizzatore, magari concorrente del primo.

***** Tipo di supporto.

Ovviamente: immagini in formato digitale, alta risoluzione. Ogni agenzia ha indicazioni specifiche sul tipo di standard, e quindi ha un senso riferirsi alle specifiche esigenze dell'agenzia.

***** Didascalizzazione e metadati

In ogni caso, e' indispensabile che il materiale sia correttamente descritto con il nome dell'autore e, quando abbia impostazione giornalistica, anche titolato e minimamente didascalizzato.
Una brevissima didascalia, al limite anche solo nelle infofile, puo' essere evitata solo sulle foto di impostazione commerciale, laddove e' evidente che una donna che sorride e' una donna che sorride.
In nessun altro caso puo' essere omessa; se anche per noi la foto di piazza San Marco a Venezia e' ovvia, potrebbe non esserlo per un giapponese od un australiano, cosi' come per noi non sarebbe ovvia la veduta della zona Ginza-Shimbashi di Tokyo, od il King's Park di Perth.
Trovi l'albero semantico (in inglese) dello standard IPTC qui: http://www.fotografi.org/iptc_albero_in_english.htm
Trovi la traduzione dei termini qui: http://www.fotografi.org/iptc_albero_semantico_tassonomia.htm
Trovi le risorse degli standard IPTC qui: http://www.controlledvocabulary.com

***** Durata del contratto.

Anche se molti di frequente l'agenzia tende a non formalizzare il rapporto tramite un contratto scritto, sarebbe preferibile avere accordi nero su bianco, anche dinnanzi alla massima fiducia interpersonale.
Se il rapporto viene codificato con un contratto, e' normale che l'agenzia chieda una garanzia di durata minima, per evitare un via-vai di fotografie depositate e ritirate senza particolare criterio.
Quando prevista, la durata minima oscilla fra i 12 ed i 36 mesi. In casi eccezionali, i contratti hanno validita' minima maggiore.
Quasi sempre, comunque, viene prevista una clausola di tacito rinnovo, fermo restando il diritto al recesso con un preavviso ragionevolmente anticipato.
Si tenga presente che in nessun caso ci si possono aspettare particolari vendite avendo depositato solo mille o duemila immagini. Per ritenere avviato il rapporto occorre ben di piu'.

***** Il recesso

Al momento di eventualmente ritirarsi da un rapporto con l'agenzia, possono sorgere mille malintesi se le modalita' non sono state previste dall'accordo iniziale.
I due fraintendimenti piu' comuni sono relativi al possesso del materiale, quando sia stato prodotto di comune accordo col fotografo, e al deposito di duplicati anche dopo il ritiro del fotografo.
In linea generale, comunque, se il fotografo non e' stato pagato a forfait ma solo a percentuale sul venduto, le immagini gli appartengono, e i duplicati possono essere lasciati in rappresentanza all'agenzia di provenienza solo se quella di destinazione non chiede l'esclusiva su tale materiale (cioe' quasi mai).

Piu' nel dettaglio:
a) Poiche' che il fotografo e' spesso povero di mezzi economici, a volte l'agenzia acconsente a farsi carico delle spese di produzione, con diritto di rivalsa, e mantenendo a suo favore una commissione piu' elevata a titolo di compenso per questo "anticipo" sulle spese.
In questa situazione, cioe', l'agenzia anticipa le spese, ma si rivale sulle prime vendite per recuperarle.
L'effetto apparente per il fotografo e' quello di essere agevolato, con una commessa le cui spese sono pagate. La situazione reale, invece, e' quella per cui il fotografo paga tutte le spese di produzione, si assume buona parte del rischio imprenditoriale e cede tutti i futuri diritti di utilizzo delle immagini, pagando inoltre una forte commissione. Infatti, e' evidente che l'agenzia si fara' carico di anticipare le spese solo per quei servizi abbastanza sicuri, dei quali e' pressoche' certa almeno una vendita. Il rischio imprenditoriale dell'agenzia e' dunque ridottissimo, perche' con la prima vendita (quasi certa) tutte le spese di produzione anticipate vengono recuperate, trattenendole dalla commissione del fotografo, in aggiunta alla normale commissione di agenzia.
Il fotografo ha il vantaggio di effettuare la produzione senza spendere nulla.
L'agenzia, dal suo canto, ha un vantaggio molto maggiore: ha fatto pagare ad altri (il fotografo) le spese di produzione, ed acquisisce una rendita futura garantita, pagando il tutto con un rischio imprenditoriale accettabilmente basso, ed un piccolo anticipo di cassa.
Questo tipo di situazione e' perfettamente legale, ed oltretutto piuttosto diffusa; il fotografo puo' dunque accettarla, purche' abbia reale coscienza di cosa sta facendo.

