FOTO GIORNALISTICHE 
CON TELEFONINO

 

 

 

Come certamente saprai, si sta diffondendo la tendenza alla comunicazione per immagini, anche giornalistica, facendo uso delle fotocamere integrate con i cellulari: di bassa qualita', ma prerennemente disponibili ed in grado di trasmettere immediatamente.
Un fortissimo segnale in tal senso e' l'iniziativa voluta dalla societa' dell'agenzia Grazia Neri (Emage srl) che ha avviato un'iniziativa in rete destinata a raccogliere immagini effettuate con il telefonino, per la realizzazione gratuita di un sito e di una rivista (www.makadam.it), con la possibilita' che le immagini vengano anche sfruttate commercialmente (all'autore dell'immagine va il 25% dei ricavi, dedotti i costi...).

Poiche' si tratta di segnali di una nuova "era" a cui dobbiamo - da professionisti - in ogni caso partecipare, pubblicheremo le considerazioni costruttive (sia a favore che contro). 

Invia i tuoi commenti all'email diretta dell'associazione (da cui ti giungono i messaggi) o, se non sei socio, utilizza il form del sito: www.fotografi.org/scrivici.htm . La segnalazione deve essere firmata.

Verranno pubblicati i contributi piu' significativi, pronunciati sia a favore che contro tale tendenza. I primi due commenti sono lo scambio di opinione fra il fotografo collega Marco Vacca - di Fotografia e Informazione (Fotoinfo.net) - e Marcello Mencarini, direttore responsabile di www.makadam.it

Comunicazione anche giornalistica tramite MMS  (fotocamere dei cellulari)

contribuiti Contro contribuiti a Favore

a fondo pagina: contributi a cavallo fra le due posizioni

E così la premiata agenzia Grazia Neri si diletta nel semplice gioco dello stare nel mainstream delle fesserie di moda. Chiunque può diventare fotografo, pur utilizzando un succedaneo di macchina fotografica. Tutti potranno arricchire lo stock di immagni e addirittura guadagnarci su, se le stesse verranno impiegate per usi ed iniziative editoriali, sottraendo un 75 per cento del ricavato (a noi miseri professionisti con anni di esperienza e suole consumate ci succhiano via il 50-55%, quindi cari foto-telefonisti fatevi furbi e cominciate ad alzar almeno la posta!) Niente in contrario verso queste intriganti modernità se a prendere iniziative del genere sono gli addetti ai lavori della telefonia mobile o chi quei telefoni produce, ma se a impegnare risorse ed energie su progetti simili è una seria e storica agenzia fotografica italiana vuol dire che siamo almeno un po’ scesi di tono. Una volta si presupponeva che da quelle parti si investisse per produrre del buon fotogiornalismo, per migliorare la conoscenza propria ed altrui, adesso si preferisce elevare il voyeurismo e la cretineria ad immagine titolata. Ritenere che per capire e rappresentare il mondo basti guardare attraverso qualche buco della serratura era un concetto al quale non mi sembra fossimo ancora arrivati...ed invece eccoci qua!

Auguri allo staff di Emage!

Marco Vacca

 

Caro Marco, ho letto la tua riflessione su Makadam e vorrei farti, farmi e farci - parlo di noi che facciamo questo mestiere- alcune domande. Siamo proprio sicuri che il diritto di raccontare appartenga a pochi e che per poterlo esercitare serva la patente di professionista? Siamo proprio sicuri che le immagini che mia zia scattaquotidianamente nel suo ambiente non siano culturalmente, socialmente e giornalisticamente interessanti? Siamo proprio sicuri che se al G8 non ci fossero state 10, 100, mille telecamerine avremo avuto la stessa consapevolezza di quello che è successo? Siamo proprio sicuri che la fotografia, quella che racconta un epoca, la gioia e la sofferenza, le abitudini e le anomalie, non debba essere protetta e salvata prescindendo dal nome degli autori? Siamo proprio sicuri che non spetti ai professionisti e agli operatori del settore aiutare i cosiddetti dilettanti a meglio esprimersi? Siamo proprio sicuri che sia possibile raccontare il mondo solo con una macchina fotografica "di marca" e non anche con i suoi succedanei, come tu chiami i telefonini? Siamo proprio sicuri che il cellulare con fotocamera sia solo una moda e non sia altrettanto modaiolo e più anacronistico girare con la Leica al collo? Professionisti o dilettanti che siano? Tante domande. A qualcuna so rispondere a qualcuna sto ancora pensando. Forse sarebbe meglio che ci pensassimo tutti e in fretta. E, forse, dovremo anche smetterla di chiuderci in sterili e antiquate corporazioni.

Marcello Mencarini direttore responsabile di Makadam

 

Penso che sia una grande cazzata. prima di tutto perchè la qualità delle foto scattate con il telefonino è senza dubbio scadentissima e poi sostanzialmente si mira a sostituirci in tutti i campi. Allora che ce lo dicano, i fotografi devono scomparire e allora impareremo altro. come fotografo mi sento molto distrattato e afflitto da questi input sempre + negativi. Poi non è detto che comprando una penna d'oro io sappia fare il medico o l'ingegnere quindi non è detto che le persone pur fornendosi di attrezzature siano fotografi.
Fabio Locorotondo

ritengo che questa tendenza vada contro la professionalità e la ricerca di qualità che ogni professionista di ogni settore dovrebbe ricercare. Inoltre credo che ogni fotografo(e a maggior ragione quelli che lavorano in ambito giornalistico/editoriale) giri per le città di tutto il mondo con il proprio apparecchio fotografico, per cui l'utilità di un cellulare con fotocamera integrata dovrebbe servire loro solo ed esclusivamente in caso di estrema necessità. Questo per quello che riguarda la nostra categoria di professionisti, un'altra cosa se si parla di "fotografi momentanei"
Gabriele Zani


