CONDIVISIONE IN RETE:
L'INFLAZIONE DELLA FOTOGRAFIA
l'evoluzione o l'estinzione della creativita'?
Ovvero: capire come il fenomeno della condivisione della creativita', delle immagini, delle licenze d'uso in Rete sia un fenomeno positivo (e quindi come sfruttarlo) o se sia l'avvisaglia della disgregazione della creativita' stessa (e quindi come difendersi).
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Un tema forse piu' importante della scoperta della fotografia.
Si tratta di un tema di un'importanza capitale per la
nostra professione, e per tutte le altre attivita' umane che si basano su
processi creativi che possono essere conosciuti e condivisi attraverso il canale
della Rete.
Un tema di tale importanza da potersi considerare come storicamente fondante,
come - e forse piu' - dell'invenzione della fotografia stessa.
Quindi, indipendentemente dalla propria attuale "posizione"
professionale, e' fortemente consigliabile interessarsi al'argomento, e
cercare - assieme - di capirne il piu' rapidamente ed il piu' efficacemente
possibile glii elementi essenziali.
Per leggere questo testo occorrono cinque minuti di calma: prima di cena, in
treno, seduti in bagno... non importa quando, ma e' utile farlo.
Per continuare - poi - a documentarsi e a porsi delle domande sulla propria
posizione attuale e futura in questo contesto puo' in seguito occorrere qualche
ora. Ma sara' tempo ben speso, molto ben speso, dato che dalla consapevolezza o
meno del proprio modo di porsi da qui in avanti potra' discendere o un notevole
successo, o il mantenimento della propria competitivita', o l'estinzione
professionale.
Di cosa si parla esattamente.
In questo testo si analizzano brevemente gli aspetti positivi
e quelli negativi del fenomeno della condivisione in Rete della creativita'.
Stiamo parlando del fatto che le disponibilita' attuali (cioe' le applicazioni
digitali e, in modo assolutamente determinante: la Rete Internet) hanno reso
possibile un fenomeno storicamente inedito: la condivisione semplicissima,
immediata - e quindi aperta a tutti - degli strumenti di lavorazione
creativa, ma anche delle idee stesse, delle fonti a cui attingere, e dei frutti
della creativita', e quindi delle opere che derivano dalla creativita'.
Stiamo quindi parlando del fatto che la Rete ha reso possibile la condivisione,
senza ostacoli, di conoscenze e di frutti della creativita' che realmente fino a
pochissimi anni fa non erano condivisibili se non attraverso canali piuttosto
rigidamente prefissati e, quindi, di facile controllo.
Ora, di fatto, e' possibile mettere in comune con gli altri - ed attingere da
tale comunita' - tutte le idee ed i frutti creativi che le idee portano con se':
testi, musica, fotografia, grafica, software, creativita' pura, idee per l'advertising,
eccetera.
Poiche' tutti i lavori creativi si basano sullo scambio del frutto di idee ed
inventiva fra due categorie di soggetti: da un lato, chi ha idee ed inventiva, e
dall'altro chi - non avendole - le vuole acquisire, e' evidente che la
improvvisa e totale "permeabilita'" fra le due sponde ha modificato e
sempre piu' modifichera' in modo radicale tutte le dinamiche dei mondi che
orbitano attorno alla creativita' ed alle sue applicazioni.
Che cosa, della condivisione, e' cosa buona
Questo fenomeno di portata storica nell'intelligenza dell'Umanita' ha in se un germe epocalmente fondante di una nuova societa'. La globalizzazione non e' piu' solo un fenomeno di mercato da condividere oppure contestare, ma - volenti o nolenti - il nuovo modello della nostra intelligenza e cultura planetaria.
Cio' che differenzia il genere umano dai ragni, dalle
carote, dai cani, dai canguri e dalle lumache e' che ciascuna delle altre forme
di vita puo' modificarsi, nel tempo, solo mediante processi di miglioramento
darwiniani della specie: i soggetti con patrimonio genetico piu' adatto all'ambiente
sopravvivono meglio degli altri, quindi si riproducono piu' facilmente e quindi
evolvono in direzione delle caratteristiche "preferibili" alla
propagazione dei loro geni (in realta', sono i geni stessi le identita' che si
duplicano e perpetuano, usando l'organismo vivente come sacrificabile mezzo di
trasmissione di loro stessi da una generazione all'altra).
