INTRODUZIONE ALLA SCELTA
DEL SETTORE PROFESSIONALE

 

 


COSA TROVI IN QUESTO TESTO

Questo breve estratto è una sinteticissima carrellata complessiva per farsi un'idea di quali difficoltà e possibilità offra ciascun settore in fotografia
Nel testo viene quindi fatta una rassegna su quello che puoi aspettarti da ciascuno dei settori più comuni: quanti soldi ti servono, quanti ne potresti guadagnare, che difficoltà di introduzione puoi trovare, quanto tempo ci vuole per partire, ed altre cose di questo genere.
Il testo è un breve estratto dal "Manuale di Introduzione alla Fotografia Professionale" di TAU Visual. Le indicazioni piu' complete sono contenute nel manuale stesso o nella zona riservata del sito www.assistenti.com

In questo estratto riassuntivo NON VENGONO CONSIDERATI molti aspetti, compresi invece nella trattazione completa (sono esclusi voci come: Investimento necessario; Validità della concorrenza; Aspettative economiche; Possibilità di evoluzione; Interesse professionale, ed altro.)

I CAMPI SPECIFICI
Consideriamo, per amore di sintesi:
1) Commerciale
2) Pubblicitaria
3) Moda
4) Agenzia e free lance
5) Matrimonio e cerimonie
6) Ritratto
7) Reportage sociale
8) Natura
9) Viaggio
10) Architettura ed arte

1) FOTOGRAFIA COMMERCIALE

Per fotografia commerciale si intende la realizzazione di servizi fotografici destinati a cataloghi, depliant, stampati descrittivi o di promozione locale. Il genere fotografico prevalente è lo still life, cioè la realizzazione di immagini di studio, a cui si aggiungono una minoranza di riprese in  esterni e di riprese animate (cioè con persone).
Tempo di introduzione
Si tratta di un genere che consente un'introduzione medio-lenta, dato che la concorrenza è relativamente agguerrita.
Essendo necessaria una discreta competenza tecnica e l'investimento di una certa somma (vedi punto c), il settore si presta piuttosto poco all'introduzione graduale.
Rende relativamente più lento il meccanismo di introduzione il fatto che molte delle attività nascenti, di fotografi professionalmente giovani ma poco formati sul piano imprenditoriale, tendono a svendere i loro servizi praticamente sottocosto, rovinando il mercato dei lavori più semplici ed abbordabili. Il problema con le relative conseguenze e soluzioni è affrontato nel terzo capito del Manuale.
Mediamente, è comunque valutabile un tempo di introduzione da due a quattro anni.
Zone di attuabilità
Dopo la fotografia per privati (matrimonio e ritratto), la fotografia commerciale è il settore di maggior universalità nell'introduzione. Fatta eccezione per alcune zone depresse al sud e per quelle spiccatamente agricole o montane, quasi tutte le province d'Italia sono adatte all'avviamento di un'attività fotografica commerciale.
Zone preferibili sono i bacini di utenza posti nelle vicinanze dei grandi centri (zone limitrofe a Milano, Torino, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, eccetera) e tutte le zone con buona concentrazione di piccole e medie imprese.
A dispetto di quanto non si creda comunemente, le grandi città, Milano in testa, non rappresentano una soluzione felice per l'insediamento di un'attività fotografica commerciale; se da un lato è infatti vero che in questi centri si trovano numerosissimi potenziali clienti, d'altro canto il numero di fotografi che propone i propri servizi a queste ditte è più che proporzionale al numero dei clienti, col risultato che la "fetta di torta" spettante a ciascun operatore è mediamente meno appetibile di quella caratteristica di zone meno centrali, purché mediamente attive.
Una delle zone più fiorenti per la fotografia commerciale è il triveneto nel suo complesso.
Saturazione del mercato
Quasi tutte le zone ad alta densità industriale sono anche piuttosto inflazionate sul piano della presenza di fotografi professionisti. Come già accennato, è un errore il credere che le maggiori città, Milano in testa, rappresentino in assoluto la miglior postazione per un'attività di fotografia commerciale: ad una notevole concentrazione di ditte fà contrappunto una più che proporzionale concentrazione di fotografi, in clima di fortissima competizione fra di loro. Nei piccoli centri, peraltro, è piuttosto radicato un clima di continuo ribasso delle tariffe, ovviamente deleterio alla corretta conduzione dell'attività.
Mediamente parlando, il settore specifico della fotografia commerciale può dirsi piuttosto pesantemente inflazionato. Il sempre rinnovato spazio per l'introduzione di altri professionisti deriva dalla possibilità che il nuovo arrivato "scalzi" un professionista già attivo, ma di scarsa capacità.
Possibilità di riuscita
La fotografia commerciale è un settore a rischio medio.
La percentuale di fallimento (inteso come mancato raggiungimento dell'obiettivo prefisso) è mediamente del 15-18%.
Si raggiungono punte del 30% per le attività lanciate su Milano, mentre si scende ad un 10% nei centri medio-piccoli.

