LA PROMOZIONE
NELLA FOTOGRAFIA DI CERIMONIA

 

 


Decidere fra iniziative commerciali ed iniziative istituzionali

In realta', per garantirsi una buona efficacia nelle operazioni promozionali occorre evere chiara quale sia la "figura professionale" e l'identita' che si vuole trasmettere (che e' il tema della puntata precedente, che consigliamo di leggere - se ancora non lo si e' fatto).  

Il secondo passo, altrettanto indispensabile, è quello di decidere che "sapore" dare all'iniziativa che si desidera intraprendere.
Molto concretamente, si tratta di stabilire se una singola promozione ha il principale compito di "creare immagine" attorno alla propria personalità o al marchio dello studio, oppure se l'intento principale è quello di generare nuovi clienti, mirando innanzitutto a produrre nuove commesse di lavoro.
Per capirci, il primo caso - che mira a creare un'immagine professionale - viene definito "promozione istituzionale"; la seconda ipotesi, quella per cui si mira al sodo ed a cercare clienti, vengono definite operazioni di "promozione commerciale".

 

Per restare al nostro esempio della gazzosa e dello champagne fatto nella puntata precedente:
a) le iniziative istituzionali mirano a costruire attorno alla marca dello champagne un alone di desiderabilità e di classe che lo renderà riconoscibile come soluzione di prestigio e di alto livello. Non si mira a vendere una bottiglia in più, ma a costruire nell'immaginario collettivo l'idea che quello champagne sia un prodotto eccellente ma, soprattutto, appartenga ai consumi e quasi ai bisogni di una determinata elite, oppure che sia intimamente legato a condizioni o sentimenti particolari (amore, prestigio, sensualità, lusso, eccetera).
b) Le iniziative commerciali, invece, puntano proprio a vendere uno stock di gazzosa; faranno leva sulla sete, sulla qualità, sulla convenienza e sulla durata limitata dell'offerta.
Non si tratta per nulla di una distinzione superflua o puramente teorica. Se da un lato è vero che in entrambe i casi l'obiettivo finale è quello di aumentare la notorietà e la credibilità del proprio prodotto (e, nel nostro caso, dello studio) e, in ultima analisi, quello di incrementare il giro di affari sui lavori che danno maggior soddisfazione professionale, dall'altro va detto che questi obiettivi sono unici solo nella mente del titolare dello studio, per il quale la convinzione di potere offrire dei validi servizi è praticamente un tutt'uno con la speranza di essere conosciuto per questa capacità, e di aumentare conseguentemente i lavori interessanti.

Invece, per i potenziali clienti ciascuno di questi aspetti rappresenta un passo autonomo, indipendente, e non necessariamente consequenziale.
Il fatto che lo champagne Dom Perignon sia un buon vino è solitamente dato per scontato; tuttavia, non necessariamente il fatto che io sappia che si tratta di un buon vino mi porta all'acquisto della bottiglia, vuoi per oggettivi problemi di costo, vuoi perché effettivamente potrebbe trattarsi del vino non adatto.
Oppure, un'utilitaria giapponese può essere senza dubbio una delle migliori soluzioni in assoluto per quello che riguarda i problemi di spazio e di consumi; tuttavia, il fatto che innegabilmente quella macchina abbia delle valide caratteristiche non significa che la comprero', perche' potrei ritenere di non aver bisogno di quelle caratteristiche

Concretamente, quindi, occorre individuare strade diverse per creare i due diversi effetti: da un lato, occorre far acquisire credibilità e notorietà allo studio (promozione istituzionale); dall'altro, occorre fare in modo che queste qualità, trasmesse nella mente della potenziale clientela, si traducano in ordini effettivi (promozione commerciale).

