REGOLAMENTAZIONE E CERTIFICAZIONE
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Albo Professionale, Certificazione, Norma UNI… come stanno le cose?
Ratificata la norma UNI 11476 "Figure professionali operanti nel campo della Fotografia e comunicazione visiva correlata – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza", pubblicata il 7 febbraio 2013.
L’Albo Professionale dei Fotografi: perché non esiste?
La prima, pressante, lecita e
ricorrente domanda, è proprio questa: ma perché mai ancora non esiste un
albo professionale dei fotografi?
Diciamo le cose come stanno, senza girarci attorno.
Il motivo per cui non esiste ancora, né mai potrà esistere, l'albo dei
fotografi professionisti (e quello di molte altre professioni non
ordinistiche, cioè senza un albo) è questo: per decisione ed orientamento
della Comunità Europea, non possono più essere istituiti Albi Professionali,
se essi non sono indispensabili per difendere gli interessi della collettività,
cioè delle persone comuni e non dei professionisti della categoria
rappresentata.
Detto in altri termini: mentre nei decenni scorsi si accettava di costituire
Albi professionali per definire e proteggere una categoria di operatori e la
loro professione, l’orientamento non solo italiano, ma di tutti i governi a
livello europeo e, per certi versi, mondiale, è quello di muoversi verso la deregolamentazione.
Cioè, laddove è possibile, ridurre – anziché aumentare – le norme
che regolamentano le attività.
Secondo quest’ottica, un Albo professionale che garantisce gli utenti (come ad
esempio l’Albo dei Medici, o degli Ingegneri) ha un motivo d’essere: ridurre
il rischio che una persona non preparata eserciti un’attività che, svolta
male, costituirebbe un pericolo per l’utenza finale, per la collettività.
Un medico che cura male fa morire il paziente; un ingegnere che calcola male la
composizione dei cementi fa crollare il ponte; l’avvocato che non conosce il
suo mestiere fa finire in galera il suo assistito… ed ecco che, per
professioni con questa valenza, è ancora sensato parlare di regolamentazione
con Albi.
Va detto, in verità, che esistono anche Albi istituiti in passato e che ora
sono fortemente criticati – come quello dei Giornalisti – proprio perché
non hanno quella specifica funzione di protezione della collettività. Ma oramai
sono istituiti, e la classe politica fatica sempre a negare dei privilegi già
concessi, specie ad una categoria, come quella dei giornalisti, che ha la
possibilità di influenzare l’elettorato...
Il fotografo che faccia male il suo lavoro non rappresenta un vero pericolo per
la comunità, e quindi i Governi – tutti i Governi – non riconoscono una
necessità di regolamentazione dell’attività.
Quindi, niente Albo dei Fotografi nel senso "classico" del termine,
né ora ne mai.
La regolamentazione della professione: è un bene o no?
Ora, appurato che il percorso
dell’istituzione di un Albo (nel senso classico del termine) era percorribile
nei decenni scorsi, ma è assolutamente fuori discussione in questo attuale
mondo politico e sociale, resta da chiedersi se – anche senza Albo – non sia
utile un qualche altro tipo di regolamentazione, certificazione e normazione
dell’attività professionale.
E su questo fronte, per onestà intellettuale, bisogna ammettere che esistono
due istanze, in un certo senso "due verità", e cioè due posizioni di
fondo, egualmente fondate:
a) A favore.
Una parte di operatori desidera fortemente che esista un qualche meccanismo di
regolamentazione, che metta un po’ di ordine e chiarezza su cosa sia
definibile "professione" e su chi possa dirsi titolato ad esercitarla.
Non solo lo desiderano molti "vecchi" operatori (èd è comprensibile:
si desidererebbe il riconoscimento e la protezione di uno status professionale
conquistato negli anni, e messo ora in discussione da una concorrenza vasta e
senza regole); anche molti "nuovi" operatori, però, desidererebbero
una sorta di regola, di "patente" di professionista; un modo, insomma,
con il quale potersi presentare pubblicamente dimostrando di avere le carte in
regola. Una sorta di accredito, quando il mercato ancora stenta a riconoscere l’autorità
della loro posizione professionale.
