Non
limitiamoci ai numeri ed ai grafici...
Ancora una
volta, con l'analisi
periodica non vogliamo limitarci ad avere "numeri e grafici"
da consultare e, per questo motivo, ti suggeriamo di trovare un momento
calmo per leggere la relazione.
Un quarto d'ora utilizzato per leggere l'analisi e' un quarto d'ora ben
speso.
Tre minuti utilizzati per dare un'occhiata superficiale ai
grafici, invece, sono tre minuti buttati via, perche' passano
un'informazione solo superficiale che - come i titoli riassuntivi di un
telegiornale - non informano davvero, ma orientano il "parco
buoi".
Anche quest'anno,
periodo in cui le vecchie regole non
valgono piu', e quelle nuove non sono consolidate - un'analisi
solo "numerica" rischierebbe di dare indicazioni davvero parziali.
Per questo motivo, anche quest'anno abbiamo "splittato" l'analisi in due
elementi:
a) Una relazione generale, sulle valutazioni statistiche e numeriche (questa pagina che
stai consultando), che portano a dare indicazioni comunque importanti sulle
tendenze attuali e prossime.
b) Una raccolta di spunti e idee, successiva, ottenuta
"reintervistando" i colleghi che nella compilazione del
questionario avevano indicato una situazione di particolare
soddisfazione.
In sostanza, non ci siamo limitati ad analizzare cosa
"funziona" e cosa no, ma abbiamo successivamente indagato,
chiedendolo a chi vive un momento di particolare fortuna, i motivi del
successo delle attivita' in fase positiva: se esistono (e ne esistono
parecchie) posizioni professionali che portano frutti migliori, quali
sono le scelte o gli atteggiamenti che ricorrono in questi
professionisti?
Una relazione
con due modalita' di approfondimento
La prima parte
dell'analisi (descritta in questa stessa pagina) e' pubblica fin da
subito per tutti i colleghi; la seconda porzione (quella della
descrizione delle attivita' di maggior successo in questo momento
contingente), viene inizialmente
trasmessa ai Soci TAU Visual e ai Colleghi - anche se non Soci - che
hanno partecipato con la compilazione del sondaggio. In un secondo
momento anche questa analisi dettagliata verra' resa pubblica a
beneficio di tutti.
Riassumendo, questi i tempi della distribuzione:
* entro 5 giugno 2013: pubblicazione dei dati generali (fase
introduttiva) ad uso di tutti;
* entro 15 giugno 2013: invio dei dati specifici e le indicazioni
trasmesse da chi e' stato reintevistato, in quanto soddisfatto dei
risultati ottenuti in questo periodo (fase avanzata);
questa porzione dell'analisi e' inizialmente riservata ai Soci e ai colleghi, anche non soci, che hanno
partecipato attivamente al sondaggio);
* entro 30 giugno 2013: pubblicazione posticipata dei dati completi (fase
introduttiva piu' fase avanzata) ad uso di tutti.
Il campione del
sondaggio
I dati analizzati provengono da un campione totale di 1.444 interviste, di cui
1.001 riferite ad attivita' professionali di colleghi Soci TAU Visual, e
443 riferite a colleghi professionisti, ma non Soci di TAU
Visual.
Abbiamo voluto estendere il campione anche al di la' dell'ambito dei
Soci, perche' il fatto di partecipazione alla condivisione di
informazioni e vita associativa, di fatto, "modifica" il
tessuto professionale; ci interessava avere anche una finestra di
valutazione con una prospezione che non fosse influenzata
dall'informazione proveniente dall'Associazione stessa.
Questa analisi - e il successivo
approfondimento - richiedono un po' di tempo per essere lette, ok. Ma
ne vale assolutamente la pena, perche' emergono indicazioni interessanti
(come anche emergono spunti degni di nota dalla successiva relazione
approfondita)
Magari stampa queste pagine, e leggile con calma in treno, in bagno, a
letto prima di dormire...
Ti suggeriamo comunque di
resistere
alla tentazione di limitarti a "scorrere" i grafici
per avere un'idea complessiva, e di non leggere i testi; gli
elementi assolutamente piu' importanti sono evidenziati nelle parti
testuali, NON
rappresentabili nei grafici.
