FOTO GIORNALISTICHE
CON TELEFONINO
Come certamente saprai, si sta diffondendo la tendenza alla
comunicazione per immagini, anche giornalistica, facendo uso delle fotocamere
integrate con i cellulari: di bassa qualita', ma prerennemente disponibili ed in
grado di trasmettere immediatamente.
Un fortissimo segnale in tal senso e' l'iniziativa voluta dalla societa'
dell'agenzia Grazia Neri (Emage srl) che ha avviato un'iniziativa in rete
destinata a raccogliere immagini effettuate con il telefonino, per la
realizzazione gratuita di un sito e di una rivista (www.makadam.it),
con la possibilita' che le immagini vengano anche sfruttate commercialmente
(all'autore dell'immagine va il 25% dei ricavi, dedotti i costi...).
Poiche' si tratta di segnali di una nuova "era" a cui dobbiamo - da professionisti - in ogni caso partecipare, pubblicheremo le considerazioni costruttive (sia a favore che contro).
Invia i tuoi commenti all'email diretta dell'associazione (da cui ti giungono i messaggi) o, se non sei socio, utilizza il form del sito: www.fotografi.org/scrivici.htm . La segnalazione deve essere firmata.
Verranno pubblicati i contributi piu' significativi, pronunciati sia a favore che contro tale tendenza. I primi due commenti sono lo scambio di opinione fra il fotografo collega Marco Vacca - di Fotografia e Informazione (Fotoinfo.net) - e Marcello Mencarini, direttore responsabile di www.makadam.it
Comunicazione anche giornalistica tramite MMS (fotocamere dei cellulari)
contribuiti Contro | contribuiti a Favore |
a fondo pagina: contributi a cavallo fra le due posizioni |
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E così la premiata
agenzia Grazia Neri si diletta nel semplice gioco dello stare nel
mainstream delle fesserie di moda. Chiunque può diventare fotografo,
pur utilizzando un succedaneo di macchina fotografica. Tutti potranno
arricchire lo stock di immagni e addirittura guadagnarci su, se le
stesse verranno impiegate per usi ed iniziative editoriali, sottraendo
un 75 per cento del ricavato (a noi miseri professionisti con anni di
esperienza e suole consumate ci succhiano via il 50-55%, quindi cari
foto-telefonisti fatevi furbi e cominciate ad alzar almeno la posta!)
Niente in contrario verso queste intriganti modernità se a prendere
iniziative del genere sono gli addetti ai lavori della telefonia mobile
o chi quei telefoni produce, ma se a impegnare risorse ed energie su
progetti simili è una seria e storica agenzia fotografica italiana vuol
dire che siamo almeno un po’ scesi di tono. Una volta si presupponeva
che da quelle parti si investisse per produrre del buon fotogiornalismo,
per migliorare la conoscenza propria ed altrui, adesso si preferisce
elevare il voyeurismo e la cretineria ad immagine titolata. Ritenere che
per capire e rappresentare il mondo basti guardare attraverso qualche
buco della serratura era un concetto al quale non mi sembra fossimo
ancora arrivati...ed invece eccoci qua!
Auguri allo staff di Emage! Marco Vacca
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Caro Marco, ho
letto la tua riflessione su Makadam e vorrei farti, farmi e farci - parlo
di noi che facciamo questo mestiere- alcune domande. Siamo proprio sicuri
che il diritto di raccontare appartenga a pochi e che per poterlo
esercitare serva la patente di professionista? Siamo proprio sicuri che le
immagini che mia zia scattaquotidianamente nel suo ambiente non siano
culturalmente, socialmente e giornalisticamente interessanti? Siamo
proprio sicuri che se al G8 non ci fossero state 10, 100, mille
telecamerine avremo avuto la stessa consapevolezza di quello che è
successo? Siamo proprio sicuri che la fotografia, quella che racconta un
epoca, la gioia e la sofferenza, le abitudini e le anomalie, non debba
essere protetta e salvata prescindendo dal nome degli autori? Siamo
proprio sicuri che non spetti ai professionisti e agli operatori del
settore aiutare i cosiddetti dilettanti a meglio esprimersi? Siamo proprio
sicuri che sia possibile raccontare il mondo solo con una macchina
fotografica "di marca" e non anche con i suoi succedanei, come
tu chiami i telefonini? Siamo proprio sicuri che il cellulare con
fotocamera sia solo una moda e non sia altrettanto modaiolo e più
anacronistico girare con la Leica al collo? Professionisti o dilettanti
che siano? Tante domande. A qualcuna so rispondere a qualcuna sto ancora
pensando. Forse sarebbe meglio che ci pensassimo tutti e in fretta. E,
forse, dovremo anche smetterla di chiuderci in sterili e antiquate
corporazioni.