Se esistesse la sezione "contributi" LA VIA DI MEZZO mi includerei subito! E ne spiego brevemente il motivo: è giusto andare al passo coi tempi,...e siccome siamo tutti "affamati" di notizie e immagini, trovo che il foto-cellulare sia un ottimo mezzo comunicativo (i costi e i tempi di realizzazione/erchiviazione si abbassano notevolmente)...MA...qualitativamente NON ci siamo nella maniera più assoluta! Inorridisco davati immagini definite da tanti quadratini (si chiamano PIXEL...giusto?!?!). No, no..mi spiace! Sono un "tradizionalista" a livello cutaneo! Mi metto definitivamente nei "contributi" CONTRO!! 
Pasquale Pennarola


Mi hanno insegnato con che occhio si vogliono veder le cose (E con la testa).Purtroppo faccio il fotogiornalista da molto tempo e come modo di pensare mi sento più in linea con Marco Vacca.Credo che stiamo arrivando all'ultimo scalino qualitativo oltre che economico del giornalismo. Mi stupisce che un collega come Mencarini che sicuramente ha fiutato il momento, parla di oggetti feticisti come la Leica che hanno fatto e fanno la storia del fotogiornalismo.Allora come dice Moretti : facciamoci del male e i quotidiani ci andranno a nozze risparmiando ulteriormente.A proposito caro Mencarini, ma tu credi a un G8 con i telefonini? Ti assicuro che colleghi scafati e preparati anche con Leica avevano serii problemi a lavorare. Ultima considerazione: visto che Grazia Neri sembra la più grande fotografa italiana dato che non firma mai le foto ai fotografi italiani, mettendo solamente il proprio nome. Con le foto dei telefonini citerà gli autori dei varii scoop? Samanta, signora Maria, Aldo, Francesco...... Scusate il mio sarcasmo ma il nostro mestiere stà lentamente scomparendo.
Antonio Amato fotogiornalista 
La Repubblica


ho letto i primi 2 commenti su questo bello argomento, e mi ha interessato soprattutto la risposta del sig. Marcello Mencarini un vero e proprio filosofo della domanda senza risposta e vorrei rispondergli con un esempio concreto che spero, ma non ne sono affatto sicuro, gli permetta di capire cosa stia facendo: qualche mese fa una redazione locale del Resto del Carlino pubblicava una foto di un'auto in fiamme sull'autostrada; si trattava sicuramente di una foto scattata da un passante con un telefonino perchè nonostante la nota bassa qualità richiesta dai quotidiani e nonostante l'autorevole parere del sig Mencarini che vuole farci credere che una Leica corrisponde ad un Samsung Trial Band, in quella foto c'erano dei pixel grossi come dei chicchi di grano.... bene il sig Mencarini forse non sà cosa significa cercare di arrivare su un'auto in fiamme in autostrada rispondendo alla chiamata della redazione che vuole le foto, significa il più delle volte correre, scavalcare reti per entrare dall'esterno, consumarsi le scarpe come rispondeva il collega, in altre parole farsi il mazzo per cercare di documentare il triste evento anche fatto di cronaca. Ora supponiamo che il fotografo della redazione locale del Carlino, dopo aver sputato sangue per arrivare sul posto, abbia scattato quelle foto (sicuramente dopo), abbia informato il giornale e....... che dalla redazione qualcuno gli abbia risposto "no grazie le abbiamo già, le ha fatte uno con il telefonino che passava di li" tutte le belle domande che si faceva e faceva nella sua lettera come si inseriscono in questo desolante panorama? (...) Nel 2003 il giornale per cui lavoro ha ricevuto un rullino di foto scattate da un autista del 118, in queste foto quel macellaio riprendeva i colleghi mentre cercavano di rianimare un povero ragazzo che da li a poco sarebbe fatalmente spirato..tutto si vedeva benissimo e dalla redazione hanno deciso di coprire almeno i particolari più agghiaccianti; lei non pensa che moltiplicando i macellai improvvisati della fotocronaca, dilettanti allo sbaraglio in un mondo dove invece occorre esperienza e professionalità, forse potrebbe sorgere qualche problemino? (...) Comunque per farla breve, penso che le iniziative come queste facciano solo del male ad una categoria come quella dei fotografi-fotoreporter e proprio perchè capisco i motivi per cui tutto ciò viene fatto, penso che il collega Marco Vacca abbia ragione, e lei abbia torto.
Massimo Fiorentini


I tempi cambiano, ci si può adeguare, ma la professionalità resta: un giorno ci si stupirà nel vedere una bella immagine! Un altro giorno, con stupore, "scopiranno" che solo arando la terra, per coltivarla, nasce il grano, primo elemento di filiera, per diventare farina, ed essere assaporato come "biscottino". Si tende sempre a semplificare, dimenticando chi lavora tutti i giorni per soddisfare gli altri.
Buon lavoro, a Voi, che lavorate sempre per tutti, noi compresi.
Daniele Buffo


Argomento molto "scottante" quello che riguarda l'utilizzo da parte di "normali" cittadini della fotografia attraverso telefonia cellulare, primo perchè la professionalità va a farsi fottere, secondo per la legge che tutela l'immagine del singolo cittadino che si trova esposto in qualsiasi monento della sua giornata a possibili scatti indiscreti, terzo se questo sistema non verrà regolarizzato esporrà la categria di noi fotografi ad una sempre più perdita d'identità.
Altro discorso si può fare per quanto riguarda l'uso di questo sistema a livello giornalistico, in questo caso il sistema risulta utile e molto immediato di conseguenza apprezzabile.
In definitiva si considera l'evoluzione tecnica un passo molto positivo, ma deve essere messa a disposizione solo a presone competenti, per non recare danni collaterali alla comunità.