Alcuni aspetti
che cambiano le regole del gioco
Saranno oggetto di altre analisi approfondite, ma iniziamo ad
accennarli.
Puoi leggerli subito (clicca
qui) o rimandare dopo aver visto la relazione statistica del
sondaggio (li trovi in fondo alla pagina).
Capire la
dinamica dell'analisi
A ciascun partecipante al sondaggio e' stato chiesto di indicare liberamente
i termini "focali" e di specializzazione della propria
attivita', le date significative (anno di nascita, anno di inizio
della professione), e le attivita' collaterali che,
eventualmente, affiancassero quelle piu' tipiche di ripresa fotografica;
inoltre, veniva chiesto di segnalare attraverso una breve "griglia
emozionale" la percezione dello stato lavorativo attuale
scegliendo fra queste ipotesi:
1)
sono in chiusura;
non credo che potro' continuare
2) anche
se sono
in difficolta', voglio e devo reagire
3) sono piuttosto in calo,
ma riesco ad andare avanti
4) sto
tenendo le posizioni piu' o meno
5) le cose vanno abbastanza bene
6) per me e' un periodo decisamente
buono, funziona!!!
Di fatto, quindi, le indicazioni di
quali siano le attivita' svolte e di come queste siano produttive di
diverse porzioni di fatturato (cioe', al di la' dell'interesse, quanto
siano "portanti" nella conduzione professionale) sono state
raggruppate in sei "blocchi", in chiusura / in difficolta'
/ in calo / stabile / buono / eccellente.
Questi "micro blocchi" sono stati a loro volta raggruppati
in TRE principali "mood":
MALE (sto per chiudere e sono in difficolta')
MEDIO (calo ma riesco e tengo le posizioni)
BENE (abbastanza bene e decisamente buono)
Da questa prima raccolta dati si e' passati alla "fase
avanzata" del rilevamento: a coloro che avevano risposto in
tempo utile e che avevano segnalato uno dei livelli di vera
soddisfazione (5 e 6, corrispondente a "le
cose vanno abbastanza bene" e "e' un periodo
decisamente buono") e' stato chiesto di segnalare degli
spunti liberi sulle iniziative intraprese, sui canali di
promozione e di ispirazione, sugli atteggiamenti tenuti..
Questo ci ha consentito di raccogliere ed incrociare i dati, non
limitandosi ad avere l'indicazione di come
stessero andando in generale le cose, ma anche - cosa molto piu' importante -
di avere indicazioni di quali siano le attivita' e gli atteggiamenti di chi sta
andando bene.
(Se sei un fotografo professionista e non sei ancora nostro Socio, se lo
desideri puoi chiedere
l'ammissione all'Associazione.)
Prima di parlare di
numeri
Come leggi, l'analisi delle indicazioni fornite da un campione
decisamente rappresentativo di colleghi (1.001 Soci, 443 non soci) fornisce molte
indicazioni statisticamente significative. Ma oltre di parlare di numeri
vanno evidenziati alcuni elementi a completamento dei dati tabellari.
Sottolineiamo, quindi:
a) In una fase successiva a questa
verra' diffusa la raccolta di spunti e considerazioni provenienti da chi
sta avendo buoni risultati).
b) Anche se delle indicazioni
interessanti emergono dalla distribuzione delle attivita', l'aspetto
assolutamente ricorrente anche in questo ultimo periodo (gia' emerso in
precedenza), e' la grande importanza della sovrapposizione e commistione di
competenze, e sempre piu' dell'importanza di capacita' di interrelazione personale,
e di conoscenze umane e culturali.
c) Ancora una volta, elemento ricorrente
di chi ottiene buoni risultati in questo periodo non e' una tanto
riconducibile ad qualche specifica scelta strategica, ma all'atteggiamento di
capacita' di pensare cose utili per il cliente.
Viene percepito come "professionista", e comprato, di
conseguenza, non solo chi dimostra di saper fare, ma anche e sempre piu'
soprattutto chi dimostra di immedesimarsi nel cliente, e offre
proattivamente soluzioni alle sue esigenze.