Marcello Mencarini direttore responsabile di Makadam
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Penso che
sia una grande cazzata. prima di tutto perchè la qualità delle foto
scattate con il telefonino è senza dubbio scadentissima e poi
sostanzialmente si mira a sostituirci in tutti i campi. Allora che ce lo
dicano, i fotografi devono scomparire e allora impareremo altro. come
fotografo mi sento molto distrattato e afflitto da questi input sempre +
negativi. Poi non è detto che comprando una penna d'oro io sappia fare
il medico o l'ingegnere quindi non è detto che le persone pur
fornendosi di attrezzature siano fotografi. Fabio Locorotondo ritengo che questa tendenza vada contro la
professionalità e la ricerca di qualità che ogni professionista di
ogni settore dovrebbe ricercare. Inoltre credo che ogni fotografo(e a
maggior ragione quelli che lavorano in ambito giornalistico/editoriale)
giri per le città di tutto il mondo con il proprio apparecchio
fotografico, per cui l'utilità di un cellulare con fotocamera integrata
dovrebbe servire loro solo ed esclusivamente in caso di estrema
necessità. Questo per quello che riguarda la nostra categoria di
professionisti, un'altra cosa se si parla di "fotografi
momentanei" Se esistesse la sezione "contributi" LA VIA
DI MEZZO mi includerei subito! E ne spiego brevemente il motivo: è
giusto andare al passo coi tempi,...e siccome siamo tutti
"affamati" di notizie e immagini, trovo che il foto-cellulare
sia un ottimo mezzo comunicativo (i costi e i tempi di
realizzazione/erchiviazione si abbassano
notevolmente)...MA...qualitativamente NON ci siamo nella maniera più
assoluta! Inorridisco davati immagini definite da tanti quadratini (si
chiamano PIXEL...giusto?!?!). No, no..mi spiace! Sono un
"tradizionalista" a livello cutaneo! Mi metto definitivamente
nei "contributi" CONTRO!! Mi hanno insegnato con che occhio si vogliono veder le
cose (E con la testa).Purtroppo faccio il fotogiornalista da molto tempo
e come modo di pensare mi sento più in linea con Marco Vacca.Credo che
stiamo arrivando all'ultimo scalino qualitativo oltre che economico del
giornalismo. Mi stupisce che un collega come Mencarini che sicuramente
ha fiutato il momento, parla di oggetti feticisti come la Leica che
hanno fatto e fanno la storia del fotogiornalismo.Allora come dice
Moretti : facciamoci del male e i quotidiani ci andranno a nozze
risparmiando ulteriormente.A proposito caro Mencarini, ma tu credi a un
G8 con i telefonini? Ti assicuro che colleghi scafati e preparati anche
con Leica avevano serii problemi a lavorare. Ultima considerazione:
visto che Grazia Neri sembra la più grande fotografa italiana dato che
non firma mai le foto ai fotografi italiani, mettendo solamente il
proprio nome. Con le foto dei telefonini citerà gli autori dei varii
scoop? Samanta, signora Maria, Aldo, Francesco...... Scusate il mio
sarcasmo ma il nostro mestiere stà lentamente scomparendo. ho letto i primi 2 commenti su questo bello argomento,
e mi ha interessato soprattutto la risposta del sig. Marcello Mencarini
un vero e proprio filosofo della domanda senza risposta e vorrei
rispondergli con un esempio concreto che spero, ma non ne sono affatto
sicuro, gli permetta di capire cosa stia facendo: qualche mese fa una
redazione locale del Resto del Carlino pubblicava una foto di un'auto in
fiamme sull'autostrada; si trattava sicuramente di una foto scattata da
un passante con un telefonino perchè nonostante la nota bassa qualità
richiesta dai quotidiani e nonostante l'autorevole parere del sig
Mencarini che vuole farci credere che una Leica corrisponde ad un
Samsung Trial Band, in quella foto c'erano dei pixel grossi come dei
chicchi di grano.... bene il sig Mencarini forse non sà cosa significa
cercare di arrivare su un'auto in fiamme in autostrada rispondendo alla
chiamata della redazione che vuole le foto, significa il più delle
volte correre, scavalcare reti per entrare dall'esterno, consumarsi le
scarpe come rispondeva il collega, in altre parole farsi il mazzo per
cercare di documentare il triste evento anche fatto di cronaca. Ora
supponiamo che il fotografo della redazione locale del Carlino, dopo
aver sputato sangue per arrivare sul posto, abbia scattato quelle foto
(sicuramente dopo), abbia informato il giornale e....... che dalla
redazione qualcuno gli abbia risposto "no grazie le abbiamo già,
le ha fatte uno con il telefonino che passava di li" tutte le belle
domande che si faceva e faceva nella sua lettera come si inseriscono in
questo desolante panorama? (...) Nel 2003 il giornale per cui lavoro ha
ricevuto un rullino di foto scattate da un autista del 118, in queste
foto quel macellaio riprendeva i colleghi mentre cercavano di rianimare
