come
chiedere ammissione all'Associazione (solo professionisti)
La Photokina - la piu' grande e
rappresentativa fiera mondiale della fotografia - si e' tenuta a
Colonia, come avviene ogni due anni.
Come d'uso, iniziamo da subito ad informarti, a "ferro ancora
caldo" non certo perche' le novita' della Photokina siano in se'
determinanti (tutt'altro!), ma perche' sempre - ad ogni sua edizione -
questa fiera ha il potere di permettere di "fare il punto"
specialmente delle emozioni dell'ambiente, che sono realmente i trend
importanti.
Il fatto che ogni due anni un gran numero di operatori professionali
provenienti da tutto il mondo si dia appuntamento in quei padiglioni,
pur se in nome della commercializzazione di attrezzature e props,
consente di percepire delle sensazioni non solo sulle vendite, ma anche
- e forse soprattutto - sugli "umori" di chi opera
professionalmente nel campo.
Come gia' sa chi segue il lavoro
dell'Associazione da un po' di tempo, questo testo introduce ed anticipa
di qualche tempo una successiva relazione tecnica dettagliata, che e'
stata inviata in esclusiva ai Soci TAU Visual, appena terminato di rielaborare la documentazione raccolta
durante la manifestazione.
Come di consueto, la relazione dettagliata e' "anomala" rispetto all'informazione
standard, perche' contiene numerose piccole notizie, segnalazioni e
spunti soprattutto orientati alle soluzioni e alle apparecchiature meno
note, alle Case minori, alle opportunita' offerte dalla globalizzazione
dei mercati ma scarsamente conosciute e pubblicizzate nel nostro Paese; insomma, una sorta di relazione "alternativa",
per avere non tanto un duplicato delle informazioni "standard"
che possono essere lette su tutte le riviste di settore, o sui portali
di fotografia, o trovate presso le nostre fiere "nazionali". Di questo si parla quindi nella relazione "tecnica",
riservata ai Soci.
In queste prime righe di anteprima,
invece, analizziamo le sensazioni di tendenza globale colte dagli umori
della Photokina di quest'anno.
Vediamo che direzione sta prendendo la fotografia dal punto di vista del
mercato e soprattutto sul piano emozionale, che condiziona a cascata
tutti gli altri aspetti.
Prima tendenza: le prospezioni
ingannano
Un primo, profondo, determinante
aspetto che emerge da questa edizione della Photokina, confermando una
direzione percepibile anche due anni fa, e' questo: le prospezioni
(cioe' le ipotesi basate sui rilevamenti di quanto gia' capitato, con la
presunzione di proiettarne gli effetti nel futuro) non solo non offrono
piu' le stesse garanzie che davano un tempo, ma anche e soprattutto si
rivelano piu' spesso ingannatrici che illuminanti.
L'azione frenetica e spesso apparentemente contraddittoria delle
strategie di mercato delle aziende, ed il febbrile turnover degli
espositori da un'edizione all'altra, dichiarano questo stato di cose.
Non vorremmo essere fraintesi, e quindi
vale assolutamente la pena di chiarire meglio il concetto.
Il nostro modo di pensare, e di agire,
si basa su tempi e dinamiche umane; siamo cioe'
"costruiti" secondo dei ritmi fisiologicamente riferiti alle
nostre capacita': percettive - in input - ed intellettuali ed emotive -
in elaborazione e successivo output.
La Rete e l'interconnessione di tutti e tutto con tutto e
tutti ci sta offrendo la piu' grande e meravigliosa opportunita' di
crescita sociale e cognitiva di tutti i tempi, ma al contempo ci sta
esponendo alla continua richiesta di reazioni ed azioni con tempi non
piu' "umani", ma "sovra-umani", e cioe' non piu'
proporzionati alla nostra natura.
Le tendenze si innescano, si evolvono,
nascono, si involvono e si trasformano con tempi di propagazione non
semplicemente accelerati dal mezzo con cui vengono veicolati, ma
del tutto determinati e generati da esso, e secondo le sue
- di dinamiche, e non quelle dell'utente uomo.