2) FOTOGRAFIA PUBBLICITARIA

Col termine "fotografia pubblicitaria" intendiamo descrivere in queste pagine la branca professionale che si occupa della realizzazione di immagini destinate a pagine pubblicitarie ed affissioni, e che rappresentino la concretizzazione di investimenti promozionali con budget alto o medio-alto.
La divisione di questa branca da quella precedentemente trattata (fotografia commerciale) è solo apparentemente fittizia: in realtà è abbastanza sostanziale.
Per certi versi, è vero che la fotografia pubblicitaria sembra essere la normale integrazione della fotografia commerciale o, forse, semplicemente come un'applicazione specifica di quest'ultima.
Tuttavia, in moltissimi casi i due mondi tendono a separarsi, finendo col generare una vera e propria specializzazione a se stante (basata anche sulla diversità delle competenze e delle tariffe), tale che raramente il fotografo pubblicitario dedica molto tempo alle immagini più apertamente commerciali, e forse ancor più raramente il fotografo commerciale riesce a garantirsi lavori pubblicitari veri e propri.
Anche le regole di mercato mutano a questi due differenti livelli, consigliando di trattarli separatamente, come è stato fatto.
Tempo di introduzione
Si tratta di un fattore pesantemente aleatorio.
Mediamente, il tempo necessario ad una discreta affermazione è piuttosto lungo (dai 5 ai 10 anni), ma le eccezioni sono numerosissime e significative. I fattori in grado di arrestare od accelerare l'introduzione sono in buona misura imponderabili ed indipendenti dalla statura professionale del fotografo, tanto e vero che moltissimi professionisti di buone capacità stentano a decollare in questo settore o non vengono neppure notati, mentre un numero non indifferente di professionisti già introdotti non ha - oggettivamente parlando - delle qualità molto superiori a quelle di altri colleghi.
Di base, è indispensabile una reale padronanza del mezzo, oltre che una discreta dose di creatività dalle concrete applicazioni commerciali (cioè un gusto non eccessivamente riconoscibile e monotono). Una buona personalità e, spesso ma non sempre, una competenza per un settore bene specifico sono fattori d'aiuto. Pressoché indispensabile è il lavorare su Milano od in un'altra piazza molto significativa.
Zone di attuabilità
Uno dei più frequenti motivi di delusione dei professionisti di livello medio-alto operanti in zone mediamente periferiche (come città, ad esempio, delle dimensioni di Bologna, Prato, Pescara, ecc) è la constatazione che, pur essendo in grado di offrire servizi effettivamente di livello elevato, quando si tratta di considerare le campagne pubblicitarie più interessanti - sia professionalmente che economicamente - i clienti tendono a gravitare sempre su Milano.
Nonostante venga offerta praticamente "in casa" una fotografia di pari qualità, è difficile far accettare al cliente l'idea di servirsi di un professionista locale.
Il fenomeno è fastidioso, ma innegabile ed ormai radicato.
I motivi di questo stato di cose vanno ricercati in due differenti componenti, uno di carattere oggettivo ed uno di carattere soggettivo.
a) Sul piano oggettivo, molto spesso l'agenzia pubblicitaria investita della responsabilità di curare gli interessi del cliente che si affida ad essa preferisce "giocare sul sicuro", servendosi di professionisti di chiara fama, noti a livello nazionale, per poter dimostrare al cliente di avere utilizzato per la sua pubblicità il meglio di quanto il mercato era in grado di offrire. Così, anche se l'immagine fotografica necessaria alla campagna avrebbe potuto effettivamente essere realizzata anche da un fotografo disponibile nelle vicinanze, l'agenzia preferisce rivolgersi ad un "nome" famoso sulla piazza di Milano (o altre piazze europee), in modo che non possa essere assolutamente contestabile la sua scelta.
In questi casi, avrebbe ben poca importanza risparmiare qualcosa sulle prestazioni del fotografo, se questo risparmio potesse significare per l'agenzia il rischio di sentirsi rimproverare di non avere scelto l'optimum.
b) Sul piano soggettivo, invece, interviene semplicemente un fattore di "snobismo", in virtù del quale il cliente appare essere gratificato all'idea di servirsi delle prestazioni di un professionista esterno; il fenomeno si ripete con identica configurazione anche a danno dei professionisti affermati operanti su Milano, i quali - per numerosissime campagne importanti - si vedono spodestati e superati da altri fotografi di Parigi, Londra, New York. Se Milano è il centro della pubblicità italiana, resta pur sempre la "periferia" su scala mondiale, e non è raro che, per lo stesso meccanismo visto al precedente punto, il lavoro venga passato ad un fotografo straniero affrontando anche i costi di trasferta, anche se sulla piazza si sarebbe certamente potuto trovare un professionista di pari capacità.

Indipendentemente dalle cause, tuttavia, la difficoltà dell'avviamento in periferia di un'attività fotografica pubblicitaria ad alto livello è un dato di fatto; la quasi totalità delle iniziative in questo senso è destinata a colpire l'obiettivo più in basso delle aspettative del fotografo.
Concretamente, pur essendo possibile lavorare per il settore pubblicitario anche al di fuori di Milano, occorre aspettarsi una continua "fuga" di molti dei lavori interessanti verso questa città, anche se lo studio fotografico periferico fosse in grado di offrire servizi di qualità uguale o superiore a quelli ottenibili a Milano.
L'attività di fotografo pubblicitario è dunque avviabile nelle zone di maggior vivacità pubblicitaria (oltre a Milano, molto distaccate seguono le province di Torino, Roma, Bologna, Firenze, Verona, Treviso, Padova, e altre). In ogni caso, bisogna attendersi da queste ultime zone una risposta d mercato che collocherà lo studio con ogni probabilità a cavallo fra la fotografia commerciale e quella pubblicitaria, rendendo necessaria per lo meno l'attività di un agente sulla piazza di Milano volendo incrementare e potenziare quest'ultima componente.
Saturazione del mercato
Il mercato della fotografia pubblicitaria non si può definire "saturo", dato che si autolimita.
Di fatto - e per la definizione che ci siamo dati di questo settore - il novero dei fotografi effettivamente definibili come "pubblicitari" corrisponde per certi versi alla frangia più affermata dei professionisti, ed il numero di questi si dilata o si restringe automaticamente in funzione delle tendenze di mercato.
Le fortune di questo settore fotografico sono intimamente e profondamente connesse alla contingenza economica. In fase di recessione industriale si assiste ad una significativa contrazione del mercato dei fotografi pubblicitari, ed una riduzione del fatturato di ciascuno di essi. Viceversa, in fase di boom economico (anche settoriale), si assiste ad un'espansione della branca specifica.
Curiosamente, ma in modo molto sintomatico di questo legame, l'andamento della fotografia pubblicitaria segue grossomodo la curva a media mobile a 180/360 giorni dell'andamento dell'indice MIB (indice di borsa).
Possibilità di riuscita
Per ovvio corollario di quanto descritto, la percentuale di riuscita è bassa, assestata sempre sotto il 10% delle attività.