Ma, al di la' dell'evoluzione della specie, un ragno tesse la tela esattamente
come faceva cento anni fa, una cane maschio alza la zampetta come l'istinto
gli suggerisce da sempre, ed una lumaca organizza la sua vita esattamente come
faceva nel Medio Evo.
Invece noi umani, capaci di astrarre concetti e di prefigurarci cosa potrebbe
succedere in base alle nostre azioni, ci scambiamo vicendevolmente informazioni,
congetture e istruzioni, che ci fanno cambiare il modo di interagire con gli
altri e con l'ambiente. Continuamente, vorticosamente, evolvendoci e
mutando non solo a cavallo di generazioni di individui, ma anche con una rapidita'
proporzionale alla rapidita' con cui riusciamo a scambiarci tali istruzioni di
vita.
Bene.
L'entusiasmante portata della condivisione in Rete della conoscenza e' che si
tratta della piu' favolosa opportunita' di conoscenza ed evoluzione mai avuta
dall'Umanita'.
Significa che ora, grazie alla condivisione, la conoscenza e' davvero patrimonio
di tutti, il che si tramuta in un'accelerazione incredibile della nostra
evoluzione.
Restiamo nell'ambito della creativita', e ancor piu' in specifico della
fotografia, che e' poi il campo che ci interessa.
Condividere le immagini significa che ho la possibilita' di mostrare il mio lavoro a un'enormita' di interlocutori, che prima non avrei potuto raggiungere. Significa che posso attingere a spunti ed idee di altri, che avrei impiegato una vita a ottenere tramite i canali pre-internet. Significa che posso vendere la mia canzone, o il mio disegno, o la mia immagine a pochi centesimi alla volta, ma ad un mercato spaventosamente grande, composto di milioni di individui, e non di decine di clienti. Significa che, grazie alle licenze d'uso non restrittive - come Creative Commons - posso fare in modo che il mio lavoro, la mia creativita', il mio nome, si diffondano con una rapidita' esponenziale, che assolutamente solo le dinamiche "a cascata" come quelle innescate dalla rete possono fare.
Qualche esempio per tutti:
su
www.jamendo.com posso trovare valanghe di buona musica sperimentale, ma posso anche propormi offrendo in condivisione la mia musica e farmi notare se questa viene apprezzata;su
http://sourceforge.net posso trovare applicativi software in open source da utilizzare per la mia produttivita', ma anche scambiare conoscenza, codici ed informazioni e trovare potenziali sostenitori;su
www.zooppa.com posso curiosare fra moltissime proposte creative in ambito advertising, e farmi notare da clienti ed agenzie anche se sono un creativo che vive fuori dai giri delle consuete agenzie;su
www.istockphoto.com posso acquistare immagini, illustrazioni e filmati di alta qualita' in royalty free a prezzi contenutissimi, ma anche proporre le mie produzioni creative, controllare cosa vendono gli altri, quante volte, fare una stima dei guadagni mensili possibili, scambiare idee e pareri con la comunita' dei creativi che mi piacciono, e mantenere un'attivita' professionale di stock.Tre gli elementi caratterizzanti, in positivo:
a) Tutta la conoscenza disponibile.
Grazie alla condivisione, si ha a disposizione tutta la
conoscenza del mondo, in un batter d'occhio, e spunti infiniti. Ma attenzione: la qualita' e l'utilita' di questi elementi e' proporzionale
a quanto intelligente, illuminata, creativa e preparata e' la ricerca
che viene fatta.
La Rete e' davvero democratica sulla quantita' dei contenuti (perche'
potenzialmente tutto e' a disposizione di tutti) ma a suo modo anche selettiva
sulla qualita' degli stessi: una persona di scarsa cultura non sapra'
discernere le tracce, trovera' tendenzialmente contenuti di scarso spessore, ed
avra' la sensazione - fondata - di muoversi in un'immondezzaio globale di
idiozie.
Quanto piu' preparato - umanamente e professionalmente e' chi effettua le
ricerche - tanto piu' i risultati saranno vicini a quello che gli occorre.
La Rete, di fatto, amplifica enormemente il potenziale espresso da chi la usa: come avviene per i programmi, vale la regola G.I.G.O. (garbage in, garbage out: se ci metti spazzatura, ne esce spazzatura).
b) Un mercato eccezionalmente piu' ampio.