un povero ragazzo che da li a poco sarebbe fatalmente spirato..tutto si
vedeva benissimo e dalla redazione hanno deciso di coprire almeno i
particolari più agghiaccianti; lei non pensa che moltiplicando i
macellai improvvisati della fotocronaca, dilettanti allo sbaraglio in un
mondo dove invece occorre esperienza e professionalità, forse potrebbe
sorgere qualche problemino? (...) Comunque per farla breve, penso che le
iniziative come queste facciano solo del male ad una categoria come
quella dei fotografi-fotoreporter e proprio perchè capisco i motivi per
cui tutto ciò viene fatto, penso che il collega Marco Vacca abbia
ragione, e lei abbia torto. I tempi cambiano, ci si può adeguare, ma la
professionalità resta: un giorno ci si stupirà nel vedere una bella
immagine! Un altro giorno, con stupore, "scopiranno" che solo
arando la terra, per coltivarla, nasce il grano, primo elemento di
filiera, per diventare farina, ed essere assaporato come
"biscottino". Si tende sempre a semplificare, dimenticando chi
lavora tutti i giorni per soddisfare gli altri. Argomento molto "scottante" quello che
riguarda l'utilizzo da parte di "normali" cittadini della
fotografia attraverso telefonia cellulare, primo perchè la
professionalità va a farsi fottere, secondo per la legge che tutela
l'immagine del singolo cittadino che si trova esposto in qualsiasi
monento della sua giornata a possibili scatti indiscreti, terzo se
questo sistema non verrà regolarizzato esporrà la categria di noi
fotografi ad una sempre più perdita d'identità. Marco Ciurnelli Vorrei rispondere ad alcune di quelle domande poste dal Mencarini: Siamo proprio sicuri che il diritto di raccontare
appartenga a pochi e che per poterlo esercitare serva la patente di
professionista? Siamo proprio sicuri che le immagini che mia zia scatta quotidianamente nel suo ambiente non siano culturalmente, socialmente e giornalisticamente interessanti? Sicurissimi; le foto di sua zia, con tutto il rispetto per la zia, devono rimanere nel cassetto di casa, per una semplice ragione, non paga le tasse sul venduto, ed ha un altro lavoro col quale mantenere la sua famiglia. Siamo proprio sicuri che se al G8 non ci fossero state 10, 100, mille telecamerine avremo avuto la stessa consapevolezza di quello che è successo? Non mi pare che le tv che hanno trasmesso le immagini del g8 l'abbiano fatto con l'ausilio di immagini di video amatori. Forse la polizia ha avuto più vantaggi in questo. Siamo proprio sicuri che la fotografia, quella che racconta un epoca, la gioia e la sofferenza, le abitudini e le anomalie, non debba essere protetta e salvata prescindendo dal nome degli autori? Quel genere di fotografia si, ma si fa riferimento ad una foto che racconta un epoca e non al suo autore o all'utilizzo di questa. Se il mio dentista domani si mette a scattare fotografie e ne tira fuori una mostra, nessuno gli dice niente, e magari gli si fanno i complimenti, vorrei far capire che questa iniziativa va oltre la fotografia, e' solo un interesse economico che danneggia chi di questo mestiere vive. Siamo proprio sicuri che non spetti ai professionisti e agli operatori del settore aiutare i cosiddetti dilettanti a meglio esprimersi? Nessuno ha mai detto il contrario, tant'e' che l'associazione ha proposto negli anni passati una sorta di affiliazioni tra un professionista e degli amatori evoluti, il fatto sta, sempre, nell'utilizzo. Un "dilettante" è dilettante e se deve diventare professionista deve farsi le ossa e poi pagare le tasse. Siamo proprio sicuri che sia possibile raccontare il mondo solo con una macchina fotografica "di marca" e non anche con i suoi succedanei, come tu chiami i telefonini? assolutamente no, ci hanno insegnato che non e' la macchina fotografica a fare la fotografia, ma cio' che la comanda. quindi la domanda non sussiste. Siamo proprio sicuri che il cellulare con fotocamera sia solo una moda e non sia altrettanto modaiolo e più anacronistico girare con la Leica al collo? Assolutamente e' una moda, a mio parere sbagliata, perche' se faccio il dilettante la leica posso anche lasciarla a casa il telefonino no. Antonino Condorelli Credo di poter sintetizzare la mia opinione in un
"ormai siamo alla frutta" da collaboratore di GN ormai da anni
luce, mi auguro che l'agenzia e le agenzie, che invece di investire
seriamente nella professione e difendere i propri fotografi, fanno
queste ca..te possano finire un giorno come stanno finendo ultimamente
vari e validi fotografi professionisti che sono ormai relegati in
speciali riserve e parchi, mentre fuori ormai tutti sono fotoreporter
anche il panettiere e la lavandaia. Quella cultura della fotografia che
mancava nella gente comune e tutti noi speravamo (circa 20 anni fa) che