Marco Ciurnelli


Vorrei rispondere ad alcune di quelle domande poste dal Mencarini:

Siamo proprio sicuri che il diritto di raccontare appartenga a pochi e che per poterlo esercitare serva la patente di professionista?
Si, altrimenti tutti potremo, con un minimo di infarinatura, dare un contributo durante un intervento chirurgico o cose del genere.

Siamo proprio sicuri che le immagini che mia zia scatta quotidianamente nel suo ambiente non siano culturalmente, socialmente e giornalisticamente interessanti? Sicurissimi; le foto di sua zia, con tutto il rispetto per la zia, devono rimanere nel cassetto di casa, per una semplice ragione, non paga le tasse sul venduto, ed ha un altro lavoro col quale mantenere la sua famiglia.

Siamo proprio sicuri che se al G8 non ci fossero state 10, 100, mille telecamerine avremo avuto la stessa consapevolezza di quello che è successo? Non mi pare che le tv che hanno trasmesso le immagini del g8 l'abbiano fatto con l'ausilio di immagini di video amatori. Forse la polizia ha avuto più vantaggi in questo.

Siamo proprio sicuri che la fotografia, quella che racconta un epoca, la gioia e la sofferenza, le abitudini e le anomalie, non debba essere protetta e salvata prescindendo dal nome degli autori? Quel genere di fotografia si, ma si fa riferimento ad una foto che racconta un epoca e non al suo autore o all'utilizzo di questa. Se il mio dentista domani si mette a scattare fotografie e ne tira fuori una mostra, nessuno gli dice niente, e magari gli si fanno i complimenti, vorrei far capire che questa iniziativa va oltre la fotografia, e' solo un interesse economico che danneggia chi di questo mestiere vive.

Siamo proprio sicuri che non spetti ai professionisti e agli operatori del settore aiutare i cosiddetti dilettanti a meglio esprimersi? Nessuno ha mai detto il contrario, tant'e' che l'associazione ha proposto negli anni passati una sorta di affiliazioni tra un professionista e degli amatori evoluti, il fatto sta, sempre, nell'utilizzo. Un "dilettante" è dilettante e se deve diventare professionista deve farsi le ossa e poi pagare le tasse.

Siamo proprio sicuri che sia possibile raccontare il mondo solo con una macchina fotografica "di marca" e non anche con i suoi succedanei, come tu chiami i telefonini? assolutamente no, ci hanno insegnato che non e' la macchina fotografica a fare la fotografia, ma cio' che la comanda. quindi la domanda non sussiste.

Siamo proprio sicuri che il cellulare con fotocamera sia solo una moda e non sia altrettanto modaiolo e più anacronistico girare con la Leica al collo? Assolutamente e' una moda, a mio parere sbagliata, perche' se faccio il dilettante la leica posso anche lasciarla a casa il telefonino no.

Antonino Condorelli


Credo di poter sintetizzare la mia opinione in un "ormai siamo alla frutta" da collaboratore di GN ormai da anni luce, mi auguro che l'agenzia e le agenzie, che invece di investire seriamente nella professione e difendere i propri fotografi, fanno queste ca..te possano finire un giorno come stanno finendo ultimamente vari e validi fotografi professionisti che sono ormai relegati in speciali riserve e parchi, mentre fuori ormai tutti sono fotoreporter anche il panettiere e la lavandaia. Quella cultura della fotografia che mancava nella gente comune e tutti noi speravamo (circa 20 anni fa) che arrivasse, non è comunque arrivata, ma in compenso oggi tutti fotografano di tutto senza criterio.....(...)
Giovanni Salici


Per quanto riguarda le foto scattate col telefonino, secondo me siamo ancora a dei livelli inaccettabili come qualità, ma soprattutto chiunque può credersi fotografo sminuendo, a mio modesto parere la professione del fotografo. Spesso veniamo giudicati ingiustamente per il tipo di lavoro che svolgiamo, ma siamo gli unici a dover "lottare" per guadagnarci da vivere e non siamo tutelati come dovremmo esserlo. Sono contrario a questo tipo di iniziativa, ormai le agenzie non fanno altro che giocare al ribasso e se si continua ad andare avanti in questo modo rimaranno ben pochi fotografi profesionisti che devono lottare per vendere le proprie immagini ad agenzie che guadagnano dieci volte tanto su una foto pagata un decimo. 
Daniele Botardi


Siamo proprio sicuri che il diritto di raccontare appartenga a pochi e che per poterlo esercitare serva la patente di professionista?
Certo che no. Può succedere che per caso un amatore possa fare una foto in grado di avere importanza, che serve, che faccia la differenza, che sia bella e poetica e rappresentativa. Ma non può che essere un caso. Chi fa del fare foto un mestiere dovrebbe avere più opportunità e capacità di chi la fa incidentalmente.