Come a dire: non funziona
bene tanto chi si chiede "come faccio ad andare bene io?",
ma chi si comporta come se la cosa che principalmente gli sta a cuore
sia il capire: "come faccio a fare qualcosa che sia gradito e
che serva al cliente?".
d) Si avvertono prepotentemente alcuni
elementi di modifica del tessuto professionale e del suo inserimento nel
resto del mondo, come accennato negli elementi
nuovi (che puoi eventualmente leggere dopo aver visto i dati
statistici; li trovi in fondo alla pagina)
(Se sei un fotografo professionista e non sei ancora nostro Socio, se lo
desideri puoi chiedere
l'ammissione all'Associazione.)
|
Balza all'occhio un livello di
soddisfazione inferiore fra i professionisti non-soci.
Non solo la meta' insoddisfatta (chiudo, difficolta', calo) e'
pari al 53,9% (contro il 47,7%
rilevato fra i Soci), ma anche il gruppo che si sente maggiormente in
fase positiva (gruppi 5 e 6, bene e decisamente buono) e'
limitato ad un complessivo 16,0%,
contro il 20,39% rilevato fra i
Soci.
Questo dato fa (in parte) piacere: in "famiglia" le cose vanno
meglio che all'esterno.
Ovviamente, resta la sostanziale grande difficolta' nell'adattarsi ad un
mercato indubbiamente compresso verso il basso, per rimanere nel quale
occorre faticare molto piu' di prima, e con risultati inferiori.
Il dato di "miglior andamento" fra i Soci TAU Visual puo'
essere interpretato in due modi:
a) Il primo modo per leggere questo dato e' istintivo, ma forse un po'
presupponente: "grazie all'aiuto dell'Associazione, le attivita'
di chi vi aderisce vanno meglio della media esterna".
Sicuramente c'e' del vero, poiche' gli strumenti di orientamento e
supporto sicuramente producono effetti positivi; tuttavia, esiste anche
un altro modo di interpretare il dato positivo:
b) Il professionista che si occupa attivamente della sua crescita
professionale, e abbastanza attento alle possibili soluzioni da
considerare di associarsi ad altri, per non restare da solo, e' gia' di
sua indole piu' propenso alla positivita' e alla proattivita'. Sono
quindi colleghi che riescono - nel complesso - meglio della media
perche' sono vivaci ed attivi e, dato che lo sono, compiono diverse
azioni "non pigre", fra cui quella di associarsi ad
un'associazione professionale.
Qui di seguito riportiamo il grafico
comparativo della "percezione" di andamento: in blu, le
colonne delle percezioni 2013 dei professionisti Soci; in rosso, le
percezioni 2013 dei professionisti non-soci; in verde, lo stesso dato,
rilevato nella media alla fine del 2011.
|
Come influisce
l'eta'
Quando si parla di dati
statistici occorre sempre pensare alla valenza orientativa che ha la
media...
Nel campione sono ovviamente presenti
professionisti di ogni eta'; si passa dal socio "senior" di 76
anni (che segnala di cavarsela decentemente) ad un gruppetto di colleghi
poco piu' che ventenni.
Ogni gruppo di "soddisfazione professionale" ha rappresentanti di ogni
eta'
Tuttavia, quest'ultima rilevazione mostra una significativa inversione
di tendenza: negli scorsi anni era molto evidente la correlazione
inversa fra eta' e situazione professionale: se la passavano male i piu'
anziani, tanto che l'eta' media di chi stava per chiudere era di circa
10 anni superiore a quelli che andavano decentemente.
Negli ultimi tempi questa interrelazione viene mantenuta, ma piuttosto
mitigata.
Chi sente di andare MALE:
anno di nascita in media nel 1968, inizio attivita' medio: 1999
Chi sente di andare MEDIAMENTE: anno di nascita in media nel 1969,
inizio attivita' medio: 1999
Chi sente di andare BENE: anno di nascita in media nel 1971, inizio
attivita' media nel 2003
L'eta' anagrafica a cui si
ufficializza l'inizio dell'attivita' e' stata - nella media - attorno ai
31 anni e mezzo.