Le due operazioni solitamente devono essere distinte fra loro, e cioè non "mescolate".
È preferibile mantenere la promozione istituzionale separata da quella commerciale semplicemente perché altrimenti è molto più difficile far mantenere al messaggio una buona credibilità.
Si cerca invece di ottenere entrambe gli obiettivi con operazioni uniche quando i mezzi economici sono troppo scarsi per sopportare due distinti canali promozionali; per cercare di portare a casa due piccioni con una fava, così, si studiano operazioni che tentino di far conoscere il servizio al potenziale cliente, e in un solo colpo, di convincerlo anche a comprarlo.
A parte qualche raro caso, pero', queste operazioni "mescolate" portano ai risultati penosi delle promozioni che abbondano su mezzi pubblicitari economici (radio locali, volantini, manifesti, giornali locali od edizioni pomeridiane). 
Queste pubblicita' tentano di esaltare - ad esempio - la favolosa affidabilità e competenza tecnica del negozio di elettrodomestici, oppure l'esclusività assoluta del salone di bellezza della frazione di Caleppio di Settala o di Pieve di Fuzzinasco, contemporaneamente suggerendo l'assoluta convenienza ei prezzi e la garanzia di professionalità del personale altamente qualificato.
Il risultato, così come si accennava, solitamente è patetico. 
È normalmente impossibile costruire un'immagine procedendo in questo modo, a maggior ragione se, nello stesso messaggio, si cerca anche di conquistare qualche scampolo di cliente.

Per lo studio fotografico il pericolo equivalente è quello di tentare di farsi conoscere per creatività, affidabilità, professionalità, lodandosi direttamente e apertamente.
Nella maggior parte dei casi, la lode aperta nei propri confronti produce - nelle prestazioni di servizi come lo sono quelli fotografici - l'effetto opposto a quello desiderato. Il fatto di mescolare a questa operazione anche delle offerte che puntano direttamente alla vendita, solitamente peggiora il risultato.

In tutti i casi nei quali sia possibile, dunque, occorre preoccuparsi PRIMA di trasmettere - attraverso dei canali adatti - l'immagine che si è decisa come caratteristica dello studio; solo in un secondo tempo, attraverso altri canali, spingere affinché quei potenziali clienti che si sono fatti un'idea abbastanza precisa dello studio si avvicinino come effettivi utenti.
Per restare molto sul concreto, è possibile dividere in due tronconi i generi di iniziative del primo tipo (istituzionale) o del secondo (commerciale).

Si tenga tuttavia presente che, in realtà, la suddivisione non è così netta, e che ogni personale strategia pubblicitaria può consentire varianti di impostazione anche molto significative.

Eccone un elenco indicativo:
Mezzi ed operazioni istituzionali.
a) Organizzazione di mostre ed iniziative culturali, assumendone in proprio la gestione e la promozione.
b) Con molta minore efficacia rispetto al punto a), partecipazione in qualità di autori a mostre collettive organizzate da altri.
c) Inserzioni di qualità su annuari specializzati di fotografi ed illustratori.
d) Omaggi non apertamente promozionali.
e) Relazioni personali con clienti e responsabili acquisti.
f) Preparazione di testi fotografici; presenza come coautori in opere fotografiche; realizzazione di monografie di immagini.
g) Partecipazione a campagne a fini sociali.
h) Invii per corrispondenza di stampati promozionali decisamente originali e non smaccatamente commerciali.
i) Preparazione e diffusione di piccole monografie gratuite di indubbia utilità per il cliente, ove appaia evidente la funzione dello studio promotore.
l) Produzione artistica e ricerca di immagine.
m) Realizzazione e promozione di sito internet di livello elevato, che miri unicamente a descrivere la qualita' del servizio.
n) Partecipazione a fiere di settore sposi con offerta di qualità (e costo) elevati.

