Se il problema delle tariffe fosse riconducibile alla sola
difficolta' tecnica di realizzazione delle immagini, la valutazione del
"valore" dell’immagine sarebbe semplice. Dato che, invece, occorre
dare un preciso valore commerciale a molti elementi di difficile
quantificazione, ecco comparire diversi parametri e diversi sistemi di calcolo.
Vediamo prima nel dettaglio quali siano le diverse variabili,
e poi come queste si applichino ai diversi settori di impiego.
Nel dettaglio:
1) Il livello professionale del fotografo contattato.
Cosi' come avviene in qualsiasi professione intellettuale, e'
possibile rivolgersi all’uno od all’altro professionista, (medico, avvocato,
commercialista, eccetera) sapendo che l’effettiva capacita' professionale e la
"visibilita'" sul mercato di ciascun professionista genera tariffe
molto diverse fra loro.
2) La complessita' di realizzazione dell’immagine
sul
piano tecnico od organizzativo.
L’affermazione che una fotografia complessa sul piano
tecnico (o quello organizzativo) richiede piu' tempo per la sua realizzazione e
quindi costa di piu' e' banale perche' ovvia.
Cio' che, invece, spesso non si considera con altrettanta
naturalezza e' il fatto che l’incremento di qualita' al di sopra dello
standard base comporta aumenti dei costi di produzione non solo
"proporzionali", ma "piu' che proporzionali".
Facciamo un esempio banale, ma molto vicino al concetto
valido anche in fotografia.
Comprare un paio di etti di riso e farli bollire costa
pochissimo. Farsi preparare in trattoria od in mensa un piatto di riso in bianco
costa ancora abbastanza poco, anche se – rispetto al costo delle materie prime
– il lavoro e la "struttura" della trattoria fanno gia' lievitare il
prezzo di una decina di volte. Se quel riso deve diventare un risotto con la
possibilita' di scelta "alla carta", il servizio sara' molto migliore,
ma il fatto di dovere garantire la disponibilita' di diversi condimenti
rappresentera' un incremento notevole dei costi generali, e il riso costera' due
o tre volte tanto, o anche piu' se ci si rivolgera' ad un buon ristorantino. Se
al risotto, gia' curato, si aggiungeranno condimenti di pregio (come i tartufi)
il costo sara' di parecchio superiore, e cioe' si elevera' in maniera piu' che
proporzionale. Se, poi, si desidera mangiare un risotto prelibato preparato da
un maestro nel suo campo, i costi di promozione, di rappresentanza e il surplus
legato alla fama dello chef porteranno il costo finale ad essere anche di cento
volte superiore a quello di un piatto base di riso. Siamo sempre dinanzi ad un
risotto, ma ad ogni miglioramento, il perfezionare il risultato richiede sforzi
e costi sempre piu' consistenti.
Allo stesso modo, raggiungere livelli di perfezionamento
elevati su immagini fotografiche abbastanza complesse richiede un dispendio di
tempo molto, molto maggiore rispetto a quanto non occorra per migliorare in modo
avvertibile un’immagine semplice. Cosi', tanto maggiore e' il livello di
qualita' raggiunta, tanto piu' costoso - per tutti, cliente e fotografo stesso -
e' il passaggio ad un grado superiore di perfezionamento tecnico.
3) L’apporto creativo richiesto al fotografo.
Come gia' descritto in precedenza, la crescita della
capacita' creativa ed interpretativa di un fotografo richiede molta esperienza,
oggettive capacita' (rare) e applicazione.
Sapere parlare e' alla portata di tutti.
Saper parlare bene e' cosa che solo una parte delle persone
sa fare. Saper parlare bene ed essere capaci di convincere e coinvolgere gli
uditori, e' un dono che hanno solo in pochi.
Tanto piu' elevato e' il grado di coinvolgimento creativo
richiesto al fotografo, tanto piu' tempo occorrera' (e sara' occorso negli anni
precedenti) al fotografo stesso per offrire i suoi servizi a quel livello.