In sostanza, come negli scorsi anni esiste una relazione fra anzianita'
e grado di soddisfazione, ma la "forbice" delle eta' si e'
assottigliata.
Probabile causa di questo fenomeno e'... l'effetto "Darwin":
chi era meno adatto alla sopravvivenza nel mutato panorama
professionale, e' stato selezionato per "l'estinzione"
professionale, e compare in misura minore. Cinicamente realista.
(Vedi anche le considerazioni al piede).
anno di nascita
(colonna bassa) e anno inizio attivita' (colonna alta) nei diversi gruppi
Anno di nascita
(colonna
valori verticali) raggruppati per distribuzione al grado di
soddisfazione professionale (da 1 a 6, dove 1 sta per prossimo alla
chiusura e 6 in condizioni di eccellenza)
Anno di inizio
ufficiale dell'attivita'
(colonna valori verticali) raggruppati per
distribuzione al grado di soddisfazione professionale (da 1 a 6, dove 1
sta per prossimo alla chiusura e 6 in condizioni di eccellenza)
Nello scorso sondaggio (fine
2011), a proposito della correlazione fra riuscita ed anni di attivita',
scrivevamo:
Ancora una volta, i dati concreti
ribaltano quella che e' stata la regola indiscussa negli scorsi decenni.
Mentre fino a pochi anni fa' le attivita' piu' "storiche"
godevano di un indiscutibile effetto volano, e quindi la maggior
soddisfazione professionale si aveva in coincidenza con la maturita'
professionale, in questa fase di transazione l'effetto e' ribaltato: chi
ha maggior esperienza - statisticamente - patisce maggiormente l'impatto
della modificazione del mercato.
Con ragionevole probabilita', questa e' tuttavia da considerarsi una tendenza
momentanea.
Col passare degli anni e' probabile che il fenomeno subisca una
ulteriore "inversione di polo", e che - presumibilmente
nell'arco di 5 - 7 anni - l'eta' media degli operatori con attivita'
mediamente soddisfacenti tornera' ad innalzarsi.
Se ne colgono gia' le prime avvisaglie.
Ed, in
effetti, cosi' sta succedendo.
|
Gli atteggiamenti di
fondo sui grandi temi
In questa edizione del sondaggio
abbiamo introdotto una prospezione anomala, mai rilevata fino ad ora: la
propensione ad "atteggiamenti" di fondo in relazione ad alcuni
grandi "tematiche" comportamentali, portate alla ribalta dai
cambiamenti professionali dell'ultimo periodo.
Il motivo era semplice: indagare se esistesse (o meno), in relazione a
queste tematiche, un qualche "atteggiamento" ricorrente che
fosse "tipico" di attivita' fortunate, o tipico di attivita'
non funzionanti.
Le domande di fondo erano tre. In tutti e tre i casi si chiedeva di
"schierarsi" per una delle due soluzioni, forzando la scelta
in direzione di una scelta di campo.
a) Ritieni preferibile evidenziare e sottolineare la professionalita',
oppure dimostrare disponibilita' per le richieste del cliente?
b) Ritieni preferibile proteggere le immagini esposte in Rete, o
- chiedendo l'attribuzione - favorirne la diffusione?
c) Ritieni che "paghi" di piu' avere una competenza specifica
fotografica, o sviluppare competenze collaterali e poliedriche?
Professionalita'
o disponibilita?
La domanda:
A tuo avviso, e' piu' importante:
A) Evidenziare e sottolineare la professionalita', la competenza, la
dignita', l'atteggiamento professionale; difendere la dignità della tua
professione e della tua persona, richiedendo e dando rispetto, non
scendendo a compromessi e non facendosi sfruttare indebitamente.
Oppure:
B) Dimostrare attenzione per le esigenze del cliente, cercare soluzioni
alle sue richieste, adattare l'offerta alle esigenze della clientela,
rendere informale ed amichevole il rapporto, coccolare il cliente
offrendogli piu' di quanto promesso o di quanto si aspetta.