3) FOTOGRAFIA DI MODA

La fotografia di moda è il settore che più spesso affascina operatori e non, attraendo come un miraggio di successo professionale.
Alla formazione di questa sensazione ha certamente contribuito quella "finestra" di boom della moda italiana verificatasi a cavallo degli anni ottanta, periodo durante il quale l'espansione e la fortuna contingente del fenomeno italiano del pret-a-porter ha generato imperi economici attorno agli stilisti e figure da mito attorno a fotografi addetti ai lavori in quel settore.
Ridimensionatosi il fenomeno di mercato, l'alone di fascino legato al settore di specializzazione si è ridotto, pur lasciando un'indelebile traccia di interesse a moltissimi livelli.
Riuscire a considerare con oggettività le possibilità e la portata di un eventuale passo in questa direzione può essere utile tanto al professionista in cerca di evoluzione quanto al neofita in cerca di una prima specializzazione.
Tempo di introduzione
Il settore della fotografia di moda è il regno dell'imponderabile.
Il mercato è in realtà abbastanza ristretto (pochi operatori economici di rilievo), e notevolissima è la percentuale di aspiranti fotografi nel settore.
Il tempo di introduzione, di conseguenza, è mediamente uno dei più lunghi; la media, tuttavia, risulta allungata dal fatto che sono frequentissimi i casi di insuccesso quasi totale, nei quali vengono spesi anni ed anni nel bussare a porte che di fatto non si apriranno mai. Per contro, abbastanza frequente è il caso di carriere fulminanti, partite (e spesso anche bruciate) nel giro di due o tre anni.
Pane al pane e vino al vino. In questo settore, ove la sproporzione fra offerta e domanda è enorme, la conoscenza personale di qualche addetto ai lavori ha un'importanza veramente decisiva nel rendere accettabile il tempo di introduzione o, addirittura, nel rendere possibile tale introduzione. Se da un lato è vero che la "spintarella" non è sufficiente per mantenere sulla breccia un fotografo che, dopo si dimostrasse incapace ed indegno della fiducia accordata, dall'altro bisogna ammettere che il meccanismo della conoscenza diretta è in assoluto quello mediante il quale più frequentemente si accede a qualche lavoro interessante, in grado di innescare la spirale dell'evoluzione professionale. Per conoscenza personale non si intende necessariamente il grado di parentela con la redattrice di moda, ma anche tutte le conoscenze occasionali maturate in ambiente collaterali al lavoro. E' da questa considerazione che nasce una particolare vivacità degli ambienti "mondani" orbitanti attorno alla moda ed alla creatività collegata: sono contatti utili alla professione, oltre che stimolanti sul piano creativo e cognitivo delle tendenze.
Prendendo a prestito una definizione filosofica, la conoscenza personale è condizione necessaria ma non sufficiente. Meglio: non sufficiente, ma necessaria.
Zone di attuabilità
Aspirando ad una reale specializzazione nella fotografia di moda, in Italia la scelta deve obbligatoriamente cadere sulle zone di Milano, Firenze, Roma.
Interessanti specializzazioni intermedie (a cavallo fra la fotografia di moda vera e propria e quella di moda-commerciale) si ottengono anche operando in molte zone del Veneto, della pianura Padana, della Toscana, di alcuni punti del centro Italia, e marginalmente nel biellese, nel comasco ed in bacini di utenza simili: zone, cioè, nelle quali una discreta concentrazione di industrie manifatturiere specializzate in alcune fasi della lavorazione riesce a fornire la possibilità di un leggero orientamento della fotografia commerciale verso il versante merceologico legato alla moda.
Saturazione del mercato
E' uno dei settori più saturi in assoluto, battuto in negativo solo da alcune frange della fotografia editoriale e di viaggio.
Il rapporto domanda-offerta è patologicamente sproporzionato, il che favorisce marcati fenomeni di inflazione dei componenti.
Possibilità di riuscita
Minime.
A differenza di altri settori, non sono rilevabili percentuali affidabili, dato che è assai arduo censire i tentativi in questo settore.
Per estrapolazione e proiezione, si può comunque indicare la percentuale di effettiva riuscita inferiore al 5%.
Migliori possibilità (intorno al 40%) per un'introduzione nel settore marginale della fotografia di moda/commerciale (vedi punto b).