Non si sta per nulla affermando che questo processo sia cattivo in se'
e, men che meno, che ci sia motivo (o modo) per opporsi alla realta'.
E' il nostro ambiente, e da che mondo e' mondo le specie viventi si
adattano all'ambiente quando questo si modifica, favorendo il
consolidamento della geni'a di chi e' piu' adatto all'ambiente, e
determinando l'estinzione di chi non lo e'.
Non si tratta quindi di decretare se l'ambiente in cui viviamo sia
giusto o meno, ma di darsi da fare ad adattare le nostre azioni al
mutare delle condizioni che ci circondano.
Torniamo a calarci nel concreto del
nostro vissuto professionale.
Qual e' la tendenza che si dimostra vincente in ambito fotografico?
La prima, assolutamente basilare,
determinante e sempre piu' marcata "direzione" e' il
considerare come una abilita' professionale la capacita' di agire su
tempi brevi, e non sulle pianificazioni pluriennali che, pure, si erano
dimostrate essere strategie vincenti fino a pochi anni fa.
I tempi che occorrono alla nostra azione spontanea per ricercare,
documentarsi, sperimentare, investire e prepararsi sono, in moltissimi
casi, tempi di reazione lenti. Umanamente lenti.
In quel lasso di tempo, migliaia o decine di migliaia di operatori
faranno la stessa cosa e, se aspetteremo (come sembrava normale fino a
qualche anno fa), ci ritroveremo a lanciarci, pronti e documentati,
su un mercato gia' inflazionato.
La tendenza conclamata di questo ultimo biennio e' dunque questa (anche
se sembra un ossimoro, una contraddizione): non esistono - od esistono
sempre meno - tendenze "predittive" del futuro, mentre
esistono continue tendenze "conclamate", descrittive del
presente.
Quando una moda, una direzione, un filone, una tecnica... per
dirla con i termini che stiamo usando: "una tendenza" diventa
avvertibile, in qualche modo e' gia' vecchia.
Per essere avvertibile come tendenza, infatti, deve trattarsi di un
qualcosa che ha gia' contagiato un buon numero di persone. In forza
della rapidita' di comunicazione e di imitazione, a quel punto i tempi
necessari perche' quel determinato fenomeno si allarghi fino ad essere
facilmente esteso a tantissimi - se non a tutti - sono molto brevi.
Il che significa che, se non si desidera arrivare - sempre - ben
preparati, ma su mercati e tecniche gia' inflazionati e compromessi
dalla concorrenza acefala della massa, occorre dividere le proprie
attivita' in due blocchi:
a) le cose che si amano davvero, incondizionatamente, per interesse
personale, alle quali ancora e sempre dedicare studio ed
approfondimento; distinguendole pero' da:
b) le tendenze del momento, sulle quali non si deve indugiare dedicando
approfondimento, ma cavalcare con immediatezza e quasi improvvisazione,
prima che il fenomeno si espanda e si annacqui nella massificazione, che
ne toglie il valore.
Abbiamo sotto gli occhi continui esempi
di tendenze che in altri periodi avrebbero potuto segnare delle
"ere" fotografiche, ed invece ora nascono, si affermano,
esplodono e subito dopo si svalutano nella massificazione, il tutto in
pochi mesi di tempo.
L'uso dell'HDR. E' sembrato essere un ambito di crescita e
specializzazione professionale, e di li a breve e' diventato una
funzione banalmente inclusa in compatte e telefonini, ed app anche
gratuite.
Le riprese tipo "Cinemagraph", inizialmente ipotesi
sofisticata di espressione artistica e di diversificazione del
linguaggio pubblicitario, in rapidissimo tempo diventate giochino
inflazionato.
Il "selfie" come linguaggio e fenomeno giornalistico
(consacrato dal post di Ellen DeGeneres agli Oscar del 2014), diventato
nell'arco di pochi mesi un tormentone popolare assolutamente banale e
pervasivo.