Grazie alla condivisione, ho la possibilita' di vendere
contenuti a prezzi unitariamente bassissimi, ma ad un pubblico spaventosamente
piu' grande rispetto a quello tradizionale. I canali di microstock ne sono un
esempio.
c) La possibilita' di attirare contatti offrendo contenuti.
Grazie alla condivisione, e' possibile offrire contenuti e
informazione gratuitamente, con questo acquisendo una posizione privilegiata di
contatto con gli individui interessati a quei contenuti. Ad esempio, Mauro
Boscarol, divenuto uno dei docenti piu' richiesti in campo di gestione del
colore e prestampa grazie alla notevole quantita' di contenuti resi disponibili
gratuitamente al suo sito
Che cosa, della condivisione, e' pericoloso
In realta', pero', accettare il fenomeno della condivisione
come un bene incondizionato e' un atteggiamento miope.
Gli aspetti positivi della condivisione della conoscenza sono notevoli, e li si e'
accennati.
Tuttavia, un conto e' la condivisione della conoscenza, ed altro e' la
condivisione dei frutti della conoscenza.
Come si accennava prima, tutti i lavori creativi si basano
sullo scambio del frutto di idee ed inventiva fra due categorie di soggetti: da
un lato, chi ha idee ed inventiva, e dall'altro chi - non avendole - le vuole
acquisire.
Una sorta di jing e jang, vuoto e pieno, positivo e negativo. Questi due poli,
perche' diversi, mantengono la tensione, e la tensione produce lavoro.
Tu hai una cosa. Io no, ma ne ho altre. Scambiamocele.
E questa dinamica produce movimento, flusso, mercato, azione, lavoro.
Ma se tutti - grazie alla condivisione - hanno disponibilita' di tutto,
questa dinamica viene meno. La completa permeabilita' in condivisione e' -
ne' piu' ne' meno - la stessa identica dinamica che sta alla base
dell'entropia dell'universo. Apparentemente "paroloni", per
definire pero' un concetto semplice: quando metto in libera comunicazione con
dei vasi comunicanti dei contenitori diversamente pieni, in un primo momento si
riverseranno reciprocamente fiumi di contenuto; dopo poco, pero', quando tutto
si sara' livellato, non succedera' piu' niente.
Niente.
Il libero fluire dell'energia da una parte all'altra porta all'annichilimento.
E', appunto, l'entropia: la direzione verso cui scorre l'universo, la
dispersione dell'energia verso un livello omogeneo e quindi improduttivo, il
passaggio dell'organizzazione (strutturata) della materia verso livelli via
via di maggior disordine, e cioe' di casuale disposizione. Omogeneamente
livellato, l'universo tende ad annichilirsi.
Il "nulla" da temere non e' il vuoto: e' l'assenza di tensione fra le parti, cioe' l'assenza di disparita' fra vuoto e pieno: e' il grigiamente omogeneo, senza ritorno.
Torniamo sulla Terra e nel concreto.
E' entusiasmante che si possa disporre di immagini in un
batter d'occhio. Ma, come ben sappiamo, la sovrabbondanza di immagini ha
prodotto una svalutazione delle stesse. Poiche' tutti le possono avere
facilmente, hanno drammaticamente perso di valore.
La creativita' fotografica stessa, grazie alle nuove tecnologie, ha
inizialmente avuto un apparente incremento grazie alle funzioni offerte dagli
applicativi di fotoritocco. Ma dopo pochissimo tempo, i mezzi a disposizione di
tutti (ad esempio, banalmente, i filtri di Photoshop) utilizzati da tutti sono
diventati banali, omogeneamente diffusi e quindi senza valore. Ora l'intervento
"creativo" usando una filtrazzata di Photoshop e' sconsolantemente
banale, non creativo.
Alla stessa stregua, anche la postproduzione di alto livello ha impastoiato una
buona parte della creativita' fotografica, portando ad un'immagine di sapore
omogenamente artificiale.
E, come contenitori di vernice di colori diversi che vengano messi in
comunicazione fra loro, quello che si ottiene dal progressivo mescolamento
delle vernici e' inizialmente variegato e striato, e poi, sempre di piu', a
differenza delle caratteristiche di partenza, diviene grigio, indistinto
e - soprattutto - irreversibile.
Non si separa piu' la vernice bianca dalla nera, una volta mescolate fra loro.
Il fenomeno della condivisione non si puo' arrestare, non si puo' ostacolare, e soprattutto: non e' reversibile.