Siamo proprio sicuri che le immagini che mia zia scatta quotidianamente nel suo ambiente non siano culturalmente, socialmente e giornalisticamente interessanti?
A meno che la zia non sia un fenomeno non dovrebbero essere tali. Saranno certamente un documento, serviranno a raccontare un'epoca, faranno parte della grande rappresentazione di un'epoca, ma con buona probabilità non avranno la qualità tecnica e compositiva tale da essere importanti ai fini di quanto serve davvero a rappresentare il mondo. Quello sarà riservato ai grandi fotografi, per primi, ai fotografi minoro in secondo luogo e alla miriade di dilettanti per il resto. Ai fotografi veri saranno riservati i libri di storia, agli altri la documentazione quotidiana e a quelli che restano l'affresco generico.

Siamo proprio sicuri che se al G8 non ci fossero state 10, 100, mille telecamerine avremo avuto la stessa consapevolezza di quello che è successo?
Sono servite tecnicamente, per sapere per vedere, ma di quella miriade di immagini a rimanere, spero saranno quelle dei professionisti o degli amatori di talento che hanno saputo sublimare nei loro fotogrammi l'essenza di quei momenti.

Siamo proprio sicuri che la fotografia, quella che racconta un epoca, la gioia e la sofferenza, le abitudini e le anomalie, non debba essere protetta e salvata prescindendo dal nome degli autori? Certo che si ma di solito i nomi che ricorrono sono quelli che sanno raccontare un'epoca. Accidenti ma quanti reporter i guerra c'erano nella seconda guerra mondiale, e come mai guardiamo le foto di Capa quando vogliamo vedere l'essenza di quel conflitto? Perché lui non solo era li ma sapeva anche come si fa a fare una buona foto. Ci sono riusciti anche altri, ma saltuariamente e per caso.

Siamo proprio sicuri che non spetti ai professionisti e agli operatori del settore aiutare i cosiddetti dilettanti a meglio esprimersi?
Si ne siamo proprio sicuri! Non vedo in che modo i professionisti avrebbero il compito di aiutare i dilettanti se non facendo il proprio lavoro al meglio e stimolando i dilettanti con le proprie immagini. Se si parla di persone che scattano foto con un telefonino non si parla neppure più di appassionati di foto ma di semplici guardoni elettronici. Noi siamo su di un luogo per nostro mestiere scelta e passione. Dovrebbe fare la differenza.

Se il nostro mestiere si mettono a farlo i dilettanti non ci lamentiamo poi della generale qualità delle immagini che tende a degradare. Se tra avere una foto di un professionista e quella di osservatore casuale scegliamo quella di un osservatore casuale, beh significa che noi professionisti non siamo più capaci o che la qualità non ha più valore.

Siamo proprio sicuri che sia possibile raccontare il mondo solo con una macchina fotografica "di marca" e non anche con i suoi succedanei, come tu chiami i telefonini?

Parlerei di una macchina fotografica di qualità. Non è la marca che fa la differenza ma la qualità dello strumento. Si vuole per caso sostenere che una foto fatta da un professionista che dovrebbe farla con passione e amore e con conoscenze e materiali atti ad ottenere il massimo sia uguale a quella fatta da un casuale osservatore che non si è mai posto neppure un quesito sulle qualità della foto?

Siamo proprio sicuri che il cellulare con fotocamera sia solo una moda e non sia altrettanto modaiolo e più anacronistico girare con la Leica al collo?

Beh, questa è veramente una domanda imbarazzante. Spero sia stata posta per scherzo. La qualità non è cosa che non faccia la differenza e tra una Leica, o una più comune nikon, e un telefono c'è differenza. accidenti mi sembra di parlare di sciocchezze! Quello che conta è la mente che comanda e decide, ma la mano di chi ama la buona immagine usa il telefono per telefonare e la macchina fotografica per scattare.

Secondo me non era così difficile rispondere a queste domande. Dico questo senza ritenere che sia un errore ne un abominio aver aperto ai dilettanti armati di macchina fotografica incorporata nel telefonino il mondo dell' informazione, ma non ci aspettiamo da essi capolavori, se non incidentalmente. Aspettiamoci che siano li e che per caso scattino un documento buono per raccontare un evento. Ma non ci aspettiamo qualità. Quella credo spetti a chi la fotografia la fa di mestiere o con amore e passione. Il che significa anche usare gli strumenti che meglio ci permettono di raccontare la realtà!

Scusate la foga e la passione ma non è tutto uguale, non tutto ha qualità. Non tutto va bene e va omologato per principio. Pensiamoci bene. Prima. Io ci penso ogni giorno e forse tra un mese scriverò l'opposto di quanto ho scritto oggi, ma oggi giuro che ci credo e in questo modo cerco di fare il mio lavoro e di dare corso alla mia passione.

Andrea Palmieri

 

Penso che le foto tramite telefonino rappresentino comunque un modo di comunicazione, cambia il mezzo ma non il fine così come accade tra la foto digitale ed analogica, e quindi le foto tramite telefonino rappresentano un piccolo ramoscello di quel grande albero chiamato "FOTOGRAFIA" che và oltre il termine stesso. Mi fermo qui perchè si potrebbe procedere all'infinito. Felice Soriente 

L' iniziativa l' abbiamo già osservata, con i fototelefonini, in tempo reale, avevamo visto immagini di guerra. Non credo che questa tecnologia soppinterà completamente la fotografia tradizionale ma l'affiancherà. Le foto delle news non hanno bisogno della qualità delle diverse sfumature dei colori, ma essere vendute e pubblicate nell' immediato. questa tecnologia diverrà tra breve la norma. 
Attilio Costaguta di Carisma Italia