La risposta di fondo non lascia adito a
dubbi: in modo abbastanza svincolato dall'efficacia finale, oltre il 60%
dei casi trova piu' efficace "proiettare" la sensazione di
professionalita', e poco meno del 40% dei colleghi ritiene preferibile
l'atteggiamento possibilista nei confronti del cliente. Segno evidente,
questo, della necessita' di presenza contemporanea di entrambe gli
atteggiamenti.
E, sottolineremmo, dovrebbero essere rese fra loro inscindibili, grazie
ad una certa dose di genialita' ed autorialita' che fa - attualmente -
la vera differenza.
Protezione o
diffusione?
La domanda:
A tuo avviso è piu' importante:
A) Proteggere con attenzione le immagini esposte in rete, adottare sistemi anticopia, firmare anche con watermark le immagini,
sottolineare la proprietà di copyright;
Oppure:
B) Chiedere l'attribuzione delle immagini ma favorirne la circolazione, agevolare la condivisione dei contenuti, non usare marchi invasivi in sovraimpressione, adottare soluzioni di licenze di condivisione controllata come Creative Commons.
Da questo insieme di risposte emerge
lampante una considerazione: la predisposizione alla condivisione
(intelligente) delle immagini, e lo sfruttamento dell'effetto di
visibilita' vanno di pari passo con la buona riuscita dell'attivita'.
Chi condivide va bene (o chi va bene condivide, le due funzioni sono
permutabili), piu' di quanto non succeda focalizzando maggiormente
l'attenzione sulla protezione. L'effetto e' eclatante nel gruppo dei Soci
che sta ottenendo i migliori risultati: il 71,8% di coloro a cui gli
affari vanno bene ritiene preferibile l'atteggiamento di condivisione
(contro il 58,8% - ed il 56,3% dei non soci - di chi sta andando male).
Anche se il tema della protezione delle proprie opere e' e resta di
capitale importanza, occorre prendere atto della necessita' di trovare
strategie comunicative compatibili con il momento.
Vedi le note di fondo, ed il video
su youtube dedicato all'argomento.
Poliedricita' o
specializzazione?
La domanda:
A tuo avviso è preferibile:
A) Sviluppare e proporre una competenza specifica fotografica, offrendo
un'approfondita conoscenza della fotografia pura, proponendosi come
professionista esclusivamente fotografo con competenza e
specializzazione settoriale seriamente ed unicamente dedicata alla
fotografia.
Oppure:
B) Sviluppare e proporre un insieme di competenze collaterali, che
utilizzino professionalmente la fotografia come uno degli elementi, ma
integrato in altri ambiti (come grafica, multimedia, promozione, web
design, intrattenimento, eccetera).
Su questo argomento abbiamo risposte
discordanti, che confermano come i giochi siano ancora molto aperti.
Entrambe i gruppi (soci e non-soci) a cui gli affari vanno bene,
"preferiscono" la competenza fotografica approfondita, ad un
atteggiamento poliedrico. Questo indica la validita' di conoscenze
"di spessore", e non superficiali, e come questo spessore
produca risultati tangibili nell'esercizio dell'attivita'.
D'altro canto, il gruppo di chi va male, nel campione dei non soci,
sostiene la stessa cosa.
Non solo: lo stesso gruppo (coloro che "vanno bene"),
nell'enunciare poi quali sono le attivita' collaterali messe in campo,
dimostrano una sovrabbondante attivita' (rispetto a chi va male) proprio
nei settori collaterali.
Con ogni probabilita', il dato e' solo apparentemente contraddittorio, e
va interpretato in questo senso: la poliedricita' funziona se e' intesa non
come generica conoscenza di tutto un po', ma come capacita' di spaziare
- culturalmente - su terreni diversi: in ogni caso, occorre pero' che la
competenza "multitasking" non si sostituisca alla approfondita
conoscenza del proprio campo di specializzazione, che deve mostrare lo
spessore del professionista.
Le zone geografiche
e l'andamento dell'attività
I grafici (e la tabella delle
percentuali numeriche, riportata sotto) forniscono una semplice
fotografia della suddivisione degli andamenti a seconda delle macroaree,
cosi' suddivise:
Nord ovest (Piemonte, Liguria, Val d'Aosta)
Lombardia
Nord est (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino)
Centro nord (Toscana ed Emilia)
Centro (Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise)
Sardegna
Sicilia
Sud
Estero
Se la cavano meglio di altre le zone
della Lombardia, del Centro, del Nord Est e - a suo modo - della
Sardegna.
