RISULTATI SONDAGGIO OPERATIVO 2014

 

 

 

 

Non 2 minuti buttati, ma 10 minuti ben spesi

Ancora una volta, con l'analisi periodica non vogliamo limitarci ad avere "numeri e grafici" da consultare e, per questo motivo, ti suggeriamo di trovare un momento calmo per leggere la relazione.
Dieci minuti utilizzati per leggere l'analisi e' un frammento di tempo ben speso.
Due minuti utilizzati per dare un'occhiata superficiale ai grafici, invece, sono due minuti buttati via, perche' passano un'informazione solo superficiale che - come i titoli riassuntivi di un telegiornale - non informano davvero, ma orientano il "parco buoi".

Viviamo ancora in un periodo in cui le vecchie regole non valgono piu', e quelle nuove non sono ancora individuate e men che meno consolidate; un'analisi solo "numerica" rischierebbe di dare indicazioni davvero parziali.
Attraverso l'analisi dei dati di quest'anno abbiamo cercato per ogni aspetto di "leggere" le possibili aggregazioni significative, individuando alcuni elementi davvero sintomatici ed interessanti.
Se esistono (e ne esistono parecchie) posizioni professionali che portano frutti migliori, quali sono le scelte o gli atteggiamenti che ricorrono in questi professionisti?

Qui di seguito trovi l'indice delle pagine in cui il sondaggio e' suddiviso; suggeriamo caldamente di leggere con calma nell'ordine guidato; su ogni pagina e' riportato il link alla successiva
PARTI DA QUI

il metodo del sondaggio (premessa necessaria)

chi va bene e chi va male - percezione del momento

soci e non soci

come influisce l'eta'

la soddisfazione nei diversi settori

unicita' o meno, forma o sostanza

indice interesse per altre attivita'

social network e professione

le parole del successo

le zone geografiche 

con chi lavori

concetti di fondo

 

 

Il campione del sondaggio: solo professionisti
I dati analizzati provengono da un campione totale di 1.265 interviste, di cui il 75,17% riferite ad attivita' professionali di colleghi Soci TAU Visual, ed il restante 24,83% riferite a colleghi professionisti, ma non Soci di TAU Visual.
Nel caso dei colleghi non-soci, nella fase di rilevo dati e' stato richiesto di indicare la partita IVA, e le segnalazioni prive di configurazione o con partita iva rivelatasi non congruente all'attivita', sono state scartate. I dati, quindi, sono in toto riferiti ad attivita' professionali normalmente inquadrate.
Abbiamo voluto estendere il campione anche al di la' dell'ambito dei S
oci, perche' la partecipazione alla condivisione di informazioni e vita associativa, di fatto, "modifica" il tessuto professionale; ci interessava avere anche una finestra di valutazione con una prospezione che non fosse influenzata dall'informazione proveniente dall'Associazione stessa.

Questa analisi - e il successivo approfondimento - richiedono un po' di tempo per essere lette, ok. 
Ma ne vale assolutamente la pena, perche' emergono indicazioni interessanti.
Magari stampa queste pagine, e leggile con calma in treno, in bagno, a letto prima di dormire...
Ti suggeriamo comunque di
resistere alla tentazione di limitarti a "scorrere" i grafici per avere un'idea complessiva, e di non leggere i testi; gli elementi assolutamente piu' importanti sono evidenziati nelle parti testuali, NON rappresentabili nei grafici.

Alcuni aspetti che cambiano le regole del gioco
Saranno oggetto di altre analisi approfondite nel corso dell'anno, ma iniziamo ad accennarli. 
Puoi leggerli subito (clicca qui) o rimandare dopo aver visto la relazione statistica del sondaggio (li trovi in fondo alla pagina).

Una dinamica di analisi nuova, rispetto agli scorsi rilievi
Negli scorsi anni, a ciascun partecipante al sondaggio veniva richiesto - fra gli altri elementi - di indicare quale fosse la propria percezione (su sei "gradini" standard) di andamento dell'attivita', con differenti descrizioni del livello di percezione che si aveva dell'andamento della professione.
I "gradini" erano (e sono) questi:

1) sono in chiusura; non credo che potro' continuare
2) anche se sono in difficolta', voglio e devo reagire

3) sono piuttosto in calo, ma riesco ad andare avanti
4) sto tenendo le posizioni piu' o meno

5) le cose vanno abbastanza bene
6) per me e' un periodo decisamente buono, funziona!!!

Tuttavia, per come ci siamo resi conto, questa classificazione dava un'indicazione che - in alcuni casi - poteva essere parziale, dato che si basava molto sul livello di percezione dell'andamento, ma che poteva non coincidere con i risultati economici. 
Cioe', era possibile che alcuni colleghi fossero molto soddisfatti dell'andamento dell'ultimo periodo, ma che lo fossero in relazione alle aspettativa, e non in relazione ai risultati reali. 
Per capirci: chi avesse da poco iniziato l'attivita', e iniziasse a fare i primi lavori pagati decentemente, potrebbe indicare un grado di soddisfazione personale anche alto, ma senza che questa soddisfazione corrisponda ad una funzionalita' anche sul piano economico.
Potrebbe cioe' capitare che la soddisfazione sia anche tanta, ma la remunuerazione non corrisponda.
Ecco perche' a questa edizione del rilievo abbiamo introdotto un altro elemento, distinguendo e separando il grado di soddisfazione personale (quello descritto con la "scala" dei sei punti precedenti) e, separatamente, quello dell'adeguatezza economica.