Bisogna prendere atto che le tecnologie nuove permettono di fare cose che prima non si potevano fare e che permettono a chiunque di produrre immagini. Inutile fare battaglie contro i mulini a vento e "contro le macchine tessitrici automatiche che hanno messo per strada migliaia di lavoratori in Inghilterra all'inizio dell'era industriale" . Con quelle immagini di bassa qualità e gli usi che se ne potranno fare i fotografi professionisti non hanno e non avranno ne a che fare, ne , penso, grossi danni, almeno in questa fase. In futuro? Forse si se la tecnologia permetterà una qualità maggiore: non credo che accada, quindi non mi preoccuperei molto. Franco Barbagallo


Viviamo in un decennio che preferisce l'immediatezza alla lentezza, l'azione alla astrazione, la quantità alla qualità, la moda di una stagione all'eterno. Combattere contro i mulini a vento è insensato quanto controproducente. Il qualunquismo fotografico che porta la tecnologia spinge noi professionisti a prendere una via certo più difficile ma finalmente schiuderà tutte le infinite possibilità dell'immaginario. La "fotografia" resta comunque e sempre una forma di rappresentazione (Ghirri) e non un semplice sguardo sulla realtà. Forza e coraggio: è possibile ancora essere Cartier Bresson con il videocellulare anzichè con la Leica.
Saverio Corti


...che dire...certo i grandi reporter e soprattutto chi ha perso la vita per amore del proprio lavoro si rivolterà nella tomba. credo però che lo scopo principale del reporter sia documentare, mentre i cittadini hanno il diritto di essere informati su fatti di cronaca, guerra eventi ecc. l'importante è che l'immagine ci sia, come dire se il telefonino da la possibilità di documentare un avvenimento che altrimenti non sarebbe stato possibile documentare ben venga il telefonino. credo in oltre che... quando leggo "allora con il tel. siamo tutti fotografi" a mio perere e di questo son convinto, non è il telefonino o la macchina fotografica a fare il fotografo, è il contrario. certo il "vecchio" bianco e nero che nostalgia, credo che chi deciderà e avrà la possibilità di lavorare con attrezatura professionale darà semplicemente un valore aggiunto al proprio lavoro e forse qualche emozione in più a chi lo osserva. 
Andrea Chisesi


Premesso che la libertà individuale di raccontare la storia (anche e soprattutto l'attualità in questo contingente) sia da assoggettare a chiunque, e non solo ai "professionisti", a me puo' anche stare bene che utilizzino qualche foto scattata con il telefonino in un occasione eccezionale. (Anche io siccome non sempre ho la fortuna di avere la macchina SRL con me ho comprato un telefonino che fa le foto...dovesse mai servirmi è meglio di niente). Io invece rifletterei un attimo di più solo sulla qualità. Per quanto mi riguarda sono comunque convinto che il fotoreportage e il fotogiornalismo e ancor più in generale la fotografia (grazie al dgt) stia avendo una larghissima diffusione, a discapito dei professionisti che si devono scontrare alcune volte con la realtà editoriale che pubblica servizi anche di "fotoamatori" solo perchè in omaggio. Credo che noi professionisti dobbiamo interrogarci di più sul nostro lavoro, cercando di offrire quello che i non professionisti non possono offrire: LA QUALITA' e l'estrema specializzazione. Buon lavoro a tutti.
Raffaello Bastiani


Io credo in merito all'utilizzo del telefonoreporter che esso non sia sbagliato o da combattere quando si racconta un evento eccezionale ed improvviso e quindi forse grazie alla sua vasta diffusione il telefonoreporter può trovarsi a raccontare (prima dei professionisti un dato evento) ma ciò non toglie che essi debbano essere giustamente remunerati secondo delle tariffe eque e che in secondo momento si debbano mettere da parte e far continuare il lavoro a chi lo fa di professione ed ha i requisiti per poter svolgere quel lavoro. Il telefonoreporter non deve essere assolutamente un mezzo per poter recuperare immagini a basso costo da parte delle agenzie e dei giornali, Visto che si vedono gia da tempo giornalisti costretti a portare con se macchinette fotografiche. Il mio parere è quindi di non sfruttarli ma di rispettarli (i telefonoreporter) e di fare attenzione alle agenzie ed ai giornali. 
Carlo Ferrara


Bisognerà abituarsi. Anni fà un amico comprò un computer, avendo inserito alcuni programmi grafici si considerò subito un grafico. Non distingue (ancora oggi) un Times da un Futura ma aveva il computer...quindi... Un altro amico si è comprato la barca a vela, quindi... è un marinaio. Si è messo il cappello da ammiraglio e poi via, a regatare. Poveri ospiti, poveri natanti sulla sua rotta, povera capitaneria etc. Ho comprato una macchina digitale ora sì, sono un fotografo evoluto: Tiff, jpeg si sprecano, e mail e alta risoluzione ormai sono familiari. Pensandoci bene però quello che ho imparato di recente mi ha richiesto un impegno che se lo racconto ad un quattordicenne, ride. Lui quelle cose le impara in un giorno, le ha nel DNA. Il vantaggio dei telefonini/fotocamera è che ora puoi fotografare dappertutto. Come si fà a bloccare, come si faceva anni fà, l'ingresso allo stadio, ai concerti etc. delle fotocamere, ora è impossibile. Quindi cari colleghi alla mia Nikon ho legato con del nastro un vecchio Nokia e ora vado dove voglio col mio telefonino con fotocamera integrata. Che provino a dimostrarmi che non è così. Non mi servono più accrediti, fax, passi etc., non mi interessa fare il fotografo accreditato. Quindi entro al concerto, col biglietto e scatto.La qualità prima o poi paga e magari la maschera di gioia, di tristezza di un Vasco sul palco grazie a me nn si trasformerà in un pugno di pixel che girano nella rete. 
Enrico Spanu