Il timelapse, tecnica interessantissima e ricchissima di
potenzialita' espressive, su cui e' possibile investire anche parecchie
energie e risorse economiche, banalizzata nel giro di poco tempo agli
occhi del vasto pubblico, che - per disinformazione - fatica ora a
distinguere fra un'opera che ha richiesto giorni di lavoro e
postproduzione, da un video accelerato fatto con Hyperlapse.
Eccetera.
La tendenza 2014 della Photokina e'
caratterizzata dall'azione delle grandi aziende, che hanno abbandonato
strade percorse e sbandierate solo uno o due anni fa, per seguire nuove
vie, dettate dall'osservazione del presente.
Da sempre, il marketing si fa ovviamente ispirare e guidare delle
richieste del mercato; ma - mentre fino a pochi anni fa le prospezioni
funzionavano bene, perche' si basavano su modelli piu' semplici e con
mutazioni piu' lente delle condizioni, ora sempre piu' di frequente il
rapido mutare delle variabili rende inaffidabili le "previsioni del
tempo" sul mercato.
La non dichiarata azione dell'insieme delle aziende e': ridimensioniamo
la strategia, rivalutiamo la tattica (e qui, se non ti sei mai posto
il problema, merita una googleata della frase: "tattica o
strategia").
Perche' - in periodi contingenti in cui i modelli di mercato sono in
revisione e crisi, e l'interazione fra blocchi di individui e' cosi'
rapida - la rapidita' di risposta semplice su un numero elevato di
azioni si dimostra molto piu' produttiva che l'analisi ipertrofica di
mille variabili, nella pretesa di darne una lettura affidabile del
futuro.
In soldoni, come gia' accennato: le
figure di fotografi professionisti che hanno maggior successo sono
quelle di colleghi che:
1) Mantengono profondita' e spessore professionale su argomenti, temi,
specializzazioni e conoscenze che hanno abbracciato per amore ed
interesse reale, spesso non in ambito strettamente fotografico. E, al
contempo:
2) Agiscono mantenendosi al centro dell'attenzione del loro pubblico,
cavalcando fin da subito le tendenze che si presentano, a dimostrazione
di curiosita' intellettuale e di dinamismo.
Lo fanno con entusiasmo ma per poco tempo, in finestre temporali brevi,
con spensierata superficialita', perche' il loro spessore professionale
viene mantenuto sugli argomenti che si amano davvero (primo punto), e
non cercato tentando di approfondire affannosamente le tendenze
suggerite da altri, perche' irrimediabilmente destinate ad essere
inflazionate dall'imitazione di massa.
Il percorso ideale e' di sei-otto mesi; nelle prime settimane si
sperimenta la novita', per un mesetto la si condivide con il piu' vasto
pubblico possibile; per un paio di mesi si offre - eventualmente - il
proprio insegnamento sull'argomento, ed infine si abbandona la tematica,
prima che diventi eccessivamente popolare.
Seconda tendenza: la fotografia e' -
principalmente - ludica
La Photokina 2014, con la sua
proliferazione di "action cam" proposte in ogni salsa, con le
sue mille proposte di fotografia selfie o per meglio dire self centred
(che significa semplicemente "egoista"), con le attrazioni da
fiera di paese rigorosamente documentate dal mezzo fotografico, ha
sottolineato con insistente e becera professionalita' di spettacolo che
la fotografia e' vissuta, percepita e fruita principalmente per la sua
valenza ludica.
"Ludico" significa "giocoso".
Anche le applicazioni professionali, in realta', vengono percepite
positivamente con piu' facilita' se si pongono con una valenza giocosa.
Il grande pubblico non vuole "la fotografia": vuole giocare, e
giocare con la fotografia, a patto che sia divertente (si sta ovviamente
parlando non della totalita' delle persone, ma della maggioranza di
esse; di una maggioranza schiacciante).