Mezzi ed operazioni commerciali.
a) Mailing (invii per corrispondenza di stampati promozionali) miranti esclusivamente o prevalentemente alla promozione commerciale: ipotesi di listini, descrizione dei servizi, eccetera.
b) Volantinaggio.
c) Contatto diretto della clientela, con visite per mostrare il proprio portfolio.
d) Affissioni.
e) Messaggi promozionali radio e tv.
f) Partecipazioni a fiere e manifestazioni commerciali varie.
g) Inserzioni stampa di impostazione diretta, su riviste merceologiche di settore.
h) Partecipazione a fiere di settore sposi con offerte e sconti sui servizi.
i) Realizzazione e promozione di sito internet che offra apertamente i diversi servizi, descrivendoli e indicando i prezzi-

Perché scegliere la promozione istituzionale
Alcuni credono che la pubblicità istituzionale sia solo una perdita di tempo e di denaro, dato che gli investimenti destinati a queste operazioni non producono risultati immediati e, soprattutto, non permettono un facile controllo della corrispondenza fra la cifra spesa e l'entità del vantaggio che ne deriva.
Per capire come questa sensazione sia sbagliata basta immedesimarsi in un ipotetico cliente, e mettersi nei suoi panni.
Molto raramente, infatti, un potenziale cliente si trova nella condizione di non conoscere nessun altro fotografo; nella sua vita, il cliente avrà sicuramente avuto a che fare con altri fotografi. 
Contemporaneamente, e se non si è già avuto modo di lavorare per quel particolare cliente, di fatto si è per lui l'equivalente di "uno sconosciuto".

Ora, occorre superare questa situazione prima di acquisire il cliente. È sufficiente costruire, con un certo numero di elementi, l'immagine di fornitore interessante ed affidabile, perché il primo grande scoglio divenga superabile (anche se non ancora superato).
Non è vero che siano solamente i giovani fotografi sconosciuti a necessitare di pubblicità istituzionale.
Si tratta di un modo indiretto per fare dei complimenti al cliente per la sua scelta, e per far sì che egli stesso si accorga della validità della sua scelta.
Nel libero mercato non esistono vere garanzie, ma queste operazioni di "rafforzamento" rendono più durature le collaborazioni.
Un fotografo la cui vita artistica, culturale o comunque di "immagine" sia ridotta a niente o quasi rischia di essere progressivamente scavalcato dalle nuove leve, o dai professionisti che sanno dare di loro stessi e della loro attività un'immagine più brillante ed, in un certo senso, più gratificante per chi la sceglie per se stesso.

Una precisazione; la promozione istituzionale, pur mirando alla costruzione di un'immagine di affidabilità e di qualità, dovrebbe suggerire questi concetti indirettamente, e non sbandierandoli. 
La lista delle proprie qualità elencate trionfalisticamente non è pubblicità istituzionale: è una pacchianata che si possono permettere solo i fornitori che hanno, come loro clientela, solo la massa meno qualificata.
Negli altri casi, l'autocelebrazione è un autogol da evitare.

Perché scegliere la promozione commerciale
La sola promozione istituzionale, in ogni caso, è assolutamente insufficiente.
Essere riusciti a dare alla propria potenziale clientela la sensazione che lo studio sia gestito da professionisti creativi, efficienti ed affidabili può non bastare a rimuovere lo scoglio principale: cioè riuscire a dare al cliente la sensazione di avere bisogno, di desiderare lui stesso questa qualità, e che gli convenga optare per questa, rispetto ad altre scelte.
Di questi messaggi si occupa la pubblicità commerciale, cioè quella apertamente mirata ad indicare come e perché ricorrere alle prestazioni dello studio fotografico promozionato.
Istintivo ed evidente, questo tipo di promozione deve in ogni caso essere orientato assolutamente alle esigenze reali del cliente. Ed in questo senso, il cliente e' il miglior insegnante di marketing disponibile: quindi, frequentemente: chiedere apertamente ai clienti cosa desiderano, e poi calare le proprie offerte nelle esigenze del cliente.