arrivasse, non è comunque arrivata, ma in compenso oggi tutti
fotografano di tutto senza criterio.....(...) Per quanto riguarda le foto scattate col telefonino,
secondo me siamo ancora a dei livelli inaccettabili come qualità, ma
soprattutto chiunque può credersi fotografo sminuendo, a mio modesto
parere la professione del fotografo. Spesso veniamo giudicati
ingiustamente per il tipo di lavoro che svolgiamo, ma siamo gli unici a
dover "lottare" per guadagnarci da vivere e non siamo tutelati
come dovremmo esserlo. Sono contrario a questo tipo di iniziativa, ormai
le agenzie non fanno altro che giocare al ribasso e se si continua ad
andare avanti in questo modo rimaranno ben pochi fotografi profesionisti
che devono lottare per vendere le proprie immagini ad agenzie che
guadagnano dieci volte tanto su una foto pagata un decimo. Siamo proprio sicuri che il diritto di raccontare
appartenga a pochi e che per poterlo esercitare serva la patente di
professionista? Siamo proprio sicuri che le immagini che mia zia
scatta quotidianamente nel suo ambiente non siano culturalmente,
socialmente e giornalisticamente interessanti? Siamo proprio sicuri che se al G8 non ci fossero
state 10, 100, mille telecamerine avremo avuto la stessa consapevolezza
di quello che è successo? Siamo proprio sicuri che la fotografia, quella che racconta un epoca, la gioia e la sofferenza, le abitudini e le anomalie, non debba essere protetta e salvata prescindendo dal nome degli autori? Certo che si ma di solito i nomi che ricorrono sono quelli che sanno raccontare un'epoca. Accidenti ma quanti reporter i guerra c'erano nella seconda guerra mondiale, e come mai guardiamo le foto di Capa quando vogliamo vedere l'essenza di quel conflitto? Perché lui non solo era li ma sapeva anche come si fa a fare una buona foto. Ci sono riusciti anche altri, ma saltuariamente e per caso. Siamo proprio sicuri che non spetti ai
professionisti e agli operatori del settore aiutare i cosiddetti
dilettanti a meglio esprimersi? Se il nostro mestiere si mettono a farlo i dilettanti non ci lamentiamo poi della generale qualità delle immagini che tende a degradare. Se tra avere una foto di un professionista e quella di osservatore casuale scegliamo quella di un osservatore casuale, beh significa che noi professionisti non siamo più capaci o che la qualità non ha più valore. Siamo proprio sicuri che sia possibile raccontare il mondo solo con una macchina fotografica "di marca" e non anche con i suoi succedanei, come tu chiami i telefonini? Parlerei di una macchina fotografica di qualità. Non è la marca che fa la differenza ma la qualità dello strumento. Si vuole per caso sostenere che una foto fatta da un professionista che dovrebbe farla con passione e amore e con conoscenze e materiali atti ad ottenere il massimo sia uguale a quella fatta da un casuale osservatore che non si è mai posto neppure un quesito sulle qualità della foto? Siamo proprio sicuri che il cellulare con fotocamera sia solo una moda e non sia altrettanto modaiolo e più anacronistico girare con la Leica al collo? Beh, questa è veramente una domanda imbarazzante. Spero sia stata posta per scherzo. La qualità non è cosa che non faccia la differenza e tra una Leica, o una più comune nikon, e un telefono c'è differenza. accidenti mi sembra di parlare di sciocchezze! Quello che conta è la mente che comanda e decide, ma la mano di chi ama la buona immagine usa il telefono per telefonare e la macchina fotografica per scattare. Secondo me non era così difficile rispondere a queste domande. Dico questo senza ritenere che sia un errore ne un abominio aver aperto ai dilettanti armati di macchina fotografica incorporata nel telefonino il mondo dell' informazione, ma non ci aspettiamo da essi capolavori, se non incidentalmente. Aspettiamoci che siano li e che per caso scattino un documento buono per raccontare un evento. Ma non ci aspettiamo qualità. Quella credo spetti a chi la fotografia la fa di mestiere o con amore e passione. Il che significa anche usare gli strumenti che meglio ci permettono di raccontare la realtà! Scusate la foga e la passione ma non è tutto uguale, non tutto ha qualità. Non tutto va bene e va omologato per principio. Pensiamoci bene. Prima. Io ci penso ogni giorno e forse tra un mese scriverò l'opposto di quanto ho scritto oggi, ma oggi giuro che ci credo e in questo modo cerco di fare il mio lavoro e di dare corso alla mia passione. Andrea Palmieri
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Penso che le
foto tramite telefonino rappresentino comunque un modo di comunicazione,
cambia il mezzo ma non il fine così come accade tra la foto digitale ed
analogica, e quindi le foto tramite telefonino rappresentano un piccolo