4) FOTOGRAFIA FREE LANCE E TRAMITE AGENZIA

Con il termine "fotografia free lance e tramite agenzia" NON intendiamo definire, in questo testo, la fotografia di reportage sociale e di cronaca, espressamente descritta più avanti.
In questa presentazione si fa cenno alla "fotografia free lance" intendendo quella frangia di produzione di immagini che avviene senza committenza diretta, cioè senza avere un cliente che in specifico commissioni il lavoro per sé; dunque, tutte quelle produzioni eseguite dal fotografo di sua spontanea volontà, per poi proporle ai potenziali clienti, editoriali o commerciali.
Specialmente per gli utilizzi commerciali, il contatto diretto fra fotografo e cliente sarebbe pressoché impossibile - per questo genere di fotografia - se non esistesse la mediazione di agenzie d'archivio che, trattenendo in deposito le immagini di molti fotografi, le propongono ai potenziali clienti, incassando il compenso per la pubblicazione per stornare poi una cospicua percentuale al fotografo autore dell'immagine (solitamente, al fotografo va dal 40 al 70% della cifra pagata dal cliente all'agenzia. La media e' del 50%; le agenzie che vendono on line pagano al fotografo percentuali piu' basse, spesso attorno al 20 - 30%).
Le immagini prodotte possono (e devono) essere dei generi più disparati: spiagge assolate, belle ragazze, uomini impegnati nei loro lavori, bambini, coppie, paesaggi spettacolari, immagini d'effetto, reportage non legati alla stretta esigenza di cronaca, immagini di costume, e così via.
Ci si riferisce dunque a questo genere di fotografia quando in questo testo si parla di fotografia free lance.
Tempo di introduzione
Più che di tempo di introduzione vero e proprio si dovrebbe parlare di un "tempo di avviamento". Caratteristica di questo modo di lavorare - molto diffuso e conosciuto all'estero, ma abbastanza inconsueto in Italia - è infatti quello di accumulare un cospicuo numero di immagini da archivio, contando non solo e non tanto sull'immediata vendibilità del servizio che si sta realizzando di volta in volta, quanto sull'utilizzabilità anche delle singole immagini, da parte di più clienti in tempi successivi.
Per questo motivo, e per il fatto che nella maggior parte dei casi queste immagini vanno affidate ad un'agenzia, non ci si deve più basare sul fatto di essere "conosciuti" dai clienti, quanto sul potere contare su di un proprio insieme di immagini tanto ampio da consentire delle valide vendite, abbastanza frequenti da rappresentare un vero lavoro.
Non è possibile indicare dati assoluti, poiché la vendita delle immagini è legata anche a fattori soggettivi (qualità delle foto, pertinenza col mercato, introduzione dell'agenzia), oltre che oggettivi.
Mediamente, tuttavia, occorrono circa 10.000 immagini (contando anche le varianti utilizzabili e differenziate dello stesso scatto, come sarà spiegato) per poter iniziare a vedere i frutti concreti del proprio lavoro. Con 3.000-4.000 immagini si possono avere le prime vendite, ma niente di davvero continuativo e sostanzioso.
Nel caso del microstock (vedi www.fotografi.org/microstock) , per le agenzie che effettuano una selezione reale, il numero di immagini apparentemente scende drasticamente; in realta' perche' siano accettate poche centinaia di immagini occorre spesso sottoporne diverse migliaia.
Tradotto in termini di tempo, occorrono dai due ai cinque anni perché l'attività vada "a regime", potendo eventualmente sostituirne un'altra.
Ciò che, tuttavia, è particolarmente interessante e caratteristico solo di questo genere di fotografia è la possibilità di iniziare l'attività dedicandosi ad essa con un impegno part-time, ad esempio a metà tempo.
Pur essendo necessario un impegno serio e costante (le immagini da realizzare devono essere di significativa qualità, e non poche), non esiste quasi il fattore tempo dettato dal cliente. Il fotografo, in una parola, dosa il suo tempo e la sua attività in funzione delle proprie esigenze, e non di quelle del cliente.
Ad attività avviata, questo vantaggio di introduzione "progressiva" si traduce in un tipo di impegno cadenzato dai ritmi dettati dal professionista, e non dal mercato. Desiderando lavorare da mezzogiorno a mezzanotte, nessuno impedirà di decidere il periodo delle proprie ferie per il mese di maggio o di gennaio, invece che in agosto, come i più sono costretti.
Zone di attuabilità
Altro indiretto vantaggio di questo genere di fotografia è l'attuabilità senza particolari limiti geografici.
Evidentemente, risultano favorite quelle attività condotte in vicinanza dei grandi centri di distribuzione (ancora una volta, Milano in testa, seguita da Roma e Torino), ma si tratta di un'agevolazione minima, se rapportata agli scompensi di fattibilità propri di altri settori professionali.
Di fatto, il free lance che lavori tramite agenzia deve periodicamente visitare la o le sua/e agenzia/e, sia per l'apporto di nuovo materiale, sia per scambiare qualche parola con i responsabili, ed eventualmente controllare di tanto in tanto gli estratti conto.
Tuttavia, tutto ciò si traduce in uno spostamento ogni tre, quattro mesi, tranquillamente abbinabili ad altri "giri" programmati per le riprese.
Saturazione del mercato
In Italia i professionisti orientati verso questo genere di produzione fotografica sono relativamente pochi, in rapporto all'estensione del fenomeno sul mercato.
Sull'intero mercato fotografico, quote oscillanti fra il 30% ed il 70% (fotografia editoriale) e stabilizzate attorno al 35% (fotografia commerciale) sono mediate dalle agenzie d'archivio; eppure, i fotografi italiani realmente specializzati nel settore sono ancora in proporzione molto meno. Tutta la quota di carenza viene assorbita dalle immagini prodotte all'estero, da professionisti stranieri, che - infatti - rappresentano la maggioranza assoluta dei nomi rappresentati nelle nostre agenzie d'archivio.
Il mercato, nel suo insieme, risente poi della stessa relativa contrazione propria degli altri settori. Tuttavia, sono il canale distributivo e l'approccio alla professione ad essere ancora poco sfruttati dai fotografi italiani.
Possibilità di riuscita
Ferma restando la necessità di una qualità elevata e di un'interpretazione intelligente delle esigenze del mercato, le possibilità di riuscita nel settore sono molto buone (oltre il 65%).
Giocano a favore del fotografo sia il tempo, dilatabile a seconda delle proprie esigenze e delle proprie capacità, sia il fatto che non occorre avere una particolare "grinta" commerciale, dato che il contatto diretto con il cliente viene gestito dall'agenzia, e non dal fotografo. Quest'ultimo fattore aiuta in maniera sensibile quei professionisti che, pur particolarmente validi sul piano tecnico e fotografico in generale, non sono molto portati per il contatto con la clientela e risultano spesso soffocati dall'intraprendenza commerciale dei concorrenti più decisi, negli altri settori fotografici professionali.