Una "doppia identità" professionale
Esistono situazioni nelle quali è oggettivamente difficile costruire un'immagine di buon livello attorno allo studio, dato che ci si trova nella situazione di mercato che costringe ad accettare lavori fotografici di qualsiasi genere.
È difficile dare una parvenza di forte specializzazione ad una attività che si occupi di foto pubblicitaria, matrimonio, reportage ed altro. Tuttavia, alcuni ambienti (prima di tutto la pubblicità ed una parte dell'editoria, ma a suo modo anche la fotografia di cerimonia) sembrano richiedere proprio un livello di specializzazione particolare.
In questi casi, è controproducente promuoversi contemporaneamente per tutti i settori di attività. Una carta intestata o, peggio, un'autopromozione che dichiari lo studio attivo in fotografia pubblicitaria, commerciale, di moda, reportage, matrimoni e cresime, ritratti e fototessera è un pessimo modo per contattare tutti i clienti che non siano quelli privati (in altre parole, è una presentazione adatta solo nei confronti della clientela di foto di matrimonio - e neanche di tutta - ma non certo per gli altri utenti).

Dato che non ha senso eliminare gran parte della propria attività in nome di una specializzazione che in certe zone è materialmente impossibile, la soluzione preferibile è quella di costruire una vera e propria doppia identità dello studio.
La promozione, cioè (e conseguentemente tutti gli stampati, i mezzi pubblicitari ed anche i siti web) vanno realizzati con una descrizione adatta alla clientela privata, e con un'altra - completamente distinta - destinata ai mercati specialistici.
Così, ad esempio, in tutti i contatti con le agenzie pubblicitarie, lo studio viene presentato esclusivamente come studio di fotografia commerciale e pubblicitaria, e null'altro.

In molti casi, è utile prevedere anche una doppia denominazione: una destinata all'attività specializzata, l'altra a quella generica.
Ovviamente, occorre che la ragione sociale sia unica, e che le diverse denominazioni siano usate solo come un marchio commerciale, quali in effetti sono.
Il detersivo Dixan, ad esempio, non è fabbricato dalla "Dixan", che non esiste, ma dalla Henkel. 
Quindi, fatture, bolle di accompagnamento, corrispondenza commerciale e così via sono tutti intestati alla Henkel SpA, anche se riferite al prodotto Dixan.
Se lo studio fotografico Mario Rossi, la cui ragione sociale è appunto "Mario Rossi Fotografo", ha due differenti linee di produzione, può benissimo individuare i due servizi differenti con due "marchi commerciali" diversi (ad esempio "High photography" e "L'immagine radiosa"), pur essendo entrambe solamente marchi e non ragioni sociali. Le fatture e le documentazioni di ogni genere, comunque, andranno emesse come Mario Rossi, ma nella promozione potranno essere usati - IN AGGIUNTA alla corretta ragione sociale - anche i marchi commerciali Alta Fotografia e L'immagine radiosa.
Questo "sdoppiamento" consente di individuare per ciascuna differente clientela un'immagine ben definita e non inquinata da quella parte di attività che si mantiene per motivi economici, ma che non si desidera evidenziare al di fuori di determinati ambiti.