ramoscello di quel grande albero chiamato "FOTOGRAFIA" che và
oltre il termine stesso. Mi fermo qui perchè si potrebbe procedere
all'infinito. Felice Soriente
L' iniziativa l' abbiamo già osservata, con i
fototelefonini, in tempo reale, avevamo visto immagini di guerra. Non
credo che questa tecnologia soppinterà completamente la fotografia
tradizionale ma l'affiancherà. Le foto delle news non hanno bisogno della
qualità delle diverse sfumature dei colori, ma essere vendute e
pubblicate nell' immediato. questa tecnologia diverrà tra breve la
norma. Bisogna prendere atto che le tecnologie nuove permettono di fare cose che prima non si potevano fare e che permettono a chiunque di produrre immagini. Inutile fare battaglie contro i mulini a vento e "contro le macchine tessitrici automatiche che hanno messo per strada migliaia di lavoratori in Inghilterra all'inizio dell'era industriale" . Con quelle immagini di bassa qualità e gli usi che se ne potranno fare i fotografi professionisti non hanno e non avranno ne a che fare, ne , penso, grossi danni, almeno in questa fase. In futuro? Forse si se la tecnologia permetterà una qualità maggiore: non credo che accada, quindi non mi preoccuperei molto. Franco Barbagallo Viviamo in un decennio che preferisce l'immediatezza
alla lentezza, l'azione alla astrazione, la quantità alla qualità, la
moda di una stagione all'eterno. Combattere contro i mulini a vento è
insensato quanto controproducente. Il qualunquismo fotografico che porta
la tecnologia spinge noi professionisti a prendere una via certo più
difficile ma finalmente schiuderà tutte le infinite possibilità
dell'immaginario. La "fotografia" resta comunque e sempre una
forma di rappresentazione (Ghirri) e non un semplice sguardo sulla
realtà. Forza e coraggio: è possibile ancora essere Cartier Bresson con
il videocellulare anzichè con la Leica. ...che dire...certo i grandi reporter e soprattutto chi
ha perso la vita per amore del proprio lavoro si rivolterà nella tomba.
credo però che lo scopo principale del reporter sia documentare, mentre i
cittadini hanno il diritto di essere informati su fatti di cronaca, guerra
eventi ecc. l'importante è che l'immagine ci sia, come dire se il
telefonino da la possibilità di documentare un avvenimento che altrimenti
non sarebbe stato possibile documentare ben venga il telefonino. credo in
oltre che... quando leggo "allora con il tel. siamo tutti
fotografi" a mio perere e di questo son convinto, non è il
telefonino o la macchina fotografica a fare il fotografo, è il contrario.
certo il "vecchio" bianco e nero che nostalgia, credo che chi
deciderà e avrà la possibilità di lavorare con attrezatura
professionale darà semplicemente un valore aggiunto al proprio lavoro e
forse qualche emozione in più a chi lo osserva. Premesso che la libertà individuale di raccontare la
storia (anche e soprattutto l'attualità in questo contingente) sia da
assoggettare a chiunque, e non solo ai "professionisti", a me
puo' anche stare bene che utilizzino qualche foto scattata con il
telefonino in un occasione eccezionale. (Anche io siccome non sempre ho la
fortuna di avere la macchina SRL con me ho comprato un telefonino che fa
le foto...dovesse mai servirmi è meglio di niente). Io invece rifletterei
un attimo di più solo sulla qualità. Per quanto mi riguarda sono
comunque convinto che il fotoreportage e il fotogiornalismo e ancor più
in generale la fotografia (grazie al dgt) stia avendo una larghissima
diffusione, a discapito dei professionisti che si devono scontrare alcune
volte con la realtà editoriale che pubblica servizi anche di
"fotoamatori" solo perchè in omaggio. Credo che noi
professionisti dobbiamo interrogarci di più sul nostro lavoro, cercando
di offrire quello che i non professionisti non possono offrire: LA
QUALITA' e l'estrema specializzazione. Buon lavoro a tutti. Io credo in merito all'utilizzo del telefonoreporter che
esso non sia sbagliato o da combattere quando si racconta un evento
eccezionale ed improvviso e quindi forse grazie alla sua vasta diffusione
il telefonoreporter può trovarsi a raccontare (prima dei professionisti
un dato evento) ma ciò non toglie che essi debbano essere giustamente
remunerati secondo delle tariffe eque e che in secondo momento si debbano
mettere da parte e far continuare il lavoro a chi lo fa di professione ed
ha i requisiti per poter svolgere quel lavoro. Il telefonoreporter non
deve essere assolutamente un mezzo per poter recuperare immagini a basso
costo da parte delle agenzie e dei giornali, Visto che si vedono gia da
tempo giornalisti costretti a portare con se macchinette fotografiche. Il
mio parere è quindi di non sfruttarli ma di rispettarli (i
telefonoreporter) e di fare attenzione alle agenzie ed ai giornali. Bisognerà abituarsi. Anni fà un amico comprò un