b) Altra situazione molto frequente e' quella per la quale le agenzie non vogliono restituire al fotografo le immagini prodotte dallo stesso negli anni precedenti, quando questi decide di interrompere la collaborazione.
Pur mantenendo il pagamento di una percentuale sulle vendite, come avveniva prima, l'agenzia si riserva il diritto di continuare a vendere le immagini che giacciono presso il suo archivio, principalmente per evitare il (effettivamente pesantissimo) lavoro di ricerca e recupero delle immagini del singolo fotografo, ora sparpagliate per tutto l'archivio, e - a volte - in parte in visione presso i clienti.
Il caso e' piuttosto delicato, ed andrebbe valutato di volta in volta.
La soluzione preferibile e' mettere in chiaro, fin da subito, quale destino seguiranno le foto al momento dell'eventuale recesso.
Da un lato, infatti, e' comprensibile l'esigenza dell'agenzia di semplificare il lavoro di gestione.
Dall'altro, il fotografo che "migrasse" da un'agenzia all'altra, se non potesse garantire al nuovo agente che il materiale non sara' venduto da altri si troverebbe con il suo archivio "bruciato" per tutti gli impieghi con esclusiva, e cioe' per tutti gli impieghi piu' remunerativi.

***** Il tipo di immagini.

Lavorando con agenzie stock tradizionali, NON vanno proposte immagini mal assortite, raccogliticce (sei o sette scatti per soggetto), non didascalizzate, in servizi non completi in se' stessi, questo anche se si tratta di immagini singolarmente piacevoli e ben realizzate.
E' evidente che con tutte le immagini gestite in digitale il problema dell'originale non si pone. Occorre tuttavia essere molto chiari - contrattualmente o comunque negli accordi - per quanto riguarda la gestione dei files delle immagini ad un eventuale recesso del rapporto di collaborazione.

1) Le agenzie particolarmente votate alla cronaca (servizi che hanno la loro massima vendibilita' nel giorno o nei giorni stessi dell'evento) hanno bisogno di materiale fresco, non troppo abbondante ma sempre tempestivo e - per quanto possibile - con un taglio originale.
La concorrenza in questo caso e' spietata. Tutti i servizi fatti "girare", passano poi in archivio storico, da dove possono essere richiesti in momenti successivi.
2) Le agenzie particolarmente orientate al mercato editoriale, organizzano i loro servizi fotografici ed i relativi temi basandosi su un criterio giornalistico.
Delle immagini organizzate con tale criterio, infatti, devono poter rappresentare un servizio completo; quindi, non solo una raccolta di belle immagini di un soggetto, ma una "storia" od una documentazione su quel soggetto, un avvenimento, un aspetto sociale, un luogo, od altro.
3) Agenzie particolarmente attive sul fronte commerciale.
Ovviamente senza disdegnare il mercato editoriale, queste agenzie finiscono con lo specializzarsi nel settore commerciale (cataloghi, depliant, pagine pubblicitarie, manifesti, brossure, eccetera).
Per necessita' di cose, le immagini fotografiche tendono ad essere catalogate con maggior attenzione al soggetto stesso, e non alla narrazione che vi si sviluppa attorno. Quindi, ad esempio, servizi raccolti come "alberi fioriti", "donne che lavorano", "bambini felici", eccetera, per i quali gli elementi giornalistici hanno un'importanza relativa, dato che quello che si vuole trasmettere e' un concetto, e non un racconto.

***** I prezzi d'archivio

I prezzi applicati dalle agenzie d'archivio non sono prezzi a se' stanti, ma quelli generati dalle normali dinamiche di mercato.
Dato che le immagini sono gia' realizzate, il prezzo viene pagato sulla base del "diritto di utilizzo"; il costo, cioe', e' strettamente connesso alla destinazione d'uso che viene fatta dell'immagine, che di regola non viene "comprata", ma "affittata" per un determinato impiego.

Le tariffe sono fortemente variabili (e suscettibili di sconti per i forti quantitativi); per un'idea orientativa, facciamo rimando al nostro Tariffario di Riferimento

Ovviamente, un discorso assolutamente a se' stante vale per il mercato del microstock che, essendo un canale distributivo a parte, va compreso con le sue peculiarita'. Vedi - leggendo con attenzione - la trattazione a www.fotografi.org/microstock

 


 

 

 

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