(...)Siamo tutti d'accordo che una macchina fotografica, sia essa una Leica o una Pocket Instamatic, si limita a acquisire una serie irreperibile ed unica di immagini, visualizzate poi, bene o male in un modo o nell'altro: Siamo ancora tutti d'accordo che tale fatto non determini in modo alcuno la "qualità" del messaggio o la professionalità di chi ha utilizzato questo strumento. Che io sappia, la diffusione delle Instamatic (evento anche allora storico) non ha tolto nulla alla professionalità (ed alle tasche) dei fotografi di allora, anzi!Riempiendo le case di fotoricordo di scarsa qualità, ha stimolato una crescita culturale nel mondo dell'immagine, ha affinato nella gente le capacità di giudizio, ha sviluppato e stimolato quella benedetta professionalità e ne ha creato nuove figure. Ogni nuova opportunità di comunicazione, ogni nuovo mezzo ed ogni nuova modalità di gestione dello stesso, servono ad accrescere le capacità medie di valutazione di tutti noi, professionisti o comuni ignoranti, cosi da poterci aiutare a giudicare meglio i contenuti, realtà o illusioni che siano.
Così come musicisti non temono certamente la diffusione dei corsi per corrispondenza di chitarra classica e della musica sintetizzata da un PC, anche noi fotografi dovremmo guardare ad ogni nuovo passo avanti senza il timore di perdere qualcosa...perché, se così fosse, perderemmo veramente qualcosa. 
Federico Grattoni


Personalmente non ci trovo nulla di anormale, anzi! Comunicare con immagini con qualsiasi mezzo esso avvenga è sempre positivo e costruttivo. E l'utilizzo delle microcamere dei nuovi cellulari è uno stimolo dei tempi moderni. E trovo limitativo il fatto che a dover produrre questo tipo di immagini debbano essere solo i professionisti del settore. Mi dispiacerebbe però se anche in questo nascente "mercato" si potrebbero riscontrare "anomalie" che quotidianamente riscontriamo in quello che è ormai il mercato globalizzato delle immagini. Forse (e dico forse) la cosa migliore per un corretto utilizzo commerciale di questo tipo di immagini e cambiare un po' i criteri....abbandonare quelli classici...
Salvatore Sparavigna


Annoso problema quello dei fotografi che si sentono "rubare" il mestiere. Nel 1997 ero studente all'Istituto Europeo di Design, la fotografia digitale professionale era agli albori, e per acquistare un dorso digitale da tre milioni di pixel ci volevano 30 milioni di lire. 
Ricordo con chiarezza le parole del "signore della Manfrotto" che venne a presentare il primo "Megavision": -...possono sembrare grandi investimenti ma potrebbero rendersi necessari. Una tipografia è abituata a ben altre cifre e potrebbe, dall'oggi al domani, sostituire fotografo e laboratorio acquistando uno questi dorsi digitali.- 
A distanza di anni conosco pochi tipografi in grado di scattare buone foto. 
Non si temano le zie munite di videofonini, è un bene che tutti siano in grado di mostrare al mondo quello che hanno sotto gli occhi, a mio parere rende l'informazione più democratica. Non si tema di promuovere a fotografo il signor Rossi in vacanza, questo non lo crede più nemmeno lui. Nessuna tecnologia può sostituire una professione. Ben venga che tutti possano mandare "il proprio punto di vista" al giornale. 
Dopotutto migliaia di lettere dei lettori vengono pubblicate tutti i giorni sui quotidiani ed i giornalisti non sentono la loro professione in pericolo. Sanno benissimo che non basta comprare la penna per diventare scrittori.
Gianni Gazza.

In prima battuta trovo che la soluzione di Emage sia assolutamente vantaggiosa per le agenzie e per gli editori (che pure passano momenti difficili rispetto a qualche anno fa) perchè insomma il 25% sul ricavato mi sembra veramente poco e comunque non si capisce quanto vengono valutate le immagini. (...) Però a mio parere ci sono altre considerazioni da fare: da qualche anno è diventato più difficile fotografare in qualunque situazione, perchè tutti tirano in ballo la tutela alla privacy anche quando non c'entra nulla e sembra sempre più difficile d'altro canto farsi riconoscere il diritto d'autore sulle proprie produzioni quando è sacrosanto che tu debba accampare dei diritti su ciò che hai creato. (...) se dovessi dirla con due parole, direi che tutto ciò che giova alla diffusione della cultura del linguaggio fotografico ci permette di qualificare professionalmente ed economicamente il nostro lavoro. Permette alle persone clienti e consumatori di distinguere tra un buon prodotto e un brutto prodotto, tra una rivista che non pubblica belle foto e una che investe in questo, tra un bravo cerimonialista e uno qualunque, tra un reporter che fa un'inchiesta e un'agenzia ricopiata in fretta e furia. Se, per dire, l'iniziativa di Emage risultasse scadente da un punto di vista qualitativo ricadrebbe su di loro. La vera crisi del momento è economica e culturale e non dipende certo dalla diffusione della fotografia digitale o dal cellulare. 
Luigi Vai