Il recapito su più zone
Occorre prendere atto che una delle maggiori limitazioni della fotografia professionale di cerimonia sta... proprio nel pubblico che, essendo costituito da un piccolo bacino di utenza, rischia di richiedere sostanzialmente sempre le stesse cose (per imitazione) e di confrontare in modo deleterio i prezzi.
Finché, quindi, si accetta passivamente di essere il fotografo del paese o comunque della zona, ci si espone a questa doppia limitazione: da un lato, proprio il limite numerico dei potenziali sposi, dall'altro il "provincialismo" che anche nelle medie città si sviluppa attorno alla realtà locale (vedi la puntata sul posizionamento professionale). 
In altre parole, gli sposi "curiosano" a vicenda i servizi fotografici di cerimonia e - consciamente od inconsciamente - ne chiedono imitazioni o comunque cose simili, confrontando - inoltre i prezzi.
Questo fenomeno genera una sorta di tanti "feudi" contigui ma praticamente chiusi, con alcune (poche) isole felici e molti bacini d'utenza dove né il prezzo né la creatività possono davvero essere decisi dal professionista.
Unici antidoti a questo stato di cose sono il promuoversi con azioni "istituzionali" anche a livello nazionale (se si ha effettivamente una capacità che regga il confronto nazionale...) e il dislocare punti di reperibilità anche in altre cittadine.
Questo non significa necessariamente avere più negozi nel senso vero e proprio del termine. Si può scegliere di utilizzare degli uffici di rappresentanza, magari in condivisione con altre attività (non fotografiche!) su città diverse, oppure affidare il proprio "portfolio" ad un procacciatore d'affari per ogni città interessante.
Una soluzione intermedia (perché va comunque poi fissato un appuntamento per mostrare il materiale) è quella di appoggiarsi ad una struttura di recapiti commerciali (uffici a noleggio) che, con un costo mensile più che ragionevole, possono offrire la domiciliazione telefonica e postale. I migliori recapiti sono quelli offerti con domiciliazione telefonica personale, in modo che la linea telefonica sia dedicata al singolo professionista, con una linea personale. Alla risposta, la centralinista risponde con il nome del fotografo (o con la ragione sociale dello studio), e non con un generico "pronto".
Infine, anche un sito internet sviluppato con intelligenza può servire per rendere "nazionale" od anche "internazionale" l'approccio, ed allargare l'oggettivo bacino di utenza.

Impostazione dei messaggi
Coma già si è avuto modo di accennare, l'atteggiamento mentale più corretto, nel predisporre la propria campagna promozionale, non è quello di chi cerchi il modo di lodare la qualità dei propri servizi, quanto piuttosto quello di chi - individuando innanzitutto i bisogni dei clienti - suggerisce il proprio servizio come modo per soddisfare questi bisogni.
Detto in altri termini, al cliente del fotografo - privato, coppia, editore, azienda od agenzia - non interessa niente il leggere o vedere autocelebrazioni di fotografi che tentano di sbandierare la loro superiorità. A loro, come a tutti i clienti, interessano quei fornitori che si dimostrino in grado di risolvere qualcuno dei loro problemi; far risparmiare tempo, o denaro, od essere particolarmente propositivi e creativi, o garantire una qualità superiore, eccetera. In sostanza, si tratta delle stesse caratteristiche che potrebbero essere usate dallo studio fotografico per autocelebrarsi ed "incensare" le proprie capacità, ma che possono essere molto più proficuamente usate per SUGGERIRE al cliente SOLUZIONI DEI SUOI PROBLEMI.

A nessuno interessa sapere quanto gli altri si sentono validi. 
A tutti importa trovare collaboratori e fornitori che aiutino a lavorare e vivere meglio, od a guadagnare di più.
Si tratta solamente, quindi, di impostazione mentale e, conseguentemente, di impostazione del messaggio.
Nel concreto, poi, il contenuto del messaggio non sarà molto diverso, dato che comunque occorre dare al cliente delle informazioni sull'attività. Cambia la sola forma, il che è moltissimo, per una comunicazione giocata sul filo della sensazione come quella tipica della promozione pubblicitaria del fotografo.
Ben di rado, quando ci si propone, il cliente ha immediato bisogno di un fotografo. Famiglia, sposi, agenzia od editore, nella quasi totalità dei casi il cliente ha già chi gli fornisce delle immagini, ed ha anche chi gli si propone come fotografo.
Occorre, quindi:
a) Insistere, e:
b) Trovare una "breccia" nell'attenzione e nell'interesse del cliente, cercandola nei suoi interessi e nei motivi di non completa soddisfazione degli altri fotografi.