Infine, poter contare su un sistema regolamentante produrrebbe una ricaduta
benefica anche sulla comunità – che il "sistema" dice di voler
proteggere – fornendo all’utente un modo concreto per orientarsi con
cognizione di causa fra le offerte, spesso poco chiare, che si trovano sul
mercato.
b) Contro.
Un’altra parte di operatori – numericamente più o meno equivalente –
ritiene invece che la regolamentazione sia deleteria, per diversi motivi. In
primis, perché ogni nuova regola burocratizzante nei fatti svantaggia gli
onesti (che rispettano le regole e quindi si fanno carico dei nuovi lacciuoli) e
contemporaneamente rende la vita più facile ai disonesti, i quali – per
definizione – se ne fregano delle regole; quindi, una regola in più
rappresenta un peso per chi le rispetta, e di conseguenza un vantaggio
competitivo per chi le infrange.
Un’altra considerazione è quella legata al fatto che ai nostri giorni l’elemento
davvero distintivo di un fotografo professionista sia un insieme di capacità
che non possono essere oggetto di regolamentazione: le vere carte vincenti del
professionista sono la genuina creatività, il genio visivo, la capacità
narrativa, una forte percezione empatica, le abilità relazionali, e mille altre
caratteristiche diametralmente opposte a quelle che possono essere misurate
metricamente, conteggiate e fatte oggetto di regolamenti.
Infine, la constatazione che i professionisti validi sono riconosciuti e
convalidati dal mercato stesso, che ne ratifica l’esistenza ed il successo. Ad
un sistema "esterno" di regolamentazione accederebbero prevalentemente
gli operatori di scarsa consistenza che, avendo difficoltà ad essere
riconosciuti dal mercato, spererebbero di avere un "bollino" che
nasconda la loro insipienza professionale.
Una via alternativa ed intermedia.
Una via di mezzo è quella
individuata dalla la Norma UNI, promulgata dall' Ente Nazionale
Italiano di Unificazione (www.uni.com)
Superata la fase di progettazione, è ora ufficialmente in vigore la Norma UNI
11476:2013 "Figure professionali operanti nel campo della Fotografia e
comunicazione visiva correlata – Requisiti di conoscenza, abilità e
competenza", dal 7 febbraio 2013.
A partire dal dicembre 2013, e' possibile chiedere certificazione ai sensi di
tale norma.
Al Gruppo di Lavoro che ha elaborato la norma abbiamo partecipato noi di
Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TAU Visual (in veste di
Relatori, cioè materiali estensori del testo di norma), i colleghi di
Confederazione Nazionale dell’Artigianato CNA – promotori e motore iniziale
della norma stessa – di Confartigianato Fotografi, di AscoFoto Unione
Confcommercio, di AIF – Associazione Italiana Foto Digital Imaging, più il
CNCU - Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti, e la FAC Federazione
Associazioni Certificazione.
La Norma pubblica UNI (e leggi con attenzione il successivo capitoletto su cosa
si intende per Norma) porta ad un'univoca definizione dell'attività fotografica
professionale, in modo che esista uno strumento riconosciuto, ufficiale per la
descrizione dell'attività professionale fotografica.
Secondo la Direttiva Europea 98/34/CE del 22 giugno 1998: "norma" è
la specifica tecnica approvata da un organismo riconosciuto a svolgere attività
normativa per applicazione ripetuta o continua, la cui osservanza non sia
obbligatoria e che appartenga ad una delle seguenti categorie:
Cosa significa, ciò?
Che la Norma in questione non
rappresenta né una legge (a cui si sia obbligati ad aderire), né – da sola -
un certificato (perché la certificazione implica il controllo di terzi), ma
semplicemente l’analisi di quello che si intende per attività professionale
fotografica.
Serve quindi per dare una descrizione, e non un’imposizione.