5) FOTO DI MATRIMONIO E CERIMONIE

Si tratta di un genere di fotografia ingiustamente giudicato di serie "B" da molta letteratura. Di fatto, gran parte del professionismo che non graviti sulle grandi città, poggia le sue basi proprio su questo genere di fotografia.
La fotografia di matrimonio o, in genere, per una clientela di privati (donde la definizione usata d'ora in poi come "fotografia per privati") offre in realtà spazio e possibilità per eccellenti spazi di specializzazione, e per ragguardevolissimi obiettivi economici.
Tempo di introduzione
Mediamente parlando il settore ha un tempo di introduzione abbastanza snello, a patto di poter offrire una qualità effettivamente superiore a quella della concorrenza.
In positivo, rispetto ad altri settori, è il rischio molto minore di ostacoli e difficoltà aleatorie, non controllabili; in alcuni altri settori (editoria e moda in testa), oltre alla capacità professionale conta in buona misura la possibilità di avere il contatto buono al momento opportuno. Per la fotografia per privati, invece, questo fattore imponderabile ha una rilevanza molto inferiore, lasciando un maggiore spazio alla propria capacità.
Concretamente, il tempo di introduzione per un bravo operatore oscilla dai due ai quattro anni. Tenendo presente la fortissima stagionalità del settore (settembre e primavera i due "momenti forti"), il primo anno è sempre dedicato ad un approccio iniziale, di piccola penetrazione del mercato. E' un buon risultato medio, per il primo anno, giungere ai 15-25 servizi.
Il secondo anno è quello maggiormente indicativo: un'attività valida e ben promozionata deve fare un balzo di almeno il 30% (20/35 servizi), in alcuni casi anche di più. Verso il terzo anno ci si dovrebbe assestare attorno ai 40-50 servizi, livello attorno al quale si può restare (se le proprie prestazioni sono di alto livello e quindi offrono una buona marginalità di utile), o dal quale si può lentamente ascendere, fino ai livelli per i quali si debba necessariamente servirsi di altri fotografi di appoggio, per l'impossibilità di seguire personalmente i matrimoni.
I tempi di introduzione possono essere rallentati da alcuni rari fenomeni di "baronia" di alcuni studi fotografici strapotenti, che tendono ad assorbire tutto il mercato.
Zone di attuabilità
In assoluto, tutta Italia.
Le zone del Sud sono più propizie di altre, sia per la tendenza della clientela a spendere anche cifre molto elevate per il servizio fotografico sontuoso, sia per una concorrenza di qualità mediamente non elevatissima.
Una piazza quasi altrettanto buona per questo settore specifico è il Triveneto.
A dispetto di ciò, va anche rilevato, tuttavia, che proprio al Sud e nel Triveneto si incontra la maggior parte dei professionisti più validi in assoluto, relativamente a questo genere di specializzazione.
Saturazione del mercato
Il problema della saturazione è molto meno avvertibile in questo settore, rispetto ad altri. Pur essendo molti gli operatori, in assoluto, la possibilità di "scalzare" altri fotografi di qualità o di capacità promozionale scarse è ancora piuttosto alta.
Pur tenendo presente che il trend fino all'anno 2015 è di relativa contrazione del mercato, lo spazio è relativamente sufficiente.
Unica nota negativa, i fenomeni di strapotenza di alcuni professionisti molto ben introdotti nel tessuto locale, con situazioni molto simili al dumping.
Possibilità di riuscita
Le possibilità sono eccellenti, e molto meno influenzate da fattori aleatori come fortuna o conoscenze personali.
Con una discreta preparazione tecnica ed umana, statisticamente riesce ad avviare normalmente l'attività oltre l'85% dei neo-professionisti di settore.