Tenere presenti le finalità
Una delle tentazioni più frequenti è quella di pianificare le proprie campagne pubblicitarie "a sensazione".
Se le cose vanno bene, si tende a fare poco o nulla, e quel poco è il più delle volte autocelebrativo.
E questo è un vero peccato, perché è proprio nei momenti in cui le cose vanno bene che si avrebbero le energie economiche e morali - e la credibilità - per "affondare la lama" della promozione, ottenendo un incremento del giro d'affari od un innalzamento della propria figura professionale a cui, in altre situazioni, non si riesce ad arrivare.
D'altronde, se le cose vanno male, si dà spesso inizio ad una serie di operazioni promozionali sempre più convulse e concitate, abbassando i prezzi, studiate in pochi giorni e messe in atto con lo spirito di chi punta i pochi soldi rimasti su una combinazione alla roulette a caso: o la va o la spacca.
Per evitare questo stato di cose occorrerebbe pianificare gli interventi pubblicitari, come fanno tutti i gruppi e le aziende di una certa dimensione organizzativa. In effetti, programmare delle attività apparentemente secondarie come la promozione può apparire come uno spreco di energie, dato che il lavoro di un professionista fotografo in generale è sempre abbastanza imprevedibile, tanto che molto di rado si riescono ad imbroccare previsioni che vadano oltre la breve scadenza.
E questo è un grave errore, anche perché il caso del professionista di cerimonia gode di un vantaggio che gli altri colleghi non hanno. Anche se ogni stagione può presentare contingenze più o meno fortunate, in linea di massima la stagionalità del lavoro permette - eccome! - di dedicare i periodi di "morta" non solo al riposo, la vacanza e la partecipazione ad iniziative e workshop, ma anche e soprattutto allo studio ed all'attuazione di una buona strategia di attacco promozionale.
La programmazione, infatti, non serve - come molti credono, per fissare in anticipo come dovranno andare le cose, cercando di pronosticare gli avvenimenti futuri.
Se così fosse, si tratterebbe veramente di tempo e di energie gettate, perché è molto difficile azzeccare anche una sola previsione sull'andamento di un'attività piccola e così esposta agli influssi esterni come quella di un fotografo; un conto è una Fiat od una Zanussi, che hanno effetti "volàno" sui costi e sui ricavi che consentono di fare ragionevoli proiezioni su quello che saranno i mesi successivi; tutt'altro è il singolo fotografo, per il quale la perdita di un cliente può significare una profonda crisi economica, o a cui il rompersi una gamba può bloccare quasi tutte le attività produttive per un mese.