computer, avendo inserito alcuni programmi grafici si considerò subito un
grafico. Non distingue (ancora oggi) un Times da un Futura ma aveva il
computer...quindi... Un altro amico si è comprato la barca a vela,
quindi... è un marinaio. Si è messo il cappello da ammiraglio e poi via,
a regatare. Poveri ospiti, poveri natanti sulla sua rotta, povera
capitaneria etc. Ho comprato una macchina digitale ora sì, sono un
fotografo evoluto: Tiff, jpeg si sprecano, e mail e alta risoluzione ormai
sono familiari. Pensandoci bene però quello che ho imparato di recente mi
ha richiesto un impegno che se lo racconto ad un quattordicenne, ride. Lui
quelle cose le impara in un giorno, le ha nel DNA. Il vantaggio dei
telefonini/fotocamera è che ora puoi fotografare dappertutto. Come si fà
a bloccare, come si faceva anni fà, l'ingresso allo stadio, ai concerti
etc. delle fotocamere, ora è impossibile. Quindi cari colleghi alla mia
Nikon ho legato con del nastro un vecchio Nokia e ora vado dove voglio col
mio telefonino con fotocamera integrata. Che provino a dimostrarmi che non
è così. Non mi servono più accrediti, fax, passi etc., non mi interessa
fare il fotografo accreditato. Quindi entro al concerto, col biglietto e
scatto.La qualità prima o poi paga e magari la maschera di gioia, di
tristezza di un Vasco sul palco grazie a me nn si trasformerà in un pugno
di pixel che girano nella rete. (...)Siamo tutti d'accordo che una macchina fotografica,
sia essa una Leica o una Pocket Instamatic, si limita a acquisire una
serie irreperibile ed unica di immagini, visualizzate poi, bene o male in
un modo o nell'altro: Siamo ancora tutti d'accordo che tale fatto non
determini in modo alcuno la "qualità" del messaggio o la
professionalità di chi ha utilizzato questo strumento. Che io sappia, la
diffusione delle Instamatic (evento anche allora storico) non ha tolto
nulla alla professionalità (ed alle tasche) dei fotografi di allora,
anzi!Riempiendo le case di fotoricordo di scarsa qualità, ha stimolato
una crescita culturale nel mondo dell'immagine, ha affinato nella gente le
capacità di giudizio, ha sviluppato e stimolato quella benedetta
professionalità e ne ha creato nuove figure. Ogni nuova opportunità di
comunicazione, ogni nuovo mezzo ed ogni nuova modalità di gestione dello
stesso, servono ad accrescere le capacità medie di valutazione di tutti
noi, professionisti o comuni ignoranti, cosi da poterci aiutare a
giudicare meglio i contenuti, realtà o illusioni che siano. Personalmente non ci trovo nulla di anormale, anzi!
Comunicare con immagini con qualsiasi mezzo esso avvenga è sempre
positivo e costruttivo. E l'utilizzo delle microcamere dei nuovi cellulari
è uno stimolo dei tempi moderni. E trovo limitativo il fatto che a dover
produrre questo tipo di immagini debbano essere solo i professionisti del
settore. Mi dispiacerebbe però se anche in questo nascente
"mercato" si potrebbero riscontrare "anomalie" che
quotidianamente riscontriamo in quello che è ormai il mercato
globalizzato delle immagini. Forse (e dico forse) la cosa migliore per un
corretto utilizzo commerciale di questo tipo di immagini e cambiare un po'
i criteri....abbandonare quelli classici... Annoso problema quello dei fotografi che si sentono
"rubare" il mestiere. Nel 1997 ero studente all'Istituto Europeo
di Design, la fotografia digitale professionale era agli albori, e per
acquistare un dorso digitale da tre milioni di pixel ci volevano 30
milioni di lire. |
In prima battuta trovo che la
soluzione di Emage sia assolutamente vantaggiosa per le agenzie e per
gli editori (che pure passano momenti difficili rispetto a qualche anno
fa) perchè insomma il 25% sul ricavato mi sembra veramente poco e
comunque non si capisce quanto vengono valutate le immagini. (...) Però
a mio parere ci sono altre considerazioni da fare: da qualche anno è
diventato più difficile fotografare in qualunque situazione, perchè
tutti tirano in ballo la tutela alla privacy anche quando non c'entra
nulla e sembra sempre più difficile d'altro canto farsi riconoscere il
diritto d'autore sulle proprie produzioni quando è sacrosanto che tu
debba accampare dei diritti su ciò che hai creato. (...) se dovessi
dirla con due parole, direi che tutto ciò che giova alla diffusione
della cultura del linguaggio fotografico ci permette di qualificare
professionalmente ed economicamente il nostro lavoro. Permette alle
persone clienti e consumatori di distinguere tra un buon prodotto e un
brutto prodotto, tra una rivista che non pubblica belle foto e una che
investe in questo, tra un bravo cerimonialista e uno qualunque, tra un
reporter che fa un'inchiesta e un'agenzia ricopiata in fretta e furia.