6) FOTOGRAFIA DI RITRATTO

Molto soventemente si tende ad attribuire al genere del ritratto lo "spessore" di un settore professionale vero e proprio.
Questa tendenza deriva dal grande interesse che -normalmente - il fotografo nutre per la fotografia che ritrae le persone, indipendentemente dalla natura professionale od amatoriale dell'attività.
Di fatto, pur essendo il ritratto un significativo genere fotografico, non può correttamente essere definito come un settore professionale, intendendo come "settore" un terreno sul quale esistano regole promozionali e di mercato simili fra loro, tali che sia possibile orientare la propria attività professionale in quelle direzioni.
In sostanza, la fotografia di ritratto NON è un settore, ma semplicemente un genere che a sua volta rientra in diversi settori professionali veri e propri.
Il, ritrattista che di fatto lavori nella bottega di provincia e realizzi dei bellissimi ritratti alle persone del posto, rientra nella specializzazione di fotografia per privati (paragrafo 5).
Il ritrattista che fotografi modelle od aspiranti tali, e che realizzi immagini commerciali per cataloghi ed editoriali del settore della cosmesi, è un fotografo di beauty, e rientra nella casistica della fotografia di moda (paragrafo 3).
Il ritrattista che ami fotografare le persone nel loro contesto e nella loro vita, è un fotografo dedicato al reportage sociale (paragrafo 7) che può sperare di guadagnare di più differenziandosi un poco come free lance (paragrafo 4).
E così via.
I fotografi che vivono esclusivamente come fotografi di ritratto di personaggi famosi, e cioè i ritrattisti per eccellenza, sono decisamente pochi, e non rappresentano un "mercato", od un settore di specializzazione. Si tratta di un orientamento specifico nato da altri settori professionali; per questo motivo, per l'analisi della dinamica di questo genere (e non settore professionale) si fa rimando alle altre voci contemplate in queste pagine.

7) REPORTAGE SOCIALE E GIORNALISTICO

Per reportage sociale e giornalistico si intende qui definire tutto il complesso di fotografie il cui intento è quello di "raccontare"; quindi, ritrattistica ambientata, reportage di cronaca, fotografia di documentazione, immagine di denuncia, servizi fotogiornalistici, e mille altri modi di servirsi della fotocamera per fare, sostanzialmente, del giornalismo.
Evidentemente, l'impiego principe di questo materiale è rappresentato dai canali editoriali (eventualmente ma non necessariamente raggiunti con la mediazione di un'agenzia). Per forza di cose, possibilità e limiti del settore sono legati alle sorti dell'editoria.
Tempo di introduzione
Raramente si tratta di tempi brevi.
Riferendosi al cursus medio, la situazione più comune in assoluto vede un periodo di "gavetta" anche di diversi anni, ed un'introduzione abbastanza faticosa, data la relativa povertà del settore e la difficoltà a pagare compensi decenti, specie in fase di attività nascente.
E' sensato preventivare da quattro ad otto anni di attività in fase di rodaggio; in questo periodo si lavora, ma le soddisfazioni ed i compensi solo di rado sono particolarmente gratificanti.
Zone di attuabilità
Per sua natura, il settore implica una disponibilità al continuo spostamento.
La zone in cui si risiede, dunque, può favorire l'attività, se si tratta di una zona ben collegata, se vicina ai centri dove accadono i fatti più importanti, ove si concentrano le tensioni ed i problemi della società. Tuttavia, non si può parlare di zone che consentano l'esercizio dell'attività e di altre che l'impediscano. Di fatto, il fotoreporter più attivo si sposta tanto di sovente da rendere non determinante (nei limiti del buon senso) la scelta della sede di partenza.
Ovviamente, città come Milano e Roma sono preferibili, subito seguite da tutti i grandi centri. La preferibilità, comunque, è più che altro legata all'interesse della realtà locale (nei primi tempi della professione) ed alla facilità nei collegamenti (nella successiva fase di buon avviamento dell'attività).
Al di là di questo, ed accettando qualche disagio in più, ogni zona d'Italia non eccessivamente scomoda può andare bene.
Saturazione del mercato
La saturazione di mercato è sempre elevata, determinata dalla povertà del settore, più che dal numero di aspiranti reporter (pochi rispetto a quelli, ad esempio, che vorrebbero essere fotografi di moda).
Di fatto l'editoria - e ci riferiamo all'editoria italiana - paga poco, dovendo sopravvivere in un clima di frammentazione assolutamente patologico. I fotografi operanti nelle frange inferiori di tale mercato, dunque, si trovano ad essere compensati molto scarsamente, trovandosi con il lottare a prezzi concorrenziali di livello molto basso.
L'editoria internazionale ha, in diversi Paesi, una situazione meno sofferta, ma presenta - ovviamente - la concorrenza dei professionisti locali.
Possibilità di riuscita
Avviare l'attività in modo da riuscire a sopravvivere con i proventi è relativamente semplice; orientativamente, sono il 60% le attività che riescono a salpare in questo senso.
Enormemente inferiore è il numero dei professionisti che, superando la soglia della sopravvivenza, riesca a trarre da questo settore soddisfazioni economiche e personali degne di nota. In questo senso, si è attorno al 5%.