Ecco quindi, da aggiungere e parametrare con il primo dato, il secondo, quello relativo all'adeguatezza dei risultati economici.
I "gradini" sulla soddisfazione esplicitamente riferita al piano economico e di fatturato erano (e sono) questi: 

1) del tutto insoddisfatto -  i guadagni sono irrisori;
2)
in difficolta' - gli introiti fotografici sono insufficienti;
3) cosi' cosi' - devo tirare un po' la cinghia
4) abbastanza soddisfatto - potrebbe andare meglio, devo stare attento ai costi;

5) soddisfatto - ottengo quello che mi serve
6) piu' che soddisfatto - mi rende piu' di quello che mi occorre

I due parametri sono poi stati "mashati" - mescolati fra loro - abbinando, per ciascun collega intervistato - la soddisfazione personale e quella economica. 
Si e' ottenuta una scala di punteggio unico da 2 a 12, in undici gradazioni ("2" infatti, e' la sommatoria del minor grado di soddisfazione possibile, coi voti 1+1, e "12" e' il maggior punteggio, ottenuto da chi si dichiara massimamente soddisfatto di entrambe gli aspetti, 6+6).

Abbiamo accorpato fra loro le risposte date dagli appartenenti a tre "grupponi" formati accomunando:

a) I colleghi in crisi (grado di soddisfazione complessivo pari a 2, 3, 4 o 5)
b) I colleghi che tengono le posizioni (grado di soddisfazione complessivo pari a 6, 7 o 8)
c) I colleghi molto soddisfatti od entusiasti del momento (grado di soddisfazione complessivo pari a 9, 10, 11 o 12).

Nota: nel primo gruppo sono stati inclusi i punteggi fino a 5, perche' una sommatoria di 5 presuppone che su almeno un aspetto (soddisfazione professionale o risultato economico) sia stata segnalata una situazione di difficolta' grave, pari al punteggio "2" di ciascuna scala.

Da questa prima raccolta dati si e' passati alla "fase avanzata" del rilevamento: tutte le risposte alle successive domande (eta' anagrafica, inizio dell'attivita', attivita' di specializzazione, attivita' collaterali, modalit' di collaborazioni, zona di attivita', atteggiamento nei confronti della presentazione, caratteristiche cardine, uso o meno del social, modalita' di utilizzo degli stessi, eccetera eccetera) sono state analizzate a seconda che provenissero dal gruppo dei colleghi in crisi, o da quello dei mediamente soddisfatti, o da quello dei colleghi a cui le cose vanno davvero bene.

Questo ci ha consentito di raccogliere ed incrociare i dati, non limitandosi ad avere l'indicazione di come stessero andando in generale le cose, ma anche - cosa molto piu' importante - di avere indicazioni di quali siano le attivita' e gli atteggiamenti di chi sta andando bene.

(Se sei un fotografo professionista e non sei ancora nostro Socio, se lo desideri puoi chiedere l'ammissione all'Associazione.)

Al di la di grafici e numeri
Come leggi, l'analisi delle indicazioni fornite da un campione decisamente rappresentativo di colleghi (1.265 fotografi professionisti) fornisce molte indicazioni statisticamente significative. Ma oltre di parlare di numeri vanno evidenziati alcuni elementi a completamento dei dati tabellari.

Sottolineiamo, quindi:

a) Anche se delle indicazioni interessanti emergono dalla distribuzione delle attivita', l'aspetto assolutamente ricorrente anche in questo ultimo periodo (gia' emerso in precedenza), e' la grande importanza della sovrapposizione e commistione di competenze, e sempre piu' dell'importanza di capacita' di interrelazione personale, e di conoscenze umane e culturali.

b) Ancora una volta, si conferma che elemento ricorrente di chi ottiene buoni risultati in questo periodo non e' una tanto riconducibile ad qualche specifica scelta strategica, ma all'atteggiamento di capacita' di pensare cose utili per il cliente. 
Viene percepito come "professionista", e comprato, di conseguenza, non solo chi dimostra di saper fare, ma anche e sempre piu' soprattutto chi dimostra di immedesimarsi nel cliente, e offre proattivamente soluzioni alle sue esigenze.
Come a dire: non funziona bene tanto chi si chiede "come faccio ad andare bene io?", ma chi si comporta come se la cosa che principalmente gli sta a cuore sia il capire: "come faccio a fare qualcosa che sia gradito e che serva al cliente?".

c) In questa analisi, e' stato indagato anche il rapporto esistente fra successo dell'attivita' ed utilizzo dei canali di social network e - importante - quale sia l'atteggiamento nell'uso dei social. Ne emergono aspetti interessanti...

d) Si avvertono prepotentemente alcuni elementi di modifica del tessuto professionale e del suo inserimento nel resto del mondo, come accennato negli elementi nuovi (che puoi eventualmente leggere dopo aver visto i dati statistici; li trovi in fondo alla pagina)

(Se sei un fotografo professionista e non sei ancora nostro Socio, se lo desideri puoi chiedere l'ammissione all'Associazione.)