Fatica parecchio la Sicilia, e segna il passo il centro-nord (intesa
come Toscana + Emilia), certamente anche per l'indotto negativo del
terremoto, in Emilia.
La voce "estero" spicca fra tutte per positivita', ma va
tenuto conto sia dell'esiguita' del campione (10 soggetti), sia del
fatto che il dato e' spostato verso valori positivi dal fatto che chi si
e' trasferito all'estero a lavorare dall'Italia ed e' in contatto con
noi dimostra, per sua indole, un atteggiamento molto propositivo e
proattivo. Non significa, cioe', che all'estero sia tutto rose e fiori,
ma che chi con coraggio si rimette in gioco in altri Paesi ha, del suo,
dei numeri di propositivita' che lo fanno probabilmente essere piu'
efficace.
Con i valori "in pila" si
percepiscono in altro modo le proporzioni; i dati sono gli stessi del
grafico a colori.
|
male |
medio |
bene |
Nord ovest (Piemonte,
Liguria, Val d'Aosta) |
28,88 |
49,62 |
21,5 |
Lombardia |
27,44 |
45,48 |
27,28 |
Nord est (Veneto,
Friuli Venezia Giulia, Trentino) |
23,37 |
56,49 |
20,14 |
Centro nord (Toscana
ed Emilia) |
34,81 |
48,1 |
17,09 |
Centro (Lazio,
Umbria, Marche, Abruzzo, Molise) |
23,07 |
52,56 |
24,37 |
Sardegna |
10,52 |
63,15 |
26,33 |
Sicilia |
40 |
50 |
10 |
Sud |
32,43 |
50 |
17,57 |
Estero |
11 |
33 |
56 |
L'importanza delle
attivita' collaterali
Un dato tipico di questi ultimi anni e' questo: differentemente dal passato, la capacita' di
abbinare competenze collaterali non e' un "abbellimento" od
una diversificazione qualsiasi della propria attivita', ma rappresenta elemento integrante e fondante della professione in se' e per se'.
La scheda del sondaggio chiedeva di indicare se ci si occupava anche di
attivita' collaterali, ma vicine alla produzione fotografica.
Le attivita' ipotizzate erano:
a) grafica
b) web
c) multimedia
d) video
e) cgi
f) apps
g) postproduzione per conto terzi
h) organizzazione eventi (correlati a fotografia)
i) corsi - docenza - incontri
l) arte
m) altro
Per ciascuna voce si chiedeva di
dichiarare quanto significativa (poco - abbastanza - molto) fosse
l'attenzione all'attivita' collaterale. L'importanza attribuita generava
un valore numerico che, sommato a quello degli altri appartenenti allo
stesso gruppo, fornisce il livello generale di attenzione a
quell'attivita' in quello specifico gruppo di professionisti.
Come apertamente avvertibile in questo primo grafico riassuntivo, esiste una diretta, sostanziale ed
avvertibile correlazione fra la capacita' di interessarsi
attivamente a elementi collaterali e la soddisfazione professionale del
periodo.
Ecco, nel dettaglio, il livello di dedizione sviluppato nei diversi
gruppi per ciascuna attivita' collaterale censita.
Come si nota, la correlazione fra
l'attivita' in campi collaterali e l'andamento professionale del periodo
e' marcatissima: nell'ultima barra e' riportata la rappresentazione
grafica dell'impegno medio riferito a tutti gli operatori.
La prima, la seconda e la terza barra rappresentano - nell'ordine - la
rappresentazione grafica dell'impegno in attivita' collaterali di chi va
mediamente male, mediamente e bene.
La grafica si commenta da se': e' evidente che la passivita'
nell'occuparsi di attivita' collaterali provoca (o coincide con) una
scarsa riuscita dell'attivita' nel suo insieme.
Fra gli elementi di maggior rilievo:
chi registra risultati soddisfacenti nel loro insieme e', di fatto, piu'
attivo in qualsiasi settore.