Se, per dire, l'iniziativa di Emage risultasse scadente da un punto di
vista qualitativo ricadrebbe su di loro. La vera crisi del momento è
economica e culturale e non dipende certo dalla diffusione della
fotografia digitale o dal cellulare. Luigi Vai Con il diffondersi delle nuove tecnologie il contenuto
reale di informazioni insite nel supporto fotografico si sono impoverite
( ci sono molti piu punti che formano l'immagine in un a dia 35 mm che
non nel file migliore che si riesce ad ottenere con il miglior
apparecchio digitale in commercio). Questo dato introduce il seguente
concetto: era proprio necessario utilizzare apparecchi 20x25 cm per
fotografare oggetti che sarebbero stati stampati in dimensioni inferiori
al rapporto di riproduzione realizzato? Io credo che con i sistemi
analogici ci fosse una enorme ridondanza di informazioni, ma questo non
era un problema, perchè in fondo costavano relativemente poco. (...) Sta a chi dovrà utilizzare l'immagine saper scegliere
tra due immagini dello stesso evento realizzate con diversi strumenti,
considerando il media di diffusione (web magazine, quotidiano,
settimanale B/N o a colori patinato o meno, rivista d'arte e via
discorrendo). Direi ovvio che su una pagina web un'immagine scattata con
un telefonino pubblicata 2cmx3 a 72dpi sia assolutamente identica ad uno
scatto realizzato con una leica e poi digitalizzato e ridotto ad
analoghe dimensioni. (...) La realtà è che I grandi reporter non hanno
solo mostrato un avvenimento attraverso un'immagine, ma hanno aggiunto
una serie di livelli di significato che hanno arricchito il semplice
documento di un valore aggiunto che, sinceramente, non credo possa
essere equiparato ad un'immagine "telefonica". Per relizzare
queste immagini i fotografi che utilizzano le tradizionali fotocamere si
attrezzano di strumenti diversi (ottiche, pellicole, formati, filtri)
non perché la SOMMA di tutto questo faccia la bella immagine, ma
perché è la SCELTA tra le mille possibilità distingue un
"fotografo" da un dilettante. Quest'ultimo, infatti, non vuole
scegliere, ma avere solo una foto fatta bene; la sua scelta è tra foto
giusta e foto sbagliata. per lui dunque, massima semplicità e massima
automazione (cosa dunque meglio di un oggetto in cui si può catturare
un'immagine senza scegliere tra mille possibilità di errore? Questo non
toglie che ci sarà un'artista che utilizzerà il telefono/camera per
realizzare nuove immagini con uno stile che corrisponde alle limitazioni
stesse dello strumento, trasformando il limite in espressività; ma
dietro questo c'è una scelta consapevole e, sicuramente, uno studio
approfondito sulle possibilità del mezzo. Concludo riassumendo: non si
può essere pro o contro il mezzo in sé, ma si deve poter discutere se
un mezzo è adatto più o almeno altrettanto di altri per comunicare un
messaggio visivo che, non dimentichiamocelo, è sempre un messaggio
culturale ricco di numerosi livelli di informazione. In molti casi, la
pauperizzazione dei livelli del messaggio corrisponde solo ad un
impoverimento linguistico e culturale. Attendiamo gli sviluppi, e magari
parliamone ancora riferendoci a concrete esperienze. Io sono, purtroppo, uno di quei fotografi che credono
ancora molto nella "qualità". Se dovessi dilungarmi
sull'argomento le mie proverbiali buone maniere andrebbero a farsi
friggere. Il mercato però chiede questo e deve essere necessariamente
soddisfatto. E' la mancata cultura all'immagine che manca, se fossimo
educati al saper vedere o almeno a distinguere, noteremmo la differenza
fra immagini eseguite con una buona medioformato, se non un bel banco
ottico, e le oscenità prodotte da un aggeggio di nuova tecnologia. Io
continuerò comunque con il mio "hobby". Scatto in 6x6 e ne
colgo le sfumature ed anche le emozioni che una dia ben esposta sanno
regalare. Ben venga la tecnologia, ma che non reprima il gusto della
qualità che io ricerco. Non si tratta a mio avviso di essere pro o contro. si
tratta se interessa o no... se mi commisionassero un lavoro tramite
telefonino, con il significato e l'estetica di quella macchina sarei
lieto di farlo. La prima volta che fatto un servizio con la digitale mi
sentivo imbarazzato...ora non riesco a farne a meno in certi lavori.