 

 

La percezione del momento

Sono indicate le percentuali (%) della percezione della propria situazione lavorativa, sul piano della soddisfazione personale:

1) sono in chiusura; non credo che potro' continuare: 1,4%
2) anche se sono in difficolta', voglio e devo reagire:
22,4%

3) sono piuttosto in calo, ma riesco ad andare avanti:
16,8%
4) sto tenendo le posizioni piu' o meno:
31,1%

5) le cose vanno abbastanza bene:
22,5%
6) per me e' un periodo decisamente buono, funziona!!!:
5,8%

Ma, attenzione: quest'anno, come spiegato nei testi, e' stato chiesto di evidenziare anche il grado di adeguatezza economica dei risultati, secondo questa scala:

1) del tutto insoddisfatto -  i guadagni sono irrisori - 5,9%;
2)
in difficolta' - gli introiti fotografici sono insufficienti -
24,1%;

3) cosi' cosi' - devo tirare un po' la cinghia -
28,9%
4) abbastanza soddisfatto - potrebbe andare meglio, devo stare attento ai costi -
29,7%

5) soddisfatto - ottengo quello che mi serve -
10,1%
6) piu' che soddisfatto - mi rende piu' di quello che mi occorre -
1,2%

 

Proviamo ad osservare il quadro nel suo insieme... Innanzitutto va rilevato un aspetto: l'insieme delle attivita' il cui andamento e' considerato dai titolari stessi come insoddisfacente (i primi tre gruppi: chiusura, difficolta' e calo) rappresenta, sul fronte della soddisfazione professionale, il 40,56%, mentre chi si segnala mediamente soddisfatto (gli ultimi tre gruppi, da stabile ad eccellente) rappresenta il 59,44% del totale.
Si tratta di un trend positivo, con un'inversione di tendenza rispetto allo scorso anno e, resta da rilevare che il gruppo di chi tutto sommato si trova bene (stabile, bene ed eccellente) resta ampiamente superiore alla meta'.

Se invece si considera il livello di soddisfazione economica, le percentuali complessive si ribaltano: il 58,9% non ne è contento (i tre gruppi: del tutto insoddisfatto, in difficolta', e cosi'-cosi'), mentre e' al 41,03% il gruppo di testa (abbastanza soddisfatto, soddisfatto e piu' che soddisfatto dei guadagni)

 

Un punteggio "riassuntivo"

Come accennato, abbiamo quindi accorpato fra loro i punteggi ottenuti sul fronte della soddisfazione personale e del reddito, ottenendo la generazione di tre macro-gruppi.

a) I colleghi in crisi (grado di soddisfazione complessivo pari a 2, 3, 4 o 5)
b) I colleghi che tengono le posizioni (grado di soddisfazione complessivo pari a 6, 7 o 8)
c) I colleghi molto soddisfatti od entusiasti del momento (grado di soddisfazione complessivo pari a 9, 10, 11 o 12).

Tutte le risposte su temi che possono essere significativi, sono state analizzate alla luce dell'"appartenenza" a ciascuno di questi gruppi.
Questo ci ha consentito di raccogliere ed incrociare i dati, non limitandosi ad avere l'indicazione di come stessero andando in generale le cose, ma anche - cosa molto piu' importante - di avere indicazioni di quali siano le attivita' e gli atteggiamenti di chi sta andando bene.

 

Soci e non-Soci

In effetti, balza all'occhio un livello di soddisfazione inferiore fra i professionisti non-soci.

La media globale (indipendentemente dal fatto di essere Soci o meno) e':
in crisi: 28,8%
intermedi: 44,9%
entusiuasti: 26,44%

Se si "splittano" i due universi, abbiamo
in crisi: soci = 27,35%  |  non soci = 33,43%
intermedi: soci = 45,95%non soci = 42,04%
entusiasti: soci = 26,70%  |  non soci = 24,52%

Questo dato fa (in parte) piacere: in "famiglia" le cose vanno meglio che all'esterno. 
Ovviamente, resta la sostanziale grande difficolta' nell'adattarsi ad un mercato indubbiamente compresso verso il basso, per rimanere nel quale occorre faticare molto piu' di prima, e con risultati inferiori. 
Il dato di "miglior andamento" fra i Soci TAU Visual puo' tuttavia essere interpretato in due modi:
a) Il primo modo per leggere questo dato e' istintivo, ma forse un po' presupponente: "grazie all'aiuto dell'Associazione, le attivita' di chi vi aderisce vanno meglio della media esterna". Sicuramente c'e' del vero, poiche' gli strumenti di orientamento e supporto sicuramente producono effetti positivi; tuttavia, esiste anche un altro modo di interpretare il dato positivo:
b) Il professionista che si occupa attivamente della sua crescita professionale, e abbastanza attento alle possibili soluzioni da considerare di associarsi ad altri, per non restare da solo, e' gia' di sua indole piu' propenso alla positivita' e alla proattivita'. Sono quindi colleghi che riescono - nel complesso - meglio della media perche' sono vivaci ed attivi e, dato che lo sono, compiono diverse azioni "non pigre", fra cui quella di associarsi ad un'associazione professionale.