8) FOTOGRAFIA NATURALISTICA

La fotografia naturalistica è un settore a cui è data importanza eccessiva, in rapporto alle sue effettive dimensioni di mercato.
Hanno giocato in tal senso sia il particolare interesse che viene sollevato nel fotoamatore, sia la riscoperta di natura e naturalità che, pur attraverso momenti e fasi alterne, incontra sempre una certa fortuna di pubblico.
Di fatto, le possibilità di sfruttamento delle immagini naturalistiche (animali, natura spettacolare, ecologia, biologia e botanica, eccetera) sono diverse ma non numerose.
Fatta salva una piccola sfera di impieghi commerciali, la maggior parte degli impieghi passa per la sfera editoriale, che abbiamo visto non essere particolarmente florida.
Tempo di introduzione
Uno degli aspetti che maggiormente va sottolineato in questo settore è il fatto che non esiste più uno spazio significativo per la sostanziale improvvisazione.
Inizialmente, in concomitanza con il primo "boom" della naturalità, il materiale fotografico veniva prodotto e pubblicato con una certa approssimazione. Pubblico ed editori non erano particolarmente smaliziati. Col passare del tempo si sono create delle vere e proprie sacche di specifica competenza, giungendo a stimolare produzioni fotografiche di qualità decisamente superiore.
Attualmente, e sempre più, non è possibile produrre della buona fotografia naturalistica senza avere effettivamente alle spalle una preparazione scientifica ed umana nel settore.
Il tempo di introduzione, così, diviene quello necessario non solo ad una semplice introduzione in ambito editoriale, ma anche e soprattutto ad acquisire una vera e concreta competenza di settore.
Non ha quindi molto senso parlare di tempi di introduzione medi: si oscilla dai due o tre anni (necessari per acquisire un minimo di capacità fotografica e di conoscenze di mercato) a periodi di dieci anni e più, quando si parta senza una vera formazione personale.
Sono inoltre numerosi i fattori aleatori.
Zone di attuabilità
Valgono le stesse considerazioni espresse per il Reportage sociale e giornalistico, con un ovvio riguardo per Milano (editoria) e per le zone con habitat interessanti (per i primi servizi, e per la realizzazione di immagini di supporto).
Saturazione del mercato
A livello medio e medio-basso il mercato, più che saturo, dovrebbe essere definito impraticabile.
Il consistente numero di fotoamatori amanti anche della natura ha da tempo saturato il mercato per quello che riguarda l'offerta di immagini di livello inferiore o, comunque, non organizzate in servizi completi e ben documentati.
A livelli superiori di qualità e di documentazione la concorrenza non è eccessiva in termini assoluti, mentre lo diventa in relazione alla scarsità di domanda.
Infatti, indipendentemente dalla constatazione che il tema "natura" riscuote la simpatia di un vasto pubblico, specialmente giovane, di fatto gli impieghi commerciali non sono vastissimi, muovendo fatturati interessanti ma non enormi.
Come per altri settori, ma in maniera decisamente più marcata, nella fotografia naturalistica non c'è assolutamente spazio per l'improvvisazione, mentre si ha un buon assorbimento del materiale di qualità che, tuttavia, scarseggia.
Possibilità di riuscita
Se l'attività viene  gestita in abbinamento con una produzione di immagini più generiche e destinate al mercato commerciale, da contattare tramite agenzia d'archivio (vedi Free lance e tramite agenzia), le probabilità di riuscita media sono abbastanza favorevoli, di poco superiori al 55%.
In assenza di una buona differenziazione commerciale, il problema sta sostanzialmente nello scarso assorbimento da parte del mercato, che comporterebbe di dovere lavorare sottocosto o con margini di utili molto ridotti.
In questo panorama sono di fatto favoriti i fotografi naturalisti che, di fatto, si dedicano all'attività fotonaturalistica non tanto alla ricerca di un lavoro col quale sostentarsi, ma per dare corpo ai loro interessi nel settore; i mezzi per la sussistenza derivano da altre fonti, indipendenti.
In questa situazione, questi professionisti possono dedicare alla preparazione di ciascun singolo servizio tutto il tempo e lo studio necessari per realizzare un lavoro estremamente ben fatto, ed in maniera abbastanza svincolata dal compenso. Se si dovesse correlare il compenso al tempo impiegato, questo dovrebbe essere di entità eccessiva per la quasi totalità degli editori.
In campo naturalistico si trovano assai più frequentemente che in altri settori dei professionisti di questo genere; vivendo sostanzialmente di rendita o con proventi di natura diversa, la liberalità e la dedizione con la quale affrontano il lavoro diviene un fattore di concorrenza assolutamente significativo.
Di fatto, il riuscire a vivere di sola fotografia naturalistica - derivando da questa un guadagno decoroso e consentendo di sostenere le spese necessarie - è un traguardo possibile ma estremamente difficile a raggiungersi.
Concretamente, le possibilità sono due: 1) Differenziare l'attività (altro reportage, fotografia commerciale tramite agenzia, ecc.), in maniera da non dovere contare solo sulla fotografia naturalistica; 2) Dedicarsi esclusivamente alla fotografia naturalistica, se si può contare su altri introiti, indipendenti dal proprio lavoro.