4) La destinazione d’uso della fotografia.
Come ci siamo detti, non ha senso parlare del
"costo" di un brano musicale. Potremmo infatti pagare il cantante o
musicista per eseguire dal vivo la sua musica; in questo caso ci aspetteremo
ovviamente richieste di compensi differenti a seconda dell’importanza dell’autore,
e della durata della sua prestazione.
Oppure, potremmo chiedere di usare la registrazione (un file
digitale) della sua canzone, ed in tal caso pagheremmo un prezzo che sara'
proporzionato all’uso che intenderemo fare. Non avrebbe senso chiedere di
comprare una canzone senza dare indicazione dell’uso che ne dovra' essere
fatto, perche' non sarebbe possibile determinarne il prezzo. Inoltre, non
potremo acquistare una canzone per pochi euro dichiarando di usarla come
musichetta per la segreteria telefonica di casa, e poi pretendere di utilizzarla
invece in uno spot pubblicitario.
Bene.
Succede ESATTAMENTE la stessa cosa con la fotografia. Anche
la fotografia, proprio come la musica, e' descritta e protetta dalla legge
633/41 e successive modifiche (legge sul Diritto d’autore), e dalla
Convenzione internazionale di Berna sul Diritto d’Autore.
Anche la fotografia, esattamente come la musica, puo' essere
fatta eseguire dal vivo (fuor di metafora, si puo' chiedere ad un fotografo di
realizzare su commissione delle immagini), ed in questo caso il compenso sara'
proporzionato all’esperienza, la bravura e la fama dell’autore.
Oppure, anche in fotografia si potra' chiedere di utilizzare
un’immagine gia' esistente (come si utilizza una musica gia' esistente)
pagando all’autore un compenso che sia proporzionato all’uso che viene
fatto.
5) L’entita' della commessa di lavoro.
Come e' abbastanza intuibile, il costo per la realizzazione
di una o due immagini la cui produzione sia isolata da altre e' maggiore
rispetto a quanto si verrebbero a pagare unitariamente immagini simili, ma
realizzate in un contesto di venti o trenta riprese. Questo e' un meccanismo
semplice da afferrare.
Occorre mezza giornata di preparativi e lavori collaterali
per realizzare una ripresa di catalogo, ma occorrera' poco tempo in piu' per
realizzarne una dozzina, dato che tutte le fasi preliminari e quelle di contorno
sono identiche. Far realizzare un servizio composto di molte immagini, di
conseguenza, comporta un costo unitario per immagine anche molto differente da
quello che si raggiunge per piccoli lavori.
Anche nella cessione di diritti di utilizzo di immagini gia'
esistenti, la quantita' consente all’agenzia o al produttore di distribuire
meglio i costi generali e, quindi, di applicare sconti interessanti.
6) La predisposizione all’elasticita' tariffaria del
professionista.
Nel condurre la trattativa, subentrano anche fattori come la
disponibilita' che l’autore puo' avere nel trovare strade di
forfaittizzazione, specialmente con clienti che ragionevolmente garantiscono
fatturati continuativi e consistenti nell’arco dell’anno.
7) L’entita' degli investimenti e della struttura dello
studio.
Con gia' accennato, le spese vive per impiantare e gestire
uno studio sono molto consistenti; proprio questa voce puo' quindi influire
anche in modo marcato sui costi generali.
Tuttavia, uno studio ben attrezzato ha la possibilita' di
offrire livelli qualitativi maggiori, e miglior produttivita'; questo, ad
esempio, puo' significare che un costo giornaliero piu' elevato si traduca in un
risparmio a consuntivo, grazie alla miglior produttivita' raggiunta dallo studio
attrezzato in maniera piu' idonea.
8) Gli anni di esperienza del professionista.