Ma quello che e' piu' significativo notare e' che anche le proposte
destinate al lavoro fotografico, e non solo al divertimento per tramite
della fotografia, attecchiscono e sollecitano l'interesse del pubblico
professionale in modo molto piu' marcato se contano su interfacce, siti,
interazioni ed app... dall'aspetto semplice, immediato, sorridente,
lieve. In una parola: ludico.
L'approccio serio viene vissuto come serioso.
Negativamente involuto in se' stesso.
Vecchio.
Inutilmente complicato, distante dalla semplificazione e dal sapore
amichevole che ora, invece, funziona.
Funziona per il grande pubblico, e funziona come interfaccia
professionale.
Si gioca con la fotografia amatoriale.
La comunicazione pubblicitaria funziona se gioca muovendo il sorriso,
sostenuta dai paradossi e dalle incongruenze visive.
(Detto per inciso, nella maggior parte dei casi, la "battuta"
che fa ridere e' quella che propone una soluzione, un'uscita
incongruente ed inaspettata, ad una premessa apparentemente razionale).
Il racconto giornalistico impegnato viene premiato, ma non vende.
Il sito o l'app che funziona e' disarmantemente semplice, diretto,
fruibile con semplicita'.
Ecco il secondo reframe del 2014: la fotografia - amatoriale o
professionale che sia - e' ora ludica, sempre nel rivolgersi al
pubblico amatoriale, ma spesso anche nei suoi connotati professionali.
Terza tendenza, confermata:
conoscere il mondo amatoriale serve al professionista
Questo aspetto era emerso gia' due anni
addietro, e anche ora si conferma in tutta la sua portata. Si tratta di
una sorta di corollario del punto precedente (la "ludicita'"
della fotografia).
Si tratta di un fenomeno che sarebbe pericoloso ignorare o
sottovalutare: fra le capacita' del professionista, compare - per certo
- una capacita' che prima non era richiesta, e che ora puo' fare la
differenza: conoscere, comprendere e sfruttare a proprio vantaggio il
modo con cui oggi la fotografia viene vissuta dalla "massa".
Quella "massa" che ora si trova ad essere il vero "trend
setter" del mondo fotografico, compreso quello professionale;
quella massa che determina - con il suo peso critico - derive di mercato
di importanza planetaria e, soprattutto, determina l'instaurarsi di
consuetudini che hanno ripercussione anche in ambito professionale (in
precedenza questo non avveniva perche' i "fotoamatori" erano
una piccola comunita', rispetto agli utenti di fotografia attuali);
quella massa resa avvezza a risultati fotografici eccezionali anche con
il solo ricorso alle attrezzature disponibili a chiunque.
Quella massa, in una parola, dentro la quale ritroviamo
poi gli sposi a cui proporremo il servizio di matrimonio, gli art
director inesperti di agenzia, le photoeditor di testata, il
proprietario della ditta familiare per cui fare il catalogo o l'amministratore
delegato dell'azienda per cui curare la campagna pubblicitaria.
Una massa di fotoamatori e/o di fotoutenti che possono ignorare il mondo
del professionista, ma di cui il professionista non puo' - e non deve -
ignorare aspettative, usi, linguaggi, competenze e idee, perche' e' da
quelle percezioni che i clienti partono per valutare il servizio del
fotografo professionista.
Questo NON significa, PER NULLA, che il
professionista debba "ispirarsi" al fotoamatore o - peggio -
debba adeguarsi ad essere un fotoamatore di lusso.
Significa invece - e chi ha orecchie per intendere, intenda - che la
massa degli "utenti" di fotografia non e' piu' una nicchia,
una grande ma comunque limitata comunita' di appassionati, ma
rappresenta la sostanziale totalita' del nostro mercato, della
nostra clientela, quale che sia il nostro campo di attivita'
professionale.
E che quindi la conoscenza delle dinamiche fotografiche
"esterne" alla professione e' una competenza, ed una
competenza professionale.