9) FOTOGRAFIA DI VIAGGIO E GEOGRAFICA

La fotografia di viaggio rappresenta in assoluto il settore più inflazionato.
Chiunque possegga una fotocamera automatica e si ritrovi fra le mani un biglietto aereo o ferroviario può produrre delle immagini di viaggio tecnicamente accettabili. Questa situazione ha generato una iperproduzione di immagini turistico-geografiche che ha depresso il mercato, saturandolo oltre i limiti accettabili.
Per ogni professionista effettivamente specializzato unicamente in fotografia di viaggio (una cinquantina in tutta Italia), migliaia di fotoamatori e centinaia di professionisti con altre specializzazioni hanno sfornato e sfornano servizi fotografici turistici, proponendoli a riviste ed agenzie, con effetto deleterio cui si accennava.
Tempo di introduzione
Al di là delle difficoltà accennate, il tempo di introduzione non è particolarmente lungo. Pur essendo molto alta la percentuale di insuccesso, se il lavoro parte con un rapporto di fiducia con la rivista o l'agenzia, i tempi per una media introduzione possono anche essere limitati a due o tre anni, dando ovviamente per scontata una buona conoscenza del settore.
Zone di attuabilità
Fatti salvi i problemi di rapporto con editori e quelli di comunicazione, che fanno favorire le città di Milano e Roma, tutte le zone d'Italia sono efficacemente sfruttabili come base.
Si tenga comunque presente che la componente dei costi dei viaggi è un elemento in grado di rappresentare una pregiudiziale. Fatte salve le produzioni fotografiche (spedizioni per "produrre" una serie di servizi) che mirino alla realizzazione di molte immagini fra loro differenziate, in tutti gli altri casi il rischio maggiore è quello che i costi di spostamento trasformino l'operazione in una iniziativa antieconomica. Aggirano questo ostacolo quei fotografi che - spesati dal cliente o in grado di viaggiare gratis per loro conoscenze - possano ridurre o annullare i costi di trasferimento.
Saturazione del mercato
Come accennato, il problema della saturazione di mercato è uno dei maggiori elementi negativi del settore.
In assoluto, si è assistito ad una produzione eccessiva di materiale, a qualsiasi livello. Questo fenomeno ha sostanzialmente reso più difficile l'introduzione di nuove attività.
Possibilità di riuscita
Le possibilità di riuscita di un'attività basata esclusivamente sulla fotografia di viaggi con le sue destinazioni editoriali dirette è minima, stimabile attorno al 2-3%.
Decisamente migliore è l'ipotesi di un'attività equamente distribuita fra la produzione editoriale e quella d'archivio. In questa situazione, la percentuale di successo è attorno al 65%.

10) FOTOGRAFIA DI ARCHITETTURA E BENI ARTISTICI

Genere di scarsa notorietà, la fotografia d'architettura presuppone una certa sensibilità artistica ed una propensione reale per la materia in sé.
Elemento indispensabile o comunque utilissimo per un corretto inserimento nel mercato della fotografia di architettura è la preparazione settoriale effettiva, ed un discreto contatto con architetti, ambienti universitari, studi professionali, arredatori. Più che percorrere la strada dell'editoria specializzata (certamente da tenere presente, ma da non valutare come unica strada) è sensato il contatto diretto con i "produttori" dell'architettura, e cioè architetti e designers.
Più atipica è la situazione nel caso della documentazione dei beni artistici, spesso (a torto) affidata dalle Sovrintendenze a dei fotografi commerciali non particolarmente preparati, ma vincenti l'appalto sul fronte economico.
Molto frequente è poi l'infiltrazione "dall'interno", che avviene per le numerose commesse di lavori fotografici da parte di Enti a dipendenti delle strutture stesse, dietro compensi vicini ad essere dei semplici rimborsi spese.
Tempo di introduzione
Per la fotografia di architettura in senso stretto, i tempi di introduzione oscillano fra i tre ed i sette anni, intendendo con questo termine puntare ad una buona penetrazione nel tessuto economico della propria zona, per quanto concerne il settore specifico.
Zone di attuabilità
Qualsiasi zona d'Italia con economia non depressa.
Sono favoriti gli insediamenti turistici (per la fotografia di interni e di arredamenti), i bacini delle grandi città (arredamento e design), le grandi città, soprattutto del nord (editoria), la città di Roma (personaggi). Qualsiasi centro abitato, meglio se ricco, ha poi una discreta nicchia di mercato per i servizi da offrirsi direttamente agli architetti, eventualmente desumendone gli indirizzi dall'Albo professionale, o dagli elenchi specializzati (pagine gialle alla voce Indirizzi Commerciali).
Saturazione del mercato
Sono abbastanza pochi gli operatori validi sul piano della foto di architettura ed il mercato, pur se non eccessivamente frizzante per sua natura, non soffre della saturazione di altri settori.
Piuttosto avvertibile, invece, è la concorrenza introdotta dai non professionisti; vedi punto seguente.
Possibilità di riuscita
Dedicandosi alla sola fotografia di architettura, la probabilità di riuscita non supera il 25%.
In abbinamento ad altri generi collaterali (arredamento, industriale, commerciale, reportage, ecc) si sale a circa il 60%.

ALTRI SETTORI

Esistono in realtà molti altri settori che, di fatto, rappresentano semplicemente una specializzazione di altri campi, essendo piuttosto vicini - per limiti e possibilità - ad altri generi molto più diffusi.
Sinteticamente:

* Seguono a grandi linee le indicazioni della fotografia commerciale (paragrafo 1):
Fotografia di oreficeria
Foto di semplice documentazione industriale
Sottoinsiemi dello still life: vetreria, oggettistica, accessori, parte della fotografia di food, eccetera.

* Seguono a grandi linee le indicazioni della fotografia pubblicitaria (paragrafo 2):
Fotografia di illustration
Effetti speciali
Postproduzione di alto livello (Interventi a computer)
Altra parte del food.

* Seguono a grandi linee le indicazioni della fotografia di Moda (paragrafo 3):
Fotografia di beauty
Fotografia di moda specialistica (bambini, ecc).

* Seguono a grandi linee le indicazioni della fotografia per Privati (Matrimonio, paragrafo 5):
Parte della fotografia di ritratto, destinati a privati
Fotografia di cerimonie private
Fotografie alle piccole comunità (scuole, asili, eccetera).

* Seguono a grandi linee le indicazioni della fotografia di Reportage e giornalistica (paragrafo 7):
Collaborazioni editoriali in genere
Fotografia di cronaca.