 

Come influisce l'eta'

Nel campione sono ovviamente presenti professionisti di ogni eta'; si passa da R.P., socio "senior" di 80 anni (che - fra l'altro - segnala di cavarsela piu' che discretamente) ad un gruppetto di una dozzina di colleghi compresi di eta' compresa fra i 22 ed i 23 anni.
Ogni gruppo di "soddisfazione professionale" ha rappresentanti di ogni eta'.

Il dato di fondo resta confermato, anno dopo anno: nel mondo professionale degli anni 80-90, i "giovani" erano i "piccoli" di turno, mentre il trascorerre del tempo segnava il consolidamento dell'attivita' ed il relativo successo.
Da alcuni anni a questa parte, la ratio si e' invertita, e l'eta' media del "gruppo di successo" e' sensibilmente inferiore al'eta' media del gruppo che fa fatica. 
I motivi sono ben comprensibili: in un mondo di regole sovvertite, si adatta e prospera meglio chi "nasce" in quelle regole, e quindi i giovani.

La "forbice" (cioe' la differenza di eta') fra chi mediamente andava bene e chi mediamente andava male, poi, si era andata via via assottigliando, probabilmente per un effetto di moria delle posizioni professionali attive, da parte di colleghi di una certa eta'. Detto in altri termini: gli anziani che se la passavano male chiudevano l'attivita' e, quindi, il numero di attivita' in essere e di colleghi anziani diminuiva, restringendo cosi' la "forbice" fra le eta' medie di chi va bene e chi va male.

Questo fenomeno di "rimbalzo" e' stato visibile fino allo scorso anno. Ora, nel 2014, la tendenza si e' nuovamente reinvertita.
Il febomeno significa due cose:
a) La maggior parte delle attivita' di colleghi anziani che non avevano avuto capacita' di riconvertirsi sono state chiuse. I giochi delle attivita' non ricovertite sono stati in massima parte chiusi.
b) I giovani non sono piu' solo "freschi" e innovativi, ma anche professionalmente maturi, ed in grado di leggere efficacemente le nuove regole di mercato. Il che rafforza la loro posizione, dopo alcuni anni di confusione generale delle idee.

Per capirci: la differenza dell'eta' media del gruppo "male" con quella del gruppo "bene", negli scorsi anni era:

anno 2010 - eta' media gruppo "male" = 51,18 - eta' media gruppo bene = 40,9 - "forbice":  10,28 anni
anno 2011 - eta' media gruppo "male" = 49,2 - eta' media gruppo bene = 41,4 - "forbice":  7,8 anni
anno 2013 - eta' media gruppo "male" = 46,37 - eta' media gruppo bene = 41,59 - "forbice":  4,78 anni
anno 2014 - eta' media gruppo "male" = 46,6 - eta' media gruppo bene = 39,64 - "forbice":  6,69 anni

 

anno di nascita (colonna frontale) e anno inizio attivita' (colonna sul retro)  nei diversi gruppi

 

 

Ecco la "dispersione" per eta'.
Sulla linea orizzontale (ascisse) si trova indicato l'anno di nascita.
Sulla linea verticale (ordinate) si trova il livello di soddisfazione da 2 a 12, ottenuto sommando il fattore di soddisfazione personale con quello di adeguatezza dei guadagni.
Ogni quadratino indica NON un'unità, ma la presenza di operatori in quell'anno; cosi', per capirci, si genera un quadratino laddove per un determinato anno di nascita esiste uno o piu' operatori, a quel livello di soddisfazione.

 

La soddisfazione nei diversi settori

Ci concediamo una breve digressione dall'analisi suddivisa per gruppi distinti, gettando una visione d'inseme sulle diverse specializzazioni.
I due grafici sovrapposti mostrano dapprima (barre azzurre) la "soddisfazione media" dei gruppi di colleghi che hanno indicato specifiche attivita' fotografiche come attivita' primarie.
In sostanza, nel rispondere al questionario era possibile indicare quale fosse il settore fotografico di attivita' prevalente.
Ci siamo quindi chiesto: il livello generale medio di soddisfazione prefessionale, varia al variare della specializzazione primaria?
Se si, come?
Ed ecco nascere la prima tabella, quella che riporta le colonne azzurre ed il titolo "soddisfazione media (su 12)". 
significa che viene rappresentato il valore medio (quindi, statisticamente tendenziale) di soddisfazione complessiva (successo professionale piu' adeguatezza dei risultati economici) per ciascuna delle categorie di attivita' principale.