Un po’ come il definire "l’indirizzo" di un posto: se di una
destinazione indico la città, il cap, la via ed il numero civico ho ottenuto,
finalmente, di chiarire "dove stia" quel posto; il che è molto meglio
dell’assenza di indicazioni, sia per chiarezza che per comodità.
Ma quell’indirizzo, che ho finalmente definito, non mi obbliga ad
andare in quel posto (non è una legge), e non mi porta – da solo – in quel
posto (non è un’abilitazione)
Questo passo - che non pone alcun "picchetto" di ingresso alla
professione, né rappresenta alcuna restrizione alla libera concorrenza
(l'adesione alla norma è volontaria) - permette semplicemente di avere un
riferimento ufficiale e confrontabile di cosa sia
descrivibile come professione fotografica (e, per converso, di cosa resti
all'esterno di questa definizione).
Il tema è in realtà davvero molto sfaccettato; se desideri approfondirlo, puoi farlo alle pagine:
www.fotografi.org/uniwww.fotografi.org/certificazione
Se lo desideri, Se poi desideri
ricevere anche una descrizione analitica dei contenuti della Norma, puoi
scrivere un'email alla casella associazione(chiocciola)fotografi.org, indicando
come oggetto: "mandatemi documentazione sulla Norma UNI" e ti
verra' inviata la documentazione piu' appofondita sull'argomento, e cioè la
descrizione e la spiegazione della norma stessa.
Concetti basilari per non farsi confondere:
"Regolamentazione" che è diversa da "Normazione" che è diversa da "Certificazione"
C’è (e ci sarà) molto
dibattito attorno a questi argomenti.
Probabilmente, succederà quello che spesso capita attorno ai temi complessi: la
maggior parte delle persone – che comprensibilmente non ha tempo e/o
voglia di approfondire le cose – ne discuterà emozionalmente, ma in
modo disinformato.
Così, la maggior parte delle persone si farà un’idea di questi temi
piuttosto fumosa.
E, purtroppo, chi ha sentimenti forti - ma idee confuse - potrà essere
facilmente "intortato" da chi vorrà ottenere dei vantaggi da questa
approssimazione di concetti.
Per questo motivo (cioè, per non essere presi in giro) è importante avere ben
chiaro il significato dei termini che vengono usati nel parlare di questa cosa.
Spesso questi termini vengono usati in maniera disinvolta e, come il
gioco delle tre carte, confondono l’osservatore, passando delle
"sensazioni", ma che non corrispondono poi a verità.
Allora.
Per "regolamentazione"
di un’attività si intende una serie di interventi amministrativi miranti a
controllare l’operato degli agenti economici di quello specifico settore. La
regolamentazione pone delle regole obbligatorie all’accesso ed esercizio dell’attività.
Si tratta della soluzione che vorrebbero i colleghi favorevoli all’idea di
Albo, e che significherebbe il controllo dell’accesso alla professione
fotografica, che verrebbe permessa solo al rispetto di quelle regole; ma si
tratta anche di una via non più percorribile, per omogenea e sovranazionale
volontà sociale e politica di deregolamentare tutte le attività che non
richiedano protezione della collettività. Se quindi senti parlare di
"regolamentazione" dell’attività professionale fotografica, sappi
che attualmente è come se si stesse parlando di Babbo Natale.
Che la si voglia o non la si voglia, non si può.
"Normazione", invece, nel nostro caso significa che si procede ad individuare la descrizione di quello che – nella normalità dei casi – rappresenta l’esercizio dell’attività fotografica e di cosa, di norma, appunto, significhi svolgere professionalmente l’attività. Come si spiegava al capitoletto "una via alternativa", questo significa però che viene semplicemente fatta una analisi ufficiale di cosa comporti essere fotografi, senza che il contenuto della norma rappresenti in sé un obbligo. Come nell’esempio fatto nel capitoletto precedente, si ha a questo punto l’indicazione di cosa dovrebbe essere il fotografo, che equivale ad avere un indirizzo, che definisca "dove sta di casa" la fotografia. Ma la Norma non è (e non potrebbe esserlo, come spiegato) un modo per impedire a qualcuno di esercitare l’attività, o per obbligarlo a farla in una determinata maniera.