Anche se il binomio "esperienza = capacita'" non e'
sempre vero, uno degli elementi che puo' influire sulla determinazione della
tariffa e' anche l’esperienza acquisita sul campo. Con buona probabilita', un
fotografo ai primi passi si trovera' ad occupare un livello professionale
basilare; alla stessa stregua, il trascorrere degli anni puo' offrire
possibilita' di evoluzione professionale notevoli
9) Le spese legate alla dislocazione geografica dell’attivita'.
Infine, vanno valutati i fattori locali: il mantenere attiva
una posizione professionale in una grande citta' comporta costi di gestione
oggettivamente piu' alti, su tutto, rispetto ai costi generali da sostenersi
lavorando in una zona decentrata; questo aspetto influisce sul prezzo finale,
anche se in misura non tanto pronunciata quanto gli altri fattori.
.:.:::. e' vero che il nome del fotografo va citato sempre?
Generalmente parlando, e’ vero, perche’ il fotografo e’
autore di un’interpretazione, e come tale e’ protetto esplicitamente dalla
legge sul diritto d’autore, anche per quello che riguarda i diritti morali.
Vero e’ che la stessa legge prevede che tale obbligo ci sia
per le foto nelle quali esista un apporto interpretativo da parte del fotografo,
mentre venga meno nel caso di semplici fotografie documentative (senza alcun
apporto interpretativo del fotografo).
Un po’ di buon senso servira’ semplicemente a concordare
con il fotografo eventuali deroghe a questa norma di legge: a volte, puo’
essere conveniente per entrambi non indicare il nome quando invece sarebbe stato
obbligatorio farlo (e’ il caso di alcuni impieghi pubblicitari, ai quali il
fotografo stesso non vuole necessariamente essere legato), oppure – viceversa
– e’ il caso di alcune pubblicazioni, commerciali od editoriali, per le
quali menzionare il nome del fotografo anche se non sarebbe obbligatorio e’
una cortesia che non costa nulla al cliente, e che e’ utile al professionista.
Il nome del fotografo che abbia realizzato un’immagine con
connotati interpretativi va sempre citato, per obbligo di legge (estensione
introdotta dal Dpr 19/79, articolo 20 e seguenti della citata legge 633/41).
Nel caso in cui, invece, l’immagine sia una "semplice
fotografia" – vedi descrizione nelle pagine precedenti – l’obbligo
alla citazione del nome puo' derivare da un accordo fra le parti, ma non e'
previsto automaticamente per legge.
.::..: il fotografo puo’ riutilizzare immagini fatte per
noi?
Il fotografo conserva, per consuetudine, un diritto di
antologizzazione, che gli lascia la facolta’ di raccogliere le immagini
realizzate fino a quel momento in un "book" autopromozionale, usato
per mostrare ai potenziali clienti il genere di fotografia che e’ in grado di
fare.
Il fatto, invece, che abbia la facolta’ di vendere o
comunque cedere a terzi le immagini realizzate inizialmente per voi dipende
esclusivamente dagli accordi presi. Se il compenso e’ stato pagato per uno
specifico diritto di utilizzo (vedere eventuali contratti, preventivi, lettere
di accordo, le fatture), gli altri impieghi non espressamente ceduti restano del
fotografo, che li puo’ utilizzare.
Se, invece, il servizio e’ stato acquisito "in
blocco" dal cliente, senza specificarne un uso specifico, allora il
fotografo non puo’ cederlo a terzi senza il consenso del primo cliente.
.::..: di chi sono gli originali (files o pellicole)?
Gli originali fotografici sono del soggetto che detiene i
diritti di sfruttamento delle fotografie.
Questo significa che gli originali – di qualsiasi natura -
appartengono al fotografo per "default", e restano a lui anche dopo l’uso
delle immagini se egli non ha ceduto tutti i diritti di sfruttamento al
committente. Poiche' questa eventualita' (cessione di tutti i diritti) puo'
avvenire per incomprensioni o per scarsa documentazione fra le parti, e' sempre
fortemente preferibile pattuire per iscritto, anche se in maniera informale,
quali sono gli usi delle fotografie che il fotografo cede al suo cliente.