Le risposte fuorvianti
Prendere coscienza di questa evoluzione del nostro mercato o, meglio, del nostro universo professionale e' importante, e qualsiasi nuova personale percezione non puo' che far bene.
Ci sono tuttavia alcune risposte istintive ma fuorvianti, da evitare.
a) Nuovo = Buono. Non e' sempre vero, non
necessariamente.
Semplicemente: "nuovo" e' uguale a "nuovo".
Punto.
Se poi, nella propria situazione, la novita' e' cosa buona, questo dipende dalla
situazione personale.
b) "Ancora lo stesso"; come gia' piu'
volte citato Watzlavich:
(vedi a:
c) "Contenuti generati dall'utente come buon modello di business"; ovviamente, chiunque utilizzi i contenuti generati dall'utente (che siano testi, foto, musica, pettegolezzi, commenti, informazioni, ecccetera, poco importa) come mezzo per riempire uno spazio, e poi usa gli accessi a quello spazio come veicolo per pubblicita', non puo' che vedere la tendenza a ai "contenuti generati dall'utente" come sempre positiva. Si tratta pero' di una posizione parziale, vera solo in alcuni casi, un po' come quella di chi vede il freddo come un aspetto positivo... perche' la sua attivita' e' commerciare in sciarpe e stufette.
d) "Barriere corporative e ordini".
Molti, specie se piu' radicati alla cultura degli anni scorsi, immaginano la
creazione di Ordini Professionali e simili steccati di corporazione come un
valido antidoto ai problemi dell'eccessiva condivisione in Rete. Questa
soluzione, in realta', e' irrimediabilmente anacronistica, inefficace e utopica.
Tolti i pochi casi di professioni per le quali la creazione
di regole all'accesso ed all'esercizio serve a garantire la salute o l'interesse
della comunita' umana (ad esempio, l'ordine dei Medici per evitare che
un ciarlatano mi possa danneggiare la salute, o degli Ingegneri per evitare che
un improvvisato costruisca un ponte che viene giu' al primo temporale), la
Comunita' Europea da molti anni impedisce l'istituzione di altri ordini
professionali.
Anche la creazione di semplici barriere corporative ha - su
fenomeni planetari come la Rete - la stessa efficacia che potrebbe avere il
cercare di fermare un mare in tempesta usando le mani.
Cosa resta allora davvero di valore
Cosa fare, quindi?
Prendere coscienza del fatto che il fenomeno della condivisione della
conoscenza e' un fenomeno epocale, dirompente e positivo.
Che la condivisione dei contenuti, invece, e' fenomeno
parzialmente positivo e parzialmente "entropizzante", e cioe' che sta
portando alla distruzione di una parte delle dinamiche di mercato in fotografia
(come in altri ambiti creativi).
Che l'unico elemento che non viene intaccato dalla condivisione dei contenuti e che anzi viene favorito dalla condivisione della conoscenza e' la progettualita' e l'invenzione di nuove idee.
Che il nostro lavoro in ambito fotografico, quindi, restera' nei prossimi anni un lavoro remunerativo, interessante umanamente e gratificante professionalmente solo nella misura in cui ci trasformeremo da "persone che sanno fare fotografie" a "persone che sanno avere delle idee e tradurle in immagini", dato che le immagini perderanno sempre piu' rapidamente di valore, e le idee invece resteranno sempre appannaggio solo di chi le sa avere.
Quindi, ad esempio:
NON fotografie di paesaggio, ma progetti di comunicazione sul territorio tradotti in immagini;
NON fotografie di oggetti, ma invenzione di oggetti fotografici, cioe' che usano l'immagine per essere oggetto decorativo;
NON fotografie di ritratto e matrimonio, ma creazione di eventi appositi per coinvolgere i giovani, gli sposi, le persone in attivita' che possano essere documentate fotogarficamente;
NON fotografie di catalogo, ma invenzioni di operazioni multimediali e guerrilla marketing usando anche l'immagine fotografica.
NON fotografie di curiosita' dei costumi, ma racconti giornalistici finalizzati a descrivere tendenze del momento;
NON ricerca creativa fine a se stessa, ma scandaglio delle pulsioni e dell'esperienze emotive dei nostri simili, per offrire loro letture visive di queste percezioni.
e NON corporazioni restrittive, ma gruppi di persone che cercano di favorire fra loro la conoscenza e la collaborazione.
Keep in touch....
roberto tomesani
coordinatore generale
Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TAU Visual
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