Cosa cambia? la qualità? no.. è come se si facesse un lavoro con una
polaroid o una usa e getta...la differenza a mio avviso la fa sempre
l'occhio del fotografo e ovviamente il soggetto in questione. E' come se
un grande cuoco avesse paura delle minestre surgelate... o un pittore
paura dei lampostil . Siamo di fronte ad un altro strappo
professionale.... ci sarà una selezione...un mercato diverso... più
eclettico, versatile, pret a porter... e noi dovremo essere quelli che
fanno le altre cose, quelle GROSSE... quelle che senza di noi...non
sarebbero così belle! Ho visto le foto della rivista Makadam.... ma se
abbiamo paura di quelle robe lì... Coraggio, sappiamo fare di meglio,
anche con un foro stenopeico... e sono daccordo con il collega
Mencarini... ci sono tante leica al collo e pochi racconti.... molti
tramonti e bimbi sporchi e lampioncini e mascherine di venezia che, se
anche ci fosse un po' di pulizia etnica... forse avremmo tutto da
guadagnarci... Sì. E' giusto. f. gavagnin Una riflessione và fatta, non su noi fotografi professionisti e neanche sui "fotogiornalisti" da telefonino , la riflessione deve essere fatta sulla richiesta di mercato. Certo con l'avvento dei cellulari con camera fotografica sono nati fotografi in tutto il mondo che possono fornire immagini che il fotografo professionista non può avere. Si sà che la casualità degli eventi fornisce la possibilità di presenza di alcune persone all'evento stesso, difficilmente fotografi professionisti riescono a trovarsi nel posto giusto al momento giusto al contrario persone che posseggono un cellulare con camera. Questo cambia il panorama dei fotografi, siamo noi a dover cambiare mentalità!!!! Non dobbiamo più correre per fornire prima di un concorrente professionista la notizia e l'immagine, dobbiamo fornire un lavoro qualitativamente molto superiore alla media. Dobbiamo farci pagare la professionalità nel seguire un evento che necessita la presenza di un professionista senza sottostare a regole assurde di pubblicato a 20 euro per immagine, dobbiamo fare gruppo e percorrere una strada comune che premi la nostra professionalità. Se staremo fermi ad aspettare in futuro ci saranno molti fotografi non professionisti (impiegati, studenti,operai,ecc ecc) che si diletteranno e divertiranno a scattare qualche immagine con il cellulare inviarla al giornale e eventualmente guadagniarci qualche cosae vedendo le immagini pubblicate firmate con il propio nome (daltronde fanno bene che spese hanno loro!!!) In conclusione cari amici non dobbiamo discutere se essere favorevoli o contrari, dobbiamo capire dove và il mercato e essere uniti altrimenti i giornali, le agenzie pubblicitarie, le agenzie di distribuzione, guadagneranno sempre di più e noi fotografi saremo sempre con meno lavoro. Roberto Piccinini C'è spazio per tutti! La comunicazione giornalistica
è talmente grande e varia che al suo interno possono anche starci
immagini "telefoniche" Personalmente non amo questo genere ma
devo dire che molte volte la mia attenzione è stata catturata proprio
da immagini di questo tipo. E poi, nessuno è ancora riuscito a fermare
il tempo e noi siamo in un periodo di veloci cambiamenti: è sicuramente
molto impegnativo, ma sono dell'idea che è il caso di aggiornarsi
continuamente, di evolversi e, se il lavoro lo richiede, di adattarsi a
tutto, pur mantenendo per se stessi il proprio stile. E' dagli anni ottanta che ormai viviamo nell'"era
del karaoke". Adesso, come avrete certamente sentito, si sta
diffondendo anche il "movioke": tutti imitano tutti. Quindi,
non mi meraviglia affatto che questa smania di protagonismo si stia
propagando a macchia d'olio in tutti i campi della nostra società.
Previsione non certo difficile, dato l'enorme sviluppo e la sempre
maggiore disponibilità delle nuove tecnologie. Da ciò si deduce anche
l'inevitabilità del fenomeno e l'inutilità di contrastarlo. Ovviamente
non mi fa certo piacere constatare il conseguente abbassamento del
livello qualitativo e la sempre maggiore assuefazione del pubblico a
produzioni di scarsa qualità. Per inciso, sono profondamente convinto
che tutto ciò non sia affatto casuale, ma faccia parte di un ben
preciso "piano orientativo". Non si dimentichi che il
"bello" fa paura, perchè constringe le persone a pensare e la
gente che "pensa" rappresenta una minaccia per il sistema.
Tuttavia, il genere di fotografia di cui mi sono sempre occupato mi ha
portato in contatto con alcune culture estremamente diverse da quella
"occidentale" ed ad assorbirne inevitabilmente i principi che,
in sintesi, sono quelli di non giudicare mai nulla e nessuno. Certo non
posso non sentirmi amareggiato quando, tanto per fare un esempio,
un'agenzia fotografica o una rivista del settore acquista e valorizza un
JPEG ottenuto da un adolescente con il suo telefonino di ultima
generazione, dopo aver rifiutato per anni il mio materiale di consacrata
(all'estero) qualità e costato un notevole impegno morale, economico ed
artistico. Oppure, rifiuta addirittura di ricevermi nonostante due anni
di tentativi, come e' capitato con una grande agenzia di reportage di
qualita'. |