"Certificazione"
significa invece che una qualche struttura analizza le caratteristiche del
professionista, e certifica – cioè garantisce in forma certa – quello che
ha controllato.
Ora, nel caso dell’attività fotografica l’idea di
"certificazione" riapre in pieno un tema identico a quello sull’Albo
professionale, e cioè:
a) Da un lato, il fatto che esista un controllo da parte di strutture
"certificanti" esterne consentirebbe di distinguere chi si occupa con
serietà di questa professione, da chi invece dice solo di farlo, senza davvero
essere qualificato.
b) Dall’altro, viene spontaneo chiedersi a chi davvero giovi tutta la
girandola (ed il mercanteggiare) di formazione e certificazione, attorno ad una
professione, come quella fotografica, si basa principalmente su fattori come
creatività e genialità, certamente poco censibili in una
"certificazione".
Cosa succede adesso?
La Norma è stata ufficialmente
pubblicata da UNI il 7 febbraio 2013: Norma UNI 11476:2013 - "Figure
professionali operanti nel campo della Fotografia e comunicazione visiva
correlata – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza".
Come descritto (se hai qualche dubbio rileggi il testo poco più su) la Norma
non è un’imposizione, e nessuno è obbligato ad aderirvi. Si tratta di una
Norma ad adesione volontaria.
Anche in forza della specifica legge 4/2013 "Disposizioni in
materia di professioni non organizzate", si genera una ampia offerta di
soggetti certificanti che, abilitati dall’Ente Italiano Accreditamento
Accredia, potranno rilasciare certificazioni ai singoli professionisti.
Si possono trovare diversi enti di certificazione (cerca "certificazione norma uni 11476"
con Google); controlla, tuttavia, che l'Ente a cui ti rivolgi non solo sia Ente
genericamente accreditato da Accredia, ma abbia ottenuto specifica
autorizzazione da Accredia alla certificazione specifica della figura del
Fotografo (certificazione personale a norma 17024 - e accreditamento specifico
per Norma UNI 11476)
A questo punto:
1) Chi si ritiene non
interessato, potrà semplicemente ignorare il tutto. Non esiste alcun obbligo!
2) Se sei socio di
un'Associazione professionale, la tua Associazione (noi lo faremo per i nostri
Soci) potra' fare per te un'attestazione intrassociativa, che NON coincide con la
certificazione a norma UNI, ma che contiene diverse indicazioni a garanzia
dell'utente (e il riferimento al fatto che - eventualmente - esista una tiua
certificazione Uni)
3) Chi desidererà avere una certificazione ufficiale della sua attività
"a Norma", lo potrà fare (a pagamento) rivolgendosi agli Enti
Certificatori accreditati a loro volta da Accredia.
Per la profonda conoscenza della Norma in sé (ne abbiamo curato la stesura del testo), come TAU Visual daremo gratuitamente supporto e consulenza ai nostri Soci sull’interpretazione della Norma stessa.
In un mondo
"vecchio", l'argomento della regolamentazione, certificazione e
normazione della professione fotografica sarebbe stato un tema semplice. Si
sarebbe potuto dire: "si fa così, punto e basta".
Nell'attuale mondo (sociale, professionale, politico) le cose sono invece
più complesse, e non esiste "la risposta giusta" perché esistono
davvero istanze diverse, tutte fondate.
Probabilmente, la strada della "Norma" (descrizione utile
all'orientamento, ma non obbligatoria) è la mediazione al momento attuale più
accettabile, proprio in forza della volontarietà nella sua adozione.
Per chi fosse interessato allo sviluppo del tema, consigliamo caldamente i due
canali di approfondimento già citati:
La VERA risposta sta nella
conoscenza dei termini della questione, in modo da evitare di farsi irretire da
descrizioni demagogiche o fuorvianti.
E, visto che si convive con istanze diverse, la vera risposta sta anche nella
capacità di comprendere l'altro.