Spicca notevole l'attenzione al video, mentre grafica, generazione di
apps e postproduzione sono abbastanza livellate fra loro.
Questa gif mostra, sopvrapposti, i
grafici di "dedizione" alle diverse attivita' collaterali
censiti, mediamente, nei tre "macrogruppi" di efficacia
dell'attinita'.
(Se sei un fotografo professionista e
non sei ancora nostro Socio, se lo desideri puoi chiedere
l'ammissione all'Associazione.)
|
Pubblicazione dei
dati
La prima parte
dell'analisi (descritta in questa stessa pagina) e' pubblica fin da
subito per tutti i colleghi; la seconda porzione (quella dell'analisi
del dettaglio
delle attivita' di maggior successo), viene inizialmente
trasmessa ai Soci TAU Visual e ai Colleghi - anche se non Soci - che
hanno partecipato con la compilazione del sondaggio. In un secondo
momento anche questa analisi dettagliata verra' resa pubblica a
beneficio di tutti.
Riassumendo, questi i tempi della distribuzione:
* entro 5 giugno 2013: pubblicazione dei dati generali (fase
introduttiva) ad uso di tutti;
* entro 15 giugno 2013: invio dei dati specifici e le indicazioni
trasmesse da chi e' stato reintevistato, in quanto soddisfatto dei
risultati ottenuti in questo periodo (fase avanzata);
questa porzione dell'analisi e' inizialmente riservata ai Soci e ai colleghi, anche non soci, che hanno
partecipato attivamente al sondaggio);
* entro 30 giugno 2013: pubblicazione posticipata dei dati completi (fase
introduttiva piu' fase avanzata) ad uso di tutti.
Elementi
nuovi nella storia della professione, che cambiano le carte in tavola:
a)
Professione e professionalita'
Un elemento nuovo con cui convivere, e
che emerge dai contatti generati dal sondaggio, e' una sorta di
"dipartizione" delle competenze (oramai le conoscenze
valgono sempre meno, perche' disponibili diffusamente).
Per cercare strade di corretta diversificazione e sviluppo della propria
attivita', sta diventando sempre piu' ingannevole mantenere rigidamente (quasi
"legnosamente") collegati i concetti di "professione"
(esercizio di un'attivita' economica collegata alla fotografia, e quindi con
necessario ritorno monetario) e "professionalita'" (cioe' la capacita'
di offrire risultati di qualita' ed interfacciandosi in modo efficace).
In che senso diciamo che le due fasi devono essere considerate
approfonditamente, ma in modo a volte distinto?
Nel senso che un fotografo che svolga questa attivita' per mestiere deve essere
attento ad entrambe le componenti: professione, per far quadrare i conti,
e professionalita', per mantenere la visibilita' e la qualita'
apprezzabile in un contesto globale sempre piu' in grado di offrire valide
alternative.
Quando si parla di "abusivismo" si indica una piaga ben precisa,
certo, ma che - in se' - rappresenta solo la minima parte del problema reale: e
cioe', l'innalzamento di "professionalita'" (reale o percepita che
sia) da parte di tutto il mondo che ci circonda (magari, fossero solo gli
"abusivi"!).
Una nuova vera abilita' da professionista, quindi, sta nell'afferrare
come occorrano strategie a volte separate per ottenere risultati economici
e risultati di visibilita' ed apprezzamento.
Le due cose possono coincidere, ma non e' detto che debbano.
Non piu'.
A volte ha senso dedicarsi ad alcune specifiche attivita' che diano visibilita'
e competitivita' qualitativa paragonata con il "mondo" esterno alla
professione, anche se queste attivita' non sono direttamente produttrici di
economia (sono, cioe', percepite come professionali, ma non fanno professione...).
Separatamente, poi, ci si dedica alle attivita' professionali, che producano,
seriamente e con efficacia, dei ritorni economici.
Ma non serve nascondersi dietro un dito: anche se non e' giusto assolutizzare,
e' tuttavia sempre piu' frequente il caso in cui cio' che offre soddisfazione
personale, visibilita', approfondimento culturale, spessore, tutto cio' non
paghi molto in termini economici: e' professionalita' che non fa professione
(e che compete con un intero mondo che non si cura dell'aspetto economico).