La nostra professionalita' va aggiunta e non contrapposta alle
caratteristiche che permeano la fotografia come vissuta dal vastissimo
pubblico.
"Conoscenza di..." non significa "omologazione
a..."
Quarta tendenza: la fotografia non
ha piu' valore. Il fotografo, si.
Le uova di storione del caviale Almas
hanno un prezzo di mercato elevato. La disponibilita' e' scarsissima.
Quindi, costano.
Le uova di gallina, invece, sono comuni. La disponibilita' e' elevata.
Quindi, sono economiche.
Non si tratta di bonta' in assoluto. Le uova, forse, sono piu' versatili
del caviale, sono squisite e permettono di essere lavorate in molti
modi.
Ma sono comuni, e quindi costano poco.
Le buone fotografie sono state merce rara, ma attualmente sono
"merce" comune.
Molto comune.
Sapendo cercare, in Rete si trovano centinaia di migliaia, milioni di
fotografie sinceramente stupende.
Ma sono molto piu' comuni delle uova, e il loro prezzo, in proporzione
alla disponibilita', e' crollato.
Non ha piu' senso strapparsi le vesti per lo scandalo di questo
fenomeno.
E' una assodata e consolidata realta': tendenzialmente, la fotografia -
anche buona - in se' e per se vale poco.
Spesso: pochissimo.
A volte, niente.
E' cosi', e non esiste possibilita' di inversione del fenomeno. Come per
l'entropia.
Si passa da uno stato di ordine maggiore ad uno di ordine minore.
La tazza che cade dal tavolo, finisce per terra, e si rompe.
Da uno stato piu' ordinato (la tazza intera) ad uno piu' disordinato (la
tazza in cocci), e' un passaggio unidirezionale ed irreversibile, come
il tempo.
E come il valore della fotografia, in se' e per se'.
Ma, in questo guazzabuglio degli stand della Photokina 2014, in cui
stupende immagini di mostre autoriali si confrontavano - attirando molto
meno pubblico - con i becerissimi selfies e con le divertenti riprese in
soggettiva delle mille action-cam, in questa sarabanda della ovvia
ostentazione del non-valore delle immagini fotografiche, si e'
consolidata la percezione di una nuova scala di valori.
Bene: la fotografia - in se' e per se' - vale sempre meno, spesso:
nulla.
Ma, per contraltare, viene riconosciuto un valore al fotografo, alla
persona, all'artista, all'elemento umano che sa - con professionalita'
innata o costruita - investire come valore su se' stesso, oltre che
sulla fotografia (a cui quasi piu' nessuno attribuisce valore).
Questo significa, concretamente, che in ambito artistico il valore va
ricercato nell'autore e nelle sue interrelazioni umane, piu' che
nell'opera in se' e per se'.
Questo significa che in ambito amatoriale e' la persona e le relazioni
che le orbitano attorno, ad essere oggetto di attenzione e in un certo
senso di "mercato", e non la fotografia in se' e per se'.
Il matrimonialista estroverso ed amichevole, vale.
Vale il giornalista immedesimato e capace di interfacciarsi con i
soggetti delle sue storie.
Vale il pubblicitario capace di relazioni interpersonali con art
director che hanno la meta' dei suoi anni.
E' richiesto il ritrattista vicino ai personaggi ed esperto
dell'ambiente vissuto dai suoi soggetti.
Piace il fotografo di bambini che sa giocare con loro, ed al contempo
ascoltare i genitori.
Insomma, dimostra professionalita'
"2014" chi sa assecondare e sfruttare a suo favore la nuova,
inconfutabile, inarrestabile scala di valori: la fotografia non vale
quasi piu' nulla; il valore e' pressocche' tutto spostato sul fotografo.
Investire su se' stessi, sul proprio personaggio e - soprattutto - su
come si venga percepiti dall'esterno, spesso, paga ora piu' che
investire in dorsi a scansione o ottiche apocromatiche.
Quindi, che fare?
