Che succede?
Presto arrivano in Italia nuove formule di copyright dall'America, che
sostituiranno il diritto d'autore...
Circolava in rete una notizia che ha un fondamento di verita', ma che e'
stata trasformata in una leggenda metropolitana dal
"passa-parola".
Ecco cosa sta realmente dietro le "nuove licenze alternative al
copyright" e al progetto Creative Commons: un bel progetto nato in ambiente
universitario per descrivere i diversi modi di proporre ad altri gratuitamente
il proprio lavoro.
Cosi', oltre a marchiare i lavori protetti, si propone di marchiare i lavori non
protetti, segnalando che si tratta di un'opera libera - o parzialmente libera.
e, in italiano:
Leggi qui per capire meglio:
Per capire meglio
Come tutti sappiamo, la Rete rappresenta un mezzo di scambio mondiale.
La maggior parte di noi (fotografi) ha cercato in rete programmi freeware
(gratuiti), ha scaricato file *.mp3 (brani di musica), ha cercato testi o moduli
che potessero servire, e cosi' via.
In sostanza, abbiamo cercato di trovare gratuitamente in rete il frutto del
lavoro creativo di altri (come altri cercano in rete di trovare immagini
gratuite...)
Di fatto, tutti cercano materiale gratis (fatto da altri), anche se esistono
leggi sul diritto d'autore, poiche' al mondo esistono persone che desiderano
proteggere completamente il loro lavoro ed essere pagati (se lo si fa' di
mestiere, e' ovvio), ma anche altre che desiderano semplicemente essere
menzionate come autori, altri che sono disposti a condividere tutto solo a patto
che non ne venga fatto commercio, altri che condividono tutto senza limiti (se
non si vive di questo, e' ovvio).
Il risultato è la sensazione di casino totale: quello che si trova in rete, lo
si arraffa, senza sapere bene se la cosa e' fattibile o meno.
Nel tentativo di chiarire questo, un gruppo di studenti, ricercatori e
docenti universitari americani fonda, nel 2001, l'iniziativa di Creative Commons,
un'associazione privata che cerca di raccogliere chiarimenti, informazioni ed
iniziative per fare un po' d'ordine sulla volonta' delle persone di condividere
il frutto della loro ricerca e del loro lavoro tramite internet.
Non dimentichiamoci che - anche se inventata per scopi militari - i primi veri
impieghi di internet sono stati fra le universita', con l'intenzione e la
finalita' di condividere informazioni, dati, opere e progetti. Normale, quindi,
che dalle universita' nascano iniziative per favorire il libero scambio in rete.
Nel fare questo, la Creative Commons individua la descrizione dei diversi
modi per condividere gratuitamente i propri lavori (ad esempio: con la sola
menzione del nome, a patto che non si rivenda, a patto che lo si faccia
circolare, senza limiti, eccetera).
Ha creato dei loghi grafici per ciascuna delle formule analizzate, e sta sviluppando software di
supporto, che possano inglobare ed evidenziare queste indicazioni nei
files.
Il progetto e' attivo da anni, ben conosciuto da tempo da chiunque lavori sui
progetti open source.
E' sostanzialmente una variante un po' piu' elegante e documentata del concetto
di "copyleft".
E' un progetto intelligente, interessante, culturalmente corretto, per il quale sono stati trovati partner in tutti i Paesi, per diffondere il concetto.
Paura?
C'e' da temere qualcosa? NO.
Non si tratta di modifiche alla legge, ne' di operazioni che minaccino la
protezione delle opere che si desidera proteggere. Certo, diffondono un concetto
nuovo e forte di condivisione.
Anzi: in un far west dove tutto viene rubacchiato senza porsi il problema, aiuta
chi vuole condividere le proprie opere a farlo con un po' di chiarezza.
Il fotografo che vuole continuare a proteggere le sue opere, lo fa come sempre.
Sono molto piu' "minacciose" - e comunque oramai una realta' - le
vendite di immagini e raccolte royalty-free (tipo Corbis, per capirci), che non
le condivisioni gratuite.
Quali sono le descrizioni di licenza
In che modo vengono classificati da Creative Commons i "permessi" di utilizzo? (con i relativi simbolini...).
Nota: negli articoli diffusi "distorcendo" la notizia, qualcuno parla di "sei nuove licenze"... Come spiegato, non si tratta di nuove norme sul diritto, ma solo di descrizioni di modalita' per condividere gratuitamente. Inoltre, non sono sei, ma quattro, piu' le due soluzioni gia' esistenti: l'immagine in pubblico dominio, cioe' senza alcuna protezione, e l'immagine protetta da copyright, che e' quella su cui normalmente lavora qualsiasi professionista (ovviamente, essendo un lavoro...!)
Con menzione del nome dell'autore. Si possono fare copie e diffonderle, ma solo citando i credits.
Non commerciale. Facci quello che vuoi, ma non per scopi commerciali.
Senza modifiche o rielaborazioni. Puoi utilizzare l'opera, ma non usarla come base o come parte di un'altra opera.
Alle stesse condizioni. Puoi condividere anche per usi con modifiche e rielaborazioni, ma la nuova opera deve essere a sua volta condivisa con le stesse modalita' di quella originaria.
Pubblico dominio. Opera di tutti. Fateci quello che volete.
Immagine protetta da copyright. Qualcuno - che lo fa di mestiere - vive dei diritti su queste immagini. E' giusto, doveroso, necessario e intuitivamente comprensibile che chi produce immagini per mestiere debba chiede un compenso per il suo lavoro. Chi condivide gratis immagini vive d'altro, e non lo fa di professione (e si vede).
Chi c'e' dietro Creative Commons
Un gruppo di validi docenti universitari, di avvocati e di ricercatori: http://creativecommons.org/about/people
La "registrant" e titolare del dominio CreativeCommons e' la simpatica Diane Thilly Cabell, avvocatessa docente ad Harward (trovi tutto su di lei al suo sito personale http://www.mama-tech.com).