Per restare validi "competitor" sul piano della percezione globale, a
volte ci si trova a dovere giocare ad armi pari con il resto del mondo
fotografico: quindi, non solo gli abusivi, ma tutti coloro che producono buona
immagine fotografica e non si pongono minimamente il problema di farlo in modo
redditizio.
In questa "competizione", il fatto di dovere fare tornare i conti
economici si rivela come una palla al piede, perche' ci si pone dei limiti e dei
picchetti che gli altri creativi nemmeno si sognano. Col risultato che,
paradossalmente, sono piu' credibili, visibili e graditi al mondo intero, e che
il "professionista", limitato dalla necessita' di far coincidere
quell'attivita' con il suo lavoro per la pagnotta, non "vola", e non
convince.
Ecco perche' e' giusto cercare di fare coincidere la due cose (professione e
professionalita') ma e' altrettanto saggio prendere atto che, quando l'alchimia
non funzioni, una strada percorribile e' quella di giocare una doppia carta:
attivita' mirate ad essere visibili, e graditi, e credibili (anche se non
producono direttamente denaro), ed attivita' concepite per produrre denaro
(anche se non producono direttamente soddisfazione personale).
Non e' la regola. Ma e' una possibilita', ed e' una possibilita' introdotta da
una mutazione di "ambiente", di habitat, che prima era diverso.
b) Le nuove
leve e gli orizzonti
Assistere all'evoluzione
darwiniana della professione fotografica e' al tempo stesso spaventoso ed
inebriante.
L'evoluzione viene determinata dalla mutazioni delle condizioni di vita, che
cambiano - piu' o meno improvvisamente.
Quelle specie - o quegli esemplari - che si trovano ad avere delle
caratteristiche maggiormente adatte al nuovo ambiente, hanno piu' probabilita'
degli altri di sopravvivere e, conseguentemente, di riprodursi.
Poiche' si riproducono maggiormente gli esemplari dotati delle caratteristiche
piu' adatte al nuovo ambiente, saranno questi a diventare specie dominante,
sostituendo gradatamente quella precedente, di cui rappresentano l'evoluzione.
E' un processo che non può essere definito ne' buono, ne' cattivo: e'
semplicemente inevitabile, e rappresenta l'irrinunciabile modalita' in cui la
vita si conserva e si espande.
L'ambiente fotografico e' mutato; rapidamente. Per alcuni operatori,
drammaticamente. Questa variazione dell'habitat professionale ha innescato una
"mutazione genetica" degli operatori.
Quali sono i "genomi", le caratteristiche innovative che
rappresentano queste "nuove leve" professionali?
Anziche' provenire da una
formazione che parte come monotematica (studiare e/o formarsi da fotografo
tradizionale) per poi eventualmente ramificarsi, la maggior parte dei nuovi
operatori ha una formazione di base derivata dalla confluenza di piu'
competenze: musica, grafica, espressivita' corporea, video, fotografia,
eccetera.
Anche se in partenza ciascuna di queste conoscenze e' ancora superficiale, la
persona che le possiede ha mentalita' piu' aperta, piu' vivace, in una parola
piu' adatta al contesto attuale di quanto non sia quella di chi proviene da una
formazione "unica".
Poi, come e' evidente, e' necessario che qualcuna di queste conoscenze venga in
seguito approfondita fino ad assumere uno "spessore" che sia
professionalizzante; ma questo percorso avviene su di un terreno umano molto
piu' fertile e creativamente produttivo di quello "classico".
Detto in altri termini, i nuovi operatori diventano professionisti scegliendo di
approfondire e professionalizzare una competenza (ad esempio, quella
fotografica), compiendo pero' questo processo partendo da un contesto
multiculturale sfaccettato ed ampio, che invece manca del tutto, generalmente
parlando, alla generazione "tradizionale" della fotografia, che nella
maggior parte dei casi e' cresciuto occupandosi quasi esclusivamente di cio' che
avveniva nell'indotto fotografico.
Il che, in questo mutato mondo, e' troppo poco.
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