In fotografia, il mercato e' quindi
determinato dalla percezione che la massa (che, ora, contiene sposi, art
director, photoeditor, industriali, amministratori... i nostri clienti)
ha nei confronti della fotografia.
Se la massa ritiene che una cosa sia semplice da fare e da ottenere
(vero o falso che sia) il valore di mercato di questa cosa o servizio
crolla.
Motivatamente o immotivatamente. Comunque crolla.
Concretamente, quindi, in questo
periodo storico al fotografo professionista mette gioco:
a) Incuriosirsi di cio' che
viene proposto al vasto pubblico sul piano fotografico: sapere quello
che viene percepito dal vasto pubblico, dotandosi anche degli stessi
strumenti offerti "in pasto" alla massa, per conoscerne le
possibilita' e "parlare" lo stesso linguaggio; percorrerli con
immediatezza, sfruttarli come elemento di contatto con il mondo esterno,
ma non dedicare eccessivo tempo ad approfondire tecniche e soluzioni che
saranno disponibili ben presto a tutti.
b) Partire dalla constatazione
che "serieta' professionale" non significa
"seriosita'"; lavorare seriamente non significa prendersi
troppo sul serio. In altre parole: poiche' dal mondo che fruisce la
fotografia questa viene percepita come ambito ludico, sapere usare anche
il registro linguistico del gioco e' importante: altrimenti, si
apparira' come sganciati dal mondo reale.
c) Puntare, pero',
sull'approfondire proprie competenze basate su veri interessi personali
(anche se non fotografici), mantenendo "spessore" creativo ed
umano in questi ambiti di interesse personale.
d) Darsi da fare per conoscere
persone, agganciarsi ad iniziative, proporre organizzazione di eventi e
collaborazioni - anche non fotografiche - in ambiti diversi dai
soliti: sportivi, musicali, d'arte, d'intrattenimento. Ovunque ci sia
una forte motivazione aggregante di persone con buone conoscenze
culturali ed interpersonali, qualunque sia l'ambito.
e) Lavorare alla costruzione di
un proprio "personaggio" e coltivare il
"passaparola", come gia' descritto a www.fotografi.org/social/
Far si' che l'interlocutore si senta innanzitutto a suo agio; poi, di
conseguenza, fargli percepire la professionalita'.
Per trovare ispirazione e entratura,
vivere intensamente qualche interesse diverso dalla fotografia.
Inoltre, come fonte di ispirazione rapida e diretta, in una mezz'oretta
quotidiana, dedicata a rotazione a:
1) Vedere le proposte in evidenza su http://www.vimeo.com/
(se non sai da dove partire, parti da https://vimeo.com/channels/staffpicks/videos)
facendosi ispirare e - con intelligenza e capacita' innovativa - rubare
le idee utili.
2) Sfogliare Flipboard (scarica la app,
ti serve un dispositivo mobile, che comunque fa parte della cultura
fotografica di massa), e anche in questo caso: facendosi ispirare e -
con intelligenza e capacita' innovativa - rubando le idee utili, e -
assolutamente! - non limitandosi al canale
"photography".
3) Curiosare siti
"ispirazionali" fotografici (per attingere - creativamente -
elementi e spunti compositivi), come:
http://oneeyeland.com/all/picture_of_the_day
http://500px.com/editors
http://1x.com/photos/popular/all
e il nostrano ed in evoluzione: http://loveyourpix.com
La relazione sulle curiosita' - in
esclusiva per i Soci
Si tratta della relazione
"tecnica" della Photokina, come sempre: sconclusionatamente,
asimmetricamente, incoerentemente, ricca di spunti , obliqui e marginali
(e quindi piu' preziosi dell'informazione "importante",
perche'.... di nicchia!).
Non le "grandi" novita',
delle quali tutti parlano e di cui molto facilmente si possono trovare
recensioni e notizie in Rete.
Non le "grandi" marche, ma le piccole cose nascoste, di cui
nessuno parla, ma su cui si possono costruire soluzioni nuove, meno
scontate.
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