"Programmare", quindi, per il fotografo non deve mai significare "prevedere", dato che le previsioni si avverano molto di rado.
Il senso della programmazione pubblicitaria, in un'attività fotografica, è molto più sottile e più utile.
La programmazione serve per darsi delle cadenze promozionali e degli obiettivi conseguenti; sulla base di questi obiettivi intermedi si ha modo, STRADA FACENDO, di capire di quanto si stanno mancando gli obiettivi, accorgendosene DURANTE le attività, e non solo ALLA FINE.
Non avere un piano promozionale significa fare qualcosa quando sembra che occorra. Questo significa che nove volte su dieci si cerca di dare impulso all'attività quando questa ha cominciato a mostrare la corda; in altre parole, quando si hanno a disposizione meno mezzi, meno entusiasmo e spesso meno credibilità.
Inoltre, delle iniziative promozionali improvvisate è molto più difficile valutare serenamente i costi e, soprattutto, i ritorni economici. Quando l'attività langue e ci si butta in una promozione, spesso si spende più di quanto necessario, perché si tenta un poco di tutto, anche a caso. Il risultato è che non si ha realmente modo di valutare l'efficacia del sistema usato, e che i messaggi si sovrappongono, comportando un vero spreco di energie.
Aspettare di essere in crisi per farsi pubblicità, in una parola, è l'equivalente di vendere tutte le proprie azioni quando i prezzi sono scesi, per poi riacquistarle quando sono nuovamente risaliti.
È il comportamento del cosiddetto "parco buoi".
La programmazione, quindi, non serve per sapere in anticipo come andranno le cose, regolandosi di conseguenza un anno o due prima.
Serve per proporsi un piano di investimenti ed azioni promozionali, sulla base del quale, a mano a mano che si procede, si possa valutare come stanno andando le cose rispetto agli obiettivi che ci si era fissati e, di conseguenza, apportare le modifiche che possono occorrere PRIMA che i giochi siano tutti fatti.
Usciamo di metafora.
Una programmazione promozionale potrebbe prevedere, ad esempio, la realizzazione di due mostre, una a novembre ed una a febbraio; l'invio di tre mailing, uno a ottobre, uno a gennaio ed uno a marzo; una serie di visite personali in dicembre, in febbraio, in giugno; tre inserzioni pubblicitarie a luglio, a febbraio e a aprile. Per ciascuna di queste operazioni si fissano dei costi e degli obiettivi di ritorno .
La programmazione così concepita NON SERVE per costringersi a rispettare obbligatoriamente quelle scadenze, ma principalmente per valutare - a mano a mano che si procede - se gli obiettivi intermedi che ci si erano fissati vengono raggiunti e, in caso contrario, che cosa delle iniziative programmate funzioni meglio o peggio di altre.
Il grande vantaggio che emerge in questo modo, rispetto ad una programmazione casuale fatta "sul campo" quando capita, è che con una scaletta iniziale è molto più facile valutare cosa stia rispettando gli obiettivi (e vada quindi conservato od incrementato) o cosa sia invece deludente sul piano dei risultati, e vada quindi sostituito con altre iniziative. 
Senza alcun piano di avanzamento delle operazioni, senza alcuna teorica indicazione dei risultati che si desiderano raggiungere, non si ha alcun metro di paragone al quale rapportare i risultati raggiunti. Senza termini di confronto intermedi, si corre il rischio di giungere alla fine delle operazioni per rendersi conto che sono state improduttive (a volte, non ci si rende nemmeno conto di cosa non ha funzionato, e quando; si constatano solo i risultati deludenti).
L'obiettivo della propria strategia pubblicitaria deve di volta in volta definire quanti contatti si intendono effettuare (cioè quante persone di intendono informare), quanti clienti si desidera che scaturiscano da questi contatti, ed in quanto tempo.
Solo una volta stabilita questa serie di obiettivi è possibile capire, controllando periodicamente i risultati ottenuti da ciascuna operazione, se quella strada promozionale sia utile o se rappresenti una gran perdita di tempo e denaro, e capirlo PRIMA che si mangi troppi soldi e giornate senza produrre nulla.

Qualcosa che ci differenzi dagli altri
I fotografi sono troppi, sconsolantemente troppi.
È indispensabile dare al cliente qualche buon evidente motivo per far ricadere la scelta sul proprio studio, piuttosto che su altri; diversamente, perché mai il cliente dovrebbe convincersi a ricorrere ai servizi di un fotografo non conosciuto, quando ha sotto gli occhi decine di altri esempi e concorrenti?

Inoltre, come pretendere che la propria operazione promozionale possa essere anche solo superficialmente notata, se uguale nella sostanza a quella di centinaia di altri potenziali concorrenti?
Tutto, in una parola, impone la necessità di darsi uno stile, un "sapore", una caratteristica che ci diversifichi, e ci faccia ricordare.


Le altre puntate sull'argomento:

a) In genere, sulla professionalita' nel campo della cerimonia

b) Il posizionamento professionale

c) la promozione (questo stesso testo)

d) la creativita'

e) gli aspetti collegati alla concorrenza a prezzi molto contenuti

 

 

questi testi sono stati redatti da roberto tomesani per associazione nazionale fotografi professionisti - tau visual