Con il diffondersi delle nuove tecnologie il contenuto reale di informazioni insite nel supporto fotografico si sono impoverite ( ci sono molti piu punti che formano l'immagine in un a dia 35 mm che non nel file migliore che si riesce ad ottenere con il miglior apparecchio digitale in commercio). Questo dato introduce il seguente concetto: era proprio necessario utilizzare apparecchi 20x25 cm per fotografare oggetti che sarebbero stati stampati in dimensioni inferiori al rapporto di riproduzione realizzato? Io credo che con i sistemi analogici ci fosse una enorme ridondanza di informazioni, ma questo non era un problema, perchè in fondo costavano relativemente poco. (...) 
Quest' ultima trovata serve solo a lusingare l' aquirente di telefonini, la vera differenza a parità di mezzi sta in chi produce l' immagine, dentro a quel rettangolo si concentre tutta la tecnica e la cultura di chi scatta, quindi in ultima analisi mi sembra che sia un problema marginale il cosa si usa per realizzare una fotografia, la cosa veramente importante è chi la fa. Se Grazia Neri vuole distribuire immagini di scarsa qualità sono fatti suoi, e se un servizio viene illustrato con foto realizzate dal cugino panettiere del caporedattore sono fatti della testata che le pubblica. Il problema essenziale è che questo avviene grazie ad un impoverimento culturale degli utenti che accettano queste immagini. 
Sull'aspetto economico non ho parole, ma questo è un diverso problema e credo che in fondo siamo noi a dare un enorme potere alle agenzie di stock. 
Italo Perna


Sta a chi dovrà utilizzare l'immagine saper scegliere tra due immagini dello stesso evento realizzate con diversi strumenti, considerando il media di diffusione (web magazine, quotidiano, settimanale B/N o a colori patinato o meno, rivista d'arte e via discorrendo). Direi ovvio che su una pagina web un'immagine scattata con un telefonino pubblicata 2cmx3 a 72dpi sia assolutamente identica ad uno scatto realizzato con una leica e poi digitalizzato e ridotto ad analoghe dimensioni. (...) La realtà è che I grandi reporter non hanno solo mostrato un avvenimento attraverso un'immagine, ma hanno aggiunto una serie di livelli di significato che hanno arricchito il semplice documento di un valore aggiunto che, sinceramente, non credo possa essere equiparato ad un'immagine "telefonica". Per relizzare queste immagini i fotografi che utilizzano le tradizionali fotocamere si attrezzano di strumenti diversi (ottiche, pellicole, formati, filtri) non perché la SOMMA di tutto questo faccia la bella immagine, ma perché è la SCELTA tra le mille possibilità distingue un "fotografo" da un dilettante. Quest'ultimo, infatti, non vuole scegliere, ma avere solo una foto fatta bene; la sua scelta è tra foto giusta e foto sbagliata. per lui dunque, massima semplicità e massima automazione (cosa dunque meglio di un oggetto in cui si può catturare un'immagine senza scegliere tra mille possibilità di errore? Questo non toglie che ci sarà un'artista che utilizzerà il telefono/camera per realizzare nuove immagini con uno stile che corrisponde alle limitazioni stesse dello strumento, trasformando il limite in espressività; ma dietro questo c'è una scelta consapevole e, sicuramente, uno studio approfondito sulle possibilità del mezzo. Concludo riassumendo: non si può essere pro o contro il mezzo in sé, ma si deve poter discutere se un mezzo è adatto più o almeno altrettanto di altri per comunicare un messaggio visivo che, non dimentichiamocelo, è sempre un messaggio culturale ricco di numerosi livelli di informazione. In molti casi, la pauperizzazione dei livelli del messaggio corrisponde solo ad un impoverimento linguistico e culturale. Attendiamo gli sviluppi, e magari parliamone ancora riferendoci a concrete esperienze.
Paolo Soriani


Io sono, purtroppo, uno di quei fotografi che credono ancora molto nella "qualità". Se dovessi dilungarmi sull'argomento le mie proverbiali buone maniere andrebbero a farsi friggere. Il mercato però chiede questo e deve essere necessariamente soddisfatto. E' la mancata cultura all'immagine che manca, se fossimo educati al saper vedere o almeno a distinguere, noteremmo la differenza fra immagini eseguite con una buona medioformato, se non un bel banco ottico, e le oscenità prodotte da un aggeggio di nuova tecnologia. Io continuerò comunque con il mio "hobby". Scatto in 6x6 e ne colgo le sfumature ed anche le emozioni che una dia ben esposta sanno regalare. Ben venga la tecnologia, ma che non reprima il gusto della qualità che io ricerco. 
Roberto Parisio


Non si tratta a mio avviso di essere pro o contro. si tratta se interessa o no... se mi commisionassero un lavoro tramite telefonino, con il significato e l'estetica di quella macchina sarei lieto di farlo. La prima volta che fatto un servizio con la digitale mi sentivo imbarazzato...ora non riesco a farne a meno in certi lavori. Cosa cambia? la qualità? no.. è come se si facesse un lavoro con una polaroid o una usa e getta...la differenza a mio avviso la fa sempre l'occhio del fotografo e ovviamente il soggetto in questione. E' come se un grande cuoco avesse paura delle minestre surgelate... o un pittore paura dei lampostil . Siamo di fronte ad un altro strappo professionale.... ci sarà una selezione...un mercato diverso... più eclettico, versatile, pret a porter... e noi dovremo essere quelli che fanno le altre cose, quelle GROSSE... quelle che senza di noi...non sarebbero così belle! Ho visto le foto della rivista Makadam.... ma se abbiamo paura di quelle robe lì... Coraggio, sappiamo fare di meglio, anche con un foro stenopeico... e sono daccordo con il collega Mencarini... ci sono tante leica al collo e pochi racconti.... molti tramonti e bimbi sporchi e lampioncini e mascherine di venezia che, se anche ci fosse un po' di pulizia etnica... forse avremmo tutto da guadagnarci...
Non siamo più nell'era del garantismo del lavoro per cui uno nasceva figlio del fotografo e faceva il fotografo ( magari con la differenza che suon nonno era uno Vero e lui fa i matrimoni col filtrino flou e il flash alle 2 del pomeriggio a 2000 euro)... accettiamo la sfida con pertinenza e coraggio e pensiamo in grande....Ora scusate devo scappare... devo andare in camera oscura altrimenti mi si raffreddano gli acidi.... 
Sergio Smerieri