Nel complesso, sono piu' soddisfatti i colleghi che si occupano di arte (arte che utilizza la fotografia come mezzo espressivo), seguiti da immagine virtuale e foto immersiva, architettura e foto d'interni, sportiva ed eventi sportivi; in coda, invece, si trova abbastanza a sorpresa chi si dedica prevalentemente al video, all'editoria nelle sue diverse declinazioni, e alla moda.
Poiche' il video e', in realta', un fenomeno trainante degli ultimi anni, e' probabile che questo dato statistico vada letto secondo questa chiave: il fotografo (colui che si occupa di aspetti prevalentemente fotografici) che come attivita' prevalente ha - fra le altre - la realizzazione di video, si trova a competere con quei professionisti che si dedicano esclusivamente al video, e con questo soffre di una concorrenza penetrante. 
Il video, per un fotografo, resta un elemento aggiuntivo e di differenziazione utilissimo ed efficace, ma diventa affannoso il contare su questo in via principale, perche' assorve molte energie e risorse, e resta difficile competere con chi se ne occupa in via esclusiva. A riprova di cio, due elementi concomitanti: 
a) chi dichiara di occuparsi di video come attivita' secondaria (e non primaria) ha un indice generale di soddisfazione sensibilmente piu' elevato (media 7,4 contro media 6,28 di chi fa video come attivita' principale; 
b) nel gruppo di maggior soddisfazione, fra le attivita' accessorie viene abbondantemente indicato il video.
In buona sostanza: occuparsi di video "funziona" bene come elemento di differenziazione aggiuntiva, oppure come attivita' esclusiva; l'esperienza dei colleghi che fanno video in forma non esclusiva, puntando pero' su questo in modo massiccio, indica una fatica maggiore di altri. 

Queste considerazioni, se guardiamo la soddisfazione nel suo complesso. Se invece... 

... se analizziamo il fatturato...
Se, invece della soddisfazione generale, consideriamo il solo fattore della soddisfazione economica (e cioe' della resa in soldoni), gli equilibri cambiano leggermente (vedi, nell'immagine in dissolvenza qui sopra, le barre in colore verde, a titolo "media fatturato (su 6)". 
I dati della scala cambiano, perche' si considera il punteggio attribuito alla sola porzione economica (da 1 a 6), anche se, in linea di massima, si riproducono le stesse situazioni.
La soddisfazione di chi si occupa d'arte, ad esempio, e' ridimensionata, mentre - ad esempio - guadagna posizione la fotografia di architettura e interior design.

 

Unicita' o meno?
Il fatto che l'attuale mercato porti ad occuparsi di fotografia ma anche di altro e' indubbio. 
Ma esiste una relazione fra frammentazione dell'attivita' (fra fotografia e specializzazioni connesse) e risultati?
La domanda posta in questionario era questa:
Le mutate condizioni di mercato stanno portando un numero sempre crescente di colleghi a ricorrere alla fotografia professionale come UNA delle attivita', affiancandone necessariamente altre. Indica se, OLTRE alla produzione professionale di immagini (foto e video) ti dedichi ad altri lavori.
Le risposte possibili erano quattro, di fatto indicando che l'attivita' fotografica, video e correlata sia:
a) unica (solo foto, video e elementi collegati)
b) prevalente (prevalentemente attivita' di immagine, con qualcosina d'altro)
c) significativa (foto, video e connessi sono una parte significativa delle attivita)
d) marginale (pur essendo ufficiale l'attivita' fotografica, rappresenta una porzione marginale del proprio lavoro)

Il risultato e' indicativo: esiste una correlazione fra dedizione monografica alla produzione di immagini (foto, video, ed altro genere di comunicazione visiva) ed il successo dell'attivita'. 
I professionisti che hanno i migliori risultati sono monograficamente dediti alla produzione di immagini (57,22%) in misura piu' marcata di quanto non lo siano coloro i cui affari vanno malino (49,86%).
Inoltre, al lato estremo della scala, coloro i quali ottengono migliori risultati sono solo in rarissimi casi dediti alla fotografia in maniera marginale.
La competenza e la dedizione, in sostanza, pagano anche nel concreto, e non solo a parole.

 

Immagine e sostanza: modi diversi, equilibrio nei risultati

Il questionario conteneva anche una domanda su come viene percepita l'importanza della sostanza sulla forma, e viceversa.
La domanda posta era questa:
Lavoriamo con le immagini e, nell'attuale sistema di comunicazione, l'immagine globale dell'autore ha assunto una diversa funzione. 
Nel tuo lavoro, quanto ritieni che incida il costruire un'immagine globale, un "personaggio" caratterizzato? 
Indica un valore in una scala da 1 a 7, nel quale 1 significa che ritieni piu' importante la sostanza di quello che si fa, e a 7 corrisponde all'importanza massima della presentazione del proprio "brand" ed immagine.

In verita', ci aspettavamo di rilevare un trend tendenziale; qualche elemento, cioe', che indicasse come piu' tipico del "successo" una chiave di lettura (appunto: sostanzialita', o efficacia della presentazione).
Ma, anche se i pareri sono diversissimi e molto sfaccettati, non e' stato possibile individuare una linea tendenziale che fosse significativa.
Fatta "1" la massima importanza della sostanza, e "7" la massima importanza della forma, la media oscilla attorno al valore di 4,5 per tutti e tre i gruppi.
in crisi: media 4,64
intermedi: media 4,52
entusiasti: media 4,58

Di fatto, ogni attivita' professionale pare avere una sua storia, basata sulla capacita' di passare risultati sostanziali  oppure aspetti formali. 
Ma ne l'uno ne' l'altro atteggiamento sono - sui grandi numeri - chiaramente vincenti.

 

Indice di interesse per le altre attivita'

Ferma restando l'importanza della dedizione ad attivita' connesse alla produzione di immagine (vedi sopra) si riconferma prepotentemente la diretta relazione fra la capacita' di dedicarsi a piu' attivita' connesse alla fotografia.
Un dato tipico di questi ultimi anni e' questo: differentemente dal passato, la capacita' di abbinare competenze collaterali non e' un "abbellimento" od una diversificazione qualsiasi della propria attivita', ma  rappresenta elemento integrante e fondante della professione in se' e per se'.
La scheda del sondaggio chiedeva di indicare se ci si occupava anche di attivita' collaterali, ma vicine alla produzione fotografica, come ad esempio: 

Le attivita' ipotizzate erano:
a) grafica
b) web
c) multimedia
d) cgi
e) postproduzione per conto terzi
f) corsi - docenza - incontri
g) arte

Per ciascuna voce si chiedeva di dichiarare quanto significativa (poco - abbastanza - molto) fosse l'attenzione all'attivita' collaterale. 
L'importanza attribuita generava un valore numerico che, sommato a quello degli altri appartenenti allo stesso gruppo, fornisce il livello generale di attenzione a quell'attivita' in quello specifico gruppo di professionisti.
Come apertamente avvertibile in questo grafico riassuntivo, esiste una diretta, sostanziale ed avvertibile correlazione fra la capacita' di interessarsi attivamente a elementi collaterali e la soddisfazione professionale del periodo.

 

Social network e professione

A tavolino, si discetta moltissimo sulla funzione dei social network, in generale.
Ma nello specifico, nel vissuto quotidiano della nostra professione (che e' altra cosa rispetto alle valutazioni generiche e generali), l'uso dei social produce davvero risultati professionalmente interessanti, oppure influenza i risultati di alcuni singoli, ma non ha un reale legame con la professione nel suo complesso?
Per dare una risposta che fosse basata non sulla teorizzazione della valenza sociologica, ma sui risultati concreti, abbiamo valutato i diversi "atteggiamenti" possibili all'interno dei diversi "gruppi" di soddisfazione personale.
Esiste, in pratica, una coincidenza metricamente misurabile fra l'uso dei social, le modalita' di tale uso e i risultati professionali?
Oppure, come abbiamo scoperto con la valutazione "immagine e sostanza" (vedi sopra) i dati incrociati non rivelano nulla di tendenziale?

 

Nel caso dell'uso dei social network, va constatato che una relazione esiste: la figura di chi si occupa di esistere "socialmente" sul web e' piu' ricorrente in chi ha buoni risultati, e meno in chi stenta.
Attenzione: e' importante rilevare che laddove esiste un nesso, non per questo si ha la garanzia che si tratti di un nesso causale.
Detto in altri termini: osserviamo che l'uso del web sociale e' piu' frequente in chi ha buoni risultati; questo non significa che una cosa generi l'altra, ma che un elemento (il social) convive con l'altro (il maggior successo).
D'altra parte, anche la minor eta' si accompagna con il successo e l'uso dei social, perche' i fattori concatenati sono diversi.
Anche senza imprudentemente affermare che l'uso dei social network in se' e per se' produce effetti positivi, constatiamo che la mentalita' e l'atteggiamento complessivo di chi - fra l'altro - ricorre ai social network, convive con dei risultati migliori.
Il che, in ogni caso, depone a favore del fenomeno.
Rileviamo, quindi, che fra i colleghi che hanno buon successo solo il 15,66% usa i social poco o niente, mentre questa percentuale sale al 22,67% nel gruppo intermedio, ed addirittura al 25,47% nel gruppo dei colleghi in crisi.
Nel gruppo dei colleghi "di successo", il 37,95% usa i social con assiduita', anche piu' di una volta al giorno.
Lo stesso comportamento scende al 26,18% nel gruppo intermedio, ed al 20,27% nel gruppo dei colleghi in crisi. 

Il grafico qui sotto esemplifica: in viola, le percentuali di colleghi (in crisi, intermedi e entusiasti) che usano i social poco o nulla.
in azzurro, le percentuali di colleghi (in crisi, intermedi e entusiasti) che usano i social assiduamente, anche piu' di una volta al giorno.

Un altro elemento che permette una correlazione con il grado di soddisfazione professionale e' quello della predilizione di contatti social "di spessore", oppure il puntare a un numero di interlocutori elevato.
In sostanza, meglio pochi contatti, ma influenti, o molti contatti, contando sulla diffusione?
Anche se in misura meno marcata di quanto evidenziato qui sopra, esiste una (non marcata) corrispondenza fra il maggior spessore e qualita'' dei contatti e l'andamento dell'attivita'. 
Anche in questo caso e' importante non farsi confondere fra nesso (certamente esistente) e nesso causale (non sicuro).
Comunque, fatta "1" l'importanza data ai contatti "di spessore", e "7" l'importanza data alla numerosita' dei contatti, la media parte da un valore di 3,89 per i colleghi in crisi (che ritengono piu' importante la numerosita'), scendendo a 3,76 per il gruppo intermedio, e a 3,69 per i colleghi con maggior successo.

In sostanza, meglio contatti leggermente meno numerosi, ma piu' significativi.

 

Le parole del successo

Con quello che sembra essere un gioco (ma non lo e') e' stato chiesto a ciascun intervistato di indicare tre termini chiave nel loro rapporto con il cliente. 
Questa era la domanda posta in questionario:

Indica le TRE parole che ti definiscono e per le quali pensi che il CLIENTE APPREZZI al punto di fare scegliere PROPRIO TE; separa i termini con una virgola (ad esempio: preciso, creativo, economico). Limitati a 3 termini. 

L'intento e' evidente: ci interessava indagare su quali fossero le caratteristiche indicate come piu' apprezzate dal gruppo di colleghi che riscuote, in questo momento, il maggior successo di pubblico.

Trovi l'elenco dei termini indicati come piu' apprezzati da parte della clientela a questa pagina a se stante (clicca qui

Le zone geografiche e l'andamento dell'attività

I grafici (e la tabella delle percentuali numeriche) forniscono una semplice fotografia della suddivisione degli andamenti a seconda delle macroaree, cosi' suddivise:
Nord ovest (Piemonte, Liguria, Val d'Aosta)
Lombardia
Nord est (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino)
Centro nord (Toscana ed Emilia)
Centro (Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise)
Sardegna
Sicilia
Sud
Estero

Se la cavano meglio di altre le zone della Lombardia, del Centro, del Nord Est e - a suo modo - della Sardegna.
Fatica parecchio la Sicilia, e segna il passo il centro-nord (intesa come Toscana + Emilia), certamente anche per l'indotto negativo del terremoto, in Emilia.
La voce "estero" spicca fra tutte per positivita', ma va tenuto conto sia dell'esiguita' del campione (10 soggetti), sia del fatto che il dato e' spostato verso valori positivi dal fatto che chi si e' trasferito all'estero a lavorare dall'Italia ed e' in contatto con noi dimostra, per sua indole, un atteggiamento molto propositivo e proattivo. Non significa, cioe', che all'estero sia tutto rose e fiori, ma che chi con coraggio si rimette in gioco in altri Paesi ha, del suo, dei numeri di propositivita' che lo fanno probabilmente essere piu' efficace.

 

Con i valori "in pila" si percepiscono in altro modo le proporzioni; i dati sono gli stessi del grafico a colori.

 

 


 



 




 

 

 

male

medio

bene

Nord ovest (Piemonte, Liguria, Val d'Aosta)

28,88

49,62

21,5

Lombardia

27,44

45,48

27,28

Nord est (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino)

23,37

56,49

20,14

Centro nord (Toscana ed Emilia)

34,81

48,1

17,09

Centro (Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise)

23,07

52,56

24,37

Sardegna

10,52

63,15

26,33

Sicilia

40

50

10

Sud

32,43

50

17,57

Estero

11

33

56

 



 

Come si nota, la correlazione fra l'attivita' in campi collaterali e l'andamento professionale del periodo e' marcatissima: nell'ultima barra e' riportata la rappresentazione grafica dell'impegno medio riferito a tutti gli operatori.
La prima, la seconda e la terza barra rappresentano - nell'ordine - la rappresentazione grafica dell'impegno in attivita' collaterali di chi va mediamente male, mediamente e bene.
La grafica si commenta da se': e' evidente che la passivita' nell'occuparsi di attivita' collaterali provoca (o coincide con) una scarsa riuscita dell'attivita' nel suo insieme.

 

 

 

Fra gli elementi di maggior rilievo: chi registra risultati soddisfacenti nel loro insieme e', di fatto, piu' attivo in qualsiasi settore.
Spicca notevole l'attenzione al video, mentre grafica, generazione di apps e postproduzione sono abbastanza livellate fra loro.

 


 

 

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Elementi nuovi nella storia della professione, che cambiano le carte in tavola:

a) Professione e professionalita' 
Un elemento nuovo con cui convivere, e che emerge dai contatti generati dal sondaggio, e' una sorta di "dipartizione" delle competenze (oramai le conoscenze valgono sempre meno, perche' disponibili diffusamente).
Per cercare strade di corretta diversificazione e sviluppo della propria attivita', sta diventando sempre piu' ingannevole mantenere rigidamente (quasi "legnosamente") collegati i concetti di "professione" (esercizio di un'attivita' economica collegata alla fotografia, e quindi con necessario ritorno monetario) e "professionalita'" (cioe' la capacita' di offrire risultati di qualita' ed interfacciandosi in modo efficace).
In che senso diciamo che le due fasi devono essere considerate approfonditamente, ma in modo a volte distinto?
Nel senso che un fotografo che svolga questa attivita' per mestiere deve essere attento ad entrambe le componenti: professione, per far quadrare i conti, e professionalita', per mantenere la visibilita' e la qualita' apprezzabile in un contesto globale sempre piu' in grado di offrire valide alternative.
Quando si parla di "abusivismo" si indica una piaga ben precisa, certo, ma che - in se' - rappresenta solo la minima parte del problema reale: e cioe', l'innalzamento di "professionalita'" (reale o percepita che sia) da parte di tutto il mondo che ci circonda (magari, fossero solo gli "abusivi"!). 
Una nuova vera abilita' da professionista, quindi, sta nell'afferrare come occorrano strategie a volte separate per ottenere risultati economici e risultati di visibilita' ed apprezzamento. 
Le due cose possono coincidere, ma non e' detto che debbano
Non piu'.
A volte ha senso dedicarsi ad alcune specifiche attivita' che diano visibilita' e competitivita' qualitativa paragonata con il "mondo" esterno alla professione, anche se queste attivita' non sono direttamente produttrici di economia (sono, cioe', percepite come professionali, ma non fanno professione...).
Separatamente, poi, ci si dedica alle attivita' professionali, che producano, seriamente e con efficacia, dei ritorni economici.
Ma non serve nascondersi dietro un dito: anche se non e' giusto assolutizzare, e' tuttavia sempre piu' frequente il caso in cui cio' che offre soddisfazione personale, visibilita', approfondimento culturale, spessore, tutto cio' non paghi molto in termini economici: e' professionalita' che non fa professione (e che compete con un intero mondo che non si cura dell'aspetto economico).
Per restare validi "competitor" sul piano della percezione globale, a volte ci si trova a dovere giocare ad armi pari con il resto del mondo fotografico: quindi, non solo gli abusivi, ma tutti coloro che producono buona immagine fotografica e non si pongono minimamente il problema di farlo in modo redditizio. 
In questa "competizione", il fatto di dovere fare tornare i conti economici si rivela come una palla al piede, perche' ci si pone dei limiti e dei picchetti che gli altri creativi nemmeno si sognano. Col risultato che, paradossalmente, sono piu' credibili, visibili e graditi al mondo intero, e che il "professionista", limitato dalla necessita' di far coincidere quell'attivita' con il suo lavoro per la pagnotta, non "vola", e non convince.
Ecco perche' e' giusto cercare di fare coincidere la due cose (professione e professionalita') ma e' altrettanto saggio prendere atto che, quando l'alchimia non funzioni, una strada percorribile e' quella di giocare una doppia carta: attivita' mirate ad essere visibili, e graditi, e credibili (anche se non producono direttamente denaro), ed attivita' concepite per produrre denaro (anche se non producono direttamente soddisfazione personale).
Non e' la regola. Ma e' una possibilita', ed e' una possibilita' introdotta da una mutazione di "ambiente", di habitat, che prima era diverso. 

b) Le nuove leve e gli orizzonti 
Assistere all'evoluzione darwiniana della professione fotografica e' al tempo stesso spaventoso ed inebriante.
L'evoluzione viene determinata dalla mutazioni delle condizioni di vita, che cambiano - piu' o meno improvvisamente. 
Quelle specie - o quegli esemplari - che si trovano ad avere delle caratteristiche maggiormente adatte al nuovo ambiente, hanno piu' probabilita' degli altri di sopravvivere e, conseguentemente, di riprodursi. 
Poiche' si riproducono maggiormente gli esemplari dotati delle caratteristiche piu' adatte al nuovo ambiente, saranno questi a diventare specie dominante, sostituendo gradatamente quella precedente, di cui rappresentano l'evoluzione.
E' un processo che non può essere definito ne' buono, ne' cattivo: e' semplicemente inevitabile, e rappresenta l'irrinunciabile modalita' in cui la vita si conserva e si espande.

L'ambiente fotografico e' mutato; rapidamente. Per alcuni operatori, drammaticamente. Questa variazione dell'habitat professionale ha innescato una "mutazione genetica" degli operatori.
Quali sono i "genomi", le caratteristiche innovative che rappresentano queste "nuove leve" professionali?

Anziche' provenire da una formazione che parte come monotematica (studiare e/o formarsi da fotografo tradizionale) per poi eventualmente ramificarsi, la maggior parte dei nuovi operatori ha una formazione di base derivata dalla confluenza di piu' competenze: musica, grafica, espressivita' corporea, video, fotografia, eccetera. 
Anche se in partenza ciascuna di queste conoscenze e' ancora superficiale, la persona che le possiede ha mentalita' piu' aperta, piu' vivace, in una parola piu' adatta al contesto attuale di quanto non sia quella di chi proviene da una formazione "unica". 
Poi, come e' evidente, e' necessario che qualcuna di queste conoscenze venga in seguito approfondita fino ad assumere uno "spessore" che sia professionalizzante; ma questo percorso avviene su di un terreno umano molto piu' fertile e creativamente produttivo di quello "classico".
Detto in altri termini, i nuovi operatori diventano professionisti scegliendo di approfondire e professionalizzare una competenza (ad esempio, quella fotografica), compiendo pero' questo processo partendo da un contesto multiculturale sfaccettato ed ampio, che invece manca del tutto, generalmente parlando, alla generazione "tradizionale" della fotografia, che nella maggior parte dei casi e' cresciuto occupandosi quasi esclusivamente di cio' che avveniva nell'indotto fotografico. 
Il che, in questo mutato mondo, e' troppo poco.

 

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