Sì. E' giusto.
Non fraintendetemi, ma cosa hanno fatto fino a oggi le autorità o il governo per la nostra tutela?: ci hanno tolto le licenze, o sbaglio!?
Che diritti abbiamo noi fotografi e a che DOVERI dobbiamo sottostare.
Fin quando un rappresentanete editoriale a livello nazionale mi dice che i giornalisti con € 200,00 si comperano una macchina digitale e inviano le foto direttamente, a noi cosa ci resta?
Dov'è andata a finire la vecchia fattura da farsi per la cessione di servizi. E l'omaggiato come forma di concorrenza sleale???

f. gavagnin


Una riflessione và fatta, non su noi fotografi professionisti e neanche sui "fotogiornalisti" da telefonino , la riflessione deve essere fatta sulla richiesta di mercato. Certo con l'avvento dei cellulari con camera fotografica sono nati fotografi in tutto il mondo che possono fornire immagini che il fotografo professionista non può avere. Si sà che la casualità degli eventi fornisce la possibilità di presenza di alcune persone all'evento stesso, difficilmente fotografi professionisti riescono a trovarsi nel posto giusto al momento giusto al contrario persone che posseggono un cellulare con camera. Questo cambia il panorama dei fotografi, siamo noi a dover cambiare mentalità!!!! Non dobbiamo più correre per fornire prima di un concorrente professionista la notizia e l'immagine, dobbiamo fornire un lavoro qualitativamente molto superiore alla media. Dobbiamo farci pagare la professionalità nel seguire un evento che necessita la presenza di un professionista senza sottostare a regole assurde di pubblicato a 20 euro per immagine, dobbiamo fare gruppo e percorrere una strada comune che premi la nostra professionalità. Se staremo fermi ad aspettare in futuro ci saranno molti fotografi non professionisti (impiegati, studenti,operai,ecc ecc) che si diletteranno e divertiranno a scattare qualche immagine con il cellulare inviarla al giornale e eventualmente guadagniarci qualche cosae vedendo le immagini pubblicate firmate con il propio nome (daltronde fanno bene che spese hanno loro!!!)

In conclusione cari amici non dobbiamo discutere se essere favorevoli o contrari, dobbiamo capire dove và il mercato e essere uniti altrimenti i giornali, le agenzie pubblicitarie, le agenzie di distribuzione, guadagneranno sempre di più e noi fotografi saremo sempre con meno lavoro.

Roberto Piccinini


C'è spazio per tutti! La comunicazione giornalistica è talmente grande e varia che al suo interno possono anche starci immagini "telefoniche" Personalmente non amo questo genere ma devo dire che molte volte la mia attenzione è stata catturata proprio da immagini di questo tipo. E poi, nessuno è ancora riuscito a fermare il tempo e noi siamo in un periodo di veloci cambiamenti: è sicuramente molto impegnativo, ma sono dell'idea che è il caso di aggiornarsi continuamente, di evolversi e, se il lavoro lo richiede, di adattarsi a tutto, pur mantenendo per se stessi il proprio stile. 
Fulvia Rescazzi


E' dagli anni ottanta che ormai viviamo nell'"era del karaoke". Adesso, come avrete certamente sentito, si sta diffondendo anche il "movioke": tutti imitano tutti. Quindi, non mi meraviglia affatto che questa smania di protagonismo si stia propagando a macchia d'olio in tutti i campi della nostra società. Previsione non certo difficile, dato l'enorme sviluppo e la sempre maggiore disponibilità delle nuove tecnologie. Da ciò si deduce anche l'inevitabilità del fenomeno e l'inutilità di contrastarlo. Ovviamente non mi fa certo piacere constatare il conseguente abbassamento del livello qualitativo e la sempre maggiore assuefazione del pubblico a produzioni di scarsa qualità. Per inciso, sono profondamente convinto che tutto ciò non sia affatto casuale, ma faccia parte di un ben preciso "piano orientativo". Non si dimentichi che il "bello" fa paura, perchè constringe le persone a pensare e la gente che "pensa" rappresenta una minaccia per il sistema. Tuttavia, il genere di fotografia di cui mi sono sempre occupato mi ha portato in contatto con alcune culture estremamente diverse da quella "occidentale" ed ad assorbirne inevitabilmente i principi che, in sintesi, sono quelli di non giudicare mai nulla e nessuno. Certo non posso non sentirmi amareggiato quando, tanto per fare un esempio, un'agenzia fotografica o una rivista del settore acquista e valorizza un JPEG ottenuto da un adolescente con il suo telefonino di ultima generazione, dopo aver rifiutato per anni il mio materiale di consacrata (all'estero) qualità e costato un notevole impegno morale, economico ed artistico. Oppure, rifiuta addirittura di ricevermi nonostante due anni di tentativi, come e' capitato con una grande agenzia di reportage di qualita'.
Sergio